Già da qualche stagione a questa parte, il discorso ‘academy’ non passa sottotono quando certi eventi riguardano i talenti più acerbi. I top team spendono decine di milioni di euro quando si parla di spianare la strada ai loro pupilli. Tuttavia, certi avvenimenti recentemente accaduti fanno sorgere l’interrogativo: l’approccio usato è il migliore in termini di spesa-ricavo?
Tanti i soldi, talvolta poca l’utilità
Il motorsport è costoso, forse lo sport più costoso di tutti. Per un ragazzino qualunque con alle spalle una famiglia del ceto medio, disputare più di una stagione in kart sarebbe quasi un’utopia. Per arrivare in Formula 1 gli anni nelle serie minori sono tanti, e senza l’appoggio economico di un terzo sono pochissime le famiglie in grado di sostenere il sogno del loro gioiellino. Ecco che vengono in aiuto le academy, delle vere e proprie serre dove i giovani talenti vengono coltivati. le squadre spendono milioni di euro per sostenere i costi delle iscrizioni annuali, i quali crescono più si progredisce.
Non sempre gli ingenti investimenti dei team, però, vengono ripagati. A far parte delle academy maggiori sono, per ogni squadra, circa una decina di piloti, con le dovute eccezioni (ad esempio, Red Bull ne ha quindici, molto più della media). Tra tutti questi ragazzi, a farcela ad ottenere un sedile nella massima serie, sono in pochissimi. Vien da sé concludere che, forse, il modello attuale non è poi così funzionale considerando il tasso di conversione tra partecipanti e coloro che passano il taglio.
Academy Red Bull e Mercedes: approcci diversi, risultati simili
Le due contendenti al titolo 2021 sono certamente opposte circa l’approccio ai talenti. La squadra campione del mondo in carica preferisce spingere sulla quantità. La Stella invece favorisce la selezione minuziosa di un talento promettente per ogni classe d’età. Red bull ha spesso fatto parlare di sé per la gestione dei giovani da parte di Helmut Marko. Il consulente austriaco è noto per i suoi modi duri che poco scampo lasciano a chi non nasce con l’autorevolezza di un Verstappen. Il toro alato qualche pilota in griglia lo conta, segno che nonostante i modi discutibili, l’approccio funziona, anche se i progetti ‘falliti’ sono davvero tanti.
Mercedes, invece, sta dimostrando che puntare su pochi ma buoni non è una follia, anzi. Russell è un progetto della Stella, e dalle categorie minori stanno germogliando diamanti che promettono più che bene, come il giovane italiano Andrea Kimi Antonelli, intervistato da noi di YawClub. Entrambe le squadre possono andare fiere del loro modus operandi, nonostante la contrapposizione tra la culla Mercedes e la spartana Red Bull.
Piastri e Schumacher: due casi interessanti
A propinare l’insegnamento migliore sulla questione sono i controversi casi di Piastri e Schumacher. Il giovane gioiello australiano, coltivato a suon di milioni da Alpine, ha lasciato la casa francese alla volta della McLaren. Il misfatto ha dato il via a non poche diatribe, soprattutto legali. Quanto avvenuto è la dimostrazione che, talvolta, investire in un pilota con il rischio di farselo portare via non è la migliore delle idee, anche se l’ingenuità dei francesi ha fatto la sua parte.
Dal lato Schumacher invece, inutile dire che la gestione della Ferrari Driver Academy abbia lasciato a desiderare. Il cavallino, attualmente senza un team principal, aveva parzialmente in mano il sedile Haas, ma lo scarso peso politico non ha aiutato quando Mr. Haas ha dovuto prendere una decisione. Il figlio del Kayser ha lasciato Maranello per guardare altrove, forse conscio di non essere nelle mani migliori. La parte più beffarda per la Scuderia è che il tedesco non stava facendo nemmeno male, conseguendo spesso piazzamenti migliori di quelli del compagno. L’unico progetto riuscito a pieno dalla Ferrari è Leclerc, ma passando per Mick e Giovinazzi, è scontato concludere che la gestione non sia esemplare.
Academy: qual è la scelta giusta?
Tutto ciò che accade può portare ad una conclusione: investire nelle accademie conviene, ma limitare le uscite nella voce di bilancio ‘academy’ per favorire l’acquisto diretto da un’altra squadra del pilota interessato, può fruttare di più spendendo di meno. Ce lo ha insegnato McLaren con Piastri, Ferrari quando ha colto un Sainz ex academy Red Bull, e Milton Keynes, che, come secondo pilota, ha un ex academy Ferrari. Il mix dei sedili nel tempo la dice lunga su quanto sia fuori dalla portata delle squadre prevedere realmente come e dove finiranno i propri progetti. Chissà, dunque, se le squadre che possono permettersi delle ‘serre’ per piloti, cambieranno il loro approccio tornando ad un metodo più vecchia scuola alla luce dei recenti avvenimenti.