C’è qualcosa di epico, quasi tragico, nel modo in cui Charles Leclerc continua ad amare la Ferrari. È una storia che non ha bisogno di trofei per brillare, perché è fatta di sguardi rivolti al cielo dopo ogni giro perfetto, di parole misurate e pugni stretti nel casco, di promesse fatte tra sé e sé, anno dopo anno.
E a Jeddah, nel quinto appuntamento della stagione 2025, quel cuore rosso, smarrito, ha battuto e ha lasciato battere anche quello dei Tifosi. Perché il podio non era una vittoria, ma per chi segue Charles da anni, ha il sapore del riscatto, della rivalsa, del ricominciare. Con speranza. Con appartenenza. Lui c’era. Anche se per Ferrari la domanda sorge ancora.
Leclerc e Ferrari hanno danzato nel deserto
Tra le luci artificiali e l’asfalto rovente di Jeddah, quei 29 gradi sono stati per Leclerc un attimo di rimonta. Il monegasco ha riportato la Ferrari tra i primi tre in un risultato che per altri sarebbe semplicemente “da punti pesanti”, ma per Maranello vale oro. Perché arriva dopo un inizio di stagione ricco di problemi, gli stessi che ancora oggi si tarda a risolvere, in un avvio 2025 in cui questa SF-25 non riesce a dare segnali di vita. Ma quando lo fa lui, non uno qualunque, ma il ragazzo che continua a credere nella Rossa più di quanto la Rossa creda in se stessa, sembra qualcosa di più.
Le parole di Vanzini lo ripetono ogni volta, lo ripetono tutti lì fuori, quelli che alla Ferrari danno sempre l’ultima chance, che ultima non è mai. “Date una macchina a questo ragazzo” . Un mantra, una fede, come quella di Leclerc per Ferrari. E non quella cieca, che si spegne con le delusioni. Ma una fede che si costruisce ogni giorno, in ogni giro, anche quando tutto sembra perduto e ti lascia col fiato sospeso, i secondi di gap contati, le urla in gola fino al traguardo.
Gestione, coraggio, intelligenza
La gara è stata un capolavoro di intelligenza strategica e gestione e per molti queste lo rendevano Driver Of The Day. Niente fuochi d’artificio, ma precisione. Perché la seconda fila di Charles è costanza, ma rimanere lì per lunghi tratti è abilità nel saper aspettare, prendersi cura delle gomme e poi spingere. Ogni volta il numero 16 sembra sapere quale sia il momento giusto e improvvisare senza sbavature quando serve.
Dietro al podio ci sono i dettagli: le comunicazioni con il muretto sempre lucide, il controllo nei duelli ravvicinati, la serenità anche nei momenti più concitati. Leclerc oggi è un pilota maturo, completo, che non ha più nulla da dimostrare. E proprio per questo, ha ancora tutto da conquistare. Ed è quello che tutti si aspettano da lui, senza pressioni. Le stesse di chiunque altro, ma che lui sta provando a smettere di tradurre negativamente.
Confronti scomodi
Dall’altra parte del box, Hamilton. Il Re Leone, arrivato nella Rossa per scrivere la pagina finale della sua leggenda, ha chiuso settimo. È presto per giudicare, ma i paragoni sono inevitabili. Leclerc conosce questa macchina come il palmo della sua mano. Lewis ancora no. E mentre uno risale sul podio, l’altro si perde nei compromessi tecnici di un’auto nervosa, che sembra ancora non voler parlare la sua lingua. E lascia i box imbronciato, affranto, pieno di domande. “Bravo Charles”, dice in un team radio. E poi si scusa.
Ma non è colpa tua, Lewis. È che ad abituarsi alla sfortuna è difficile, così come abituarsi al fatto che in Ferrari la costanza manchi e bisogna essere pieni di aspettative e rispettarle, perché altrimenti non lo fa nessuno. Leclerc lo ha imparato, lo sta imparando e forse mentre tutti si chiedevano da chi imparasse cosa, forse deve essere proprio il numero 44 a saper ascoltare il compagno di squadra. Perché se c’è una cosa che il monegasco può insegnare è che secondo lui il sogno non è mai finito. Nelle vittorie memorabili e nei crolli dolorosi di Ferrari, Leclerc parla della macchina al plurale, come si parla di un “noi” che esiste solo tra chi si ama. “Dobbiamo migliorare”, dice sempre. Non “devono”.

Leclerc, l’uomo che ci crede sempre
Oggi Leclerc è molto più di un pilota Ferrari. È un simbolo. Da molti definito ingenuo, è l’uomo più convinto della griglia. E non perché non abbia alternative, ma perché ha una missione. La Ferrari 2025 non è ancora pronta per vincere il Mondiale, questo è evidente. Ma è tornata a crescere. E ci sono ancora 19 gare per urlarlo al mondo. E Charles Leclerc lo sa. Il podio di Jeddah è una dichiarazione d’intenti. E allora sì, diamogliela davvero, una macchina. Senza scontri ai box, ma solo perché questo ragazzo se la merita. Perché lo dice il talento, lo dice la costanza, lo dice il cuore.