Sembra passato poco tempo dalla diaspora di scetticismo collettivo sulle voci di un possibile allontanamento di Mattia Binotto. Eppure, dal giorno in cui la dirigenza Ferrari ha deciso di far spazio a Frederic Vasseur per sostituire l’ex team principal di Losanna non è passato poco. Certo, il francese è appena alla sua seconda stagione con la rossa, ma la velocità e accuratezza di certe manovre interne volte a ridar vita – e dignità – al cavallino fomentano un certo stupore. Certe lodi possono sembrare figlie dell’entusiasmo cagionato da una freschissima e inaspettata doppietta, ma quale occasione migliore per volgere lo sguardo al passato e allungare il collo al futuro per valutare l’operato di Frederic Vasseur fin qui?
Finito il periodo di apprendistato
Quando il team principal francese è arrivato a Maranello c’è stata una frase che più delle altre ha riecheggiato nell’aria: “Bisognerà attendere prima di dare giudizi”. Così si è fatto. Se durante la stagione scorsa era poco ortodosso azzardare conclusioni sull’operato di Vasseur, in questa annata è finalmente possibile trarre i primi verdetti. Nel 2023 la SF-23 era figlia della gestione Binotto, e sotto la guida di Frederic la scuderia ha colto il terzo posto nella classifica costruttori e il quinto – con Leclerc – in quella piloti. Il francese si è trovato tra le mani la patata bollente di una monoposto mangia-gomme e ha assolto al compito di non trascurare il campionato privilegiando la progettazione della fin qui riuscita SF-24. Non da tutti, Mercedes docet.
In tal contesto, onore a Vasseur & Co. L’enturage del francese ha rivoluzionato la vettura, nuova al 90% rispetto alla sorellona, e se si può dire qualcosa fin qui è che la nuova creatura non è partita affatto male. Ciò che porta ottimismo in squadra e tifosi non è solo la buona gestione delle gomme – per giunta confermata in una pista poco clemente come quella di Melbourne -, quanto più l’esser riusciti a partorire una macchina più comprensibile e di conseguenza migliorabile. E in una Formula 1 dove l’unica cosa che conta è il lungo termine, questo per Maranello è oro puro. I punti deboli della SF-23 sono diventati i punti forti della SF-24, fino ad ora priva di un vero e proprio tallone d’Achille, e pronta a mettere pressione ad una Red Bull gestionalmente in bilico.
Qualcosa è cambiato
Il cambio di metodo da parte della squadra è lampante. La sensazione è che all’interno della gestione sportiva si opti ora più per la concretezza. In che senso? Nel precedente ciclo si era soliti privilegiare il successo di tappa, o peggio di giornata. Sono innumerevoli le volte in cui la rossa si è trovata in pole position per poi essere sverniciata la domenica. Con Vassuer non sembra essere più così. Il team si è focalizzato nel creare una macchina che privilegiasse la gara, e nonostante ciò, si è ritrovato con una SF-24 che sa distinguersi anche il sabato. Insomma, l’exploit di giornata non soddisfa più gli uomini di Maranello, ormai in preda alla dilagante mentalità di Vassuer: quella di chi si accontenta solo quando è l’obiettivo principale ad essere raggiunto.
Certo anche Fred gioisce quando Sainz solleva il primo premio sul podio australiano, ma non si sbilancia e non si adagia sugli allori. Il migliorarsi rimane il focus principale, e non sono solo le parole a testimoniarlo. Già, perché a fare da contraltare ad una scuderia un tempo “cautelosa”, c’è una Ferrari che pare voler osare di più, soprattutto nella guerra degli sviluppi. A Maranello è pronto infatti il nuovo fondo che verrà provato in terra nipponica la prossima settimana – preambolo di un pacchetto consistente che arriverà quando il circus sbarcherà in Europa -, nel tentativo di far venire qualche dubbio ad una Red Bull molto sicura di sé.
Le 12 fatiche di Frederic
Se rendere una squadra più compatta di prima dopo un cambio di gestione radicale sembra difficile, si provi a pensare cosa vuol dire farlo integrando simultaneamente l’organico strappando ingegneri agli altri top team. Il meccanismo del cavallino è visibilmente più rodato e in sintonia e il modo in cui Vasseur sta amalgamando tecnici provenienti da oltre Manica è encomiabile. Portare know-how dall’esterno è sempre più difficile. Non tanto per la dichiarazione di umiltà che queste azioni testimoniano, quanto per la sempre minore volontà delle menti inglesi a volersi trasferire in Italia. Stando ai dati, Vassuer ha portato a Maranello circa 25 ingegneri durante la pausa estiva della stagione scorsa, e programma di portarne altri 20 nel corso di questa annata. Insomma, non un’operazione di poco conto.
Nel taccuino del francese non ci sono solo nomi comuni. Stando alle indiscrezioni, non mancano i tecnici “senatori” della classe regina. Il colpo Loic Serra da Mercedes è riuscito, e pare che il famelico Vasseur stia tentando gli artefici principali della RB20: su tutti, Waché e sua maestà Newey. Insomma, il tempo ci dirà come si evolverà il tutto, ma se un pilota come Hamilton – a cui non è mai mancato il fiuto – ha deciso di approdare alla rossa, forse qualcosa di grande a Maranello sta succedendo davvero.
Un clima differente
Un ultimo encomio va alla gestione dei piloti. Vasseur ha dimostrato, nonostante la monoposto non sia ancora all’altezza della rivale, di saper gestire il clima all’interno del box. In ballo non c’è ancora niente, e il furbo Fred ci tiene a non creare malcontento tra i due scudieri. Sainz, fresco di “esilio”, non è stato messo da parte o sacrificato, a segnale del fatto che il bene della squadra, ora che non conta nient’altro, è la priorità numero uno del leader in rosso.
Se la gestione generale del nuovo team principal sarà all’altezza lo sapremo nei mesi a venire. Ciò che è certo è che l’avvio del campionato e tutte le premesse che ne conseguono lasciano ben sperare. Due terzi posti e una vittoria sono ciò che pareva un miraggio all’inizio della stagione scorsa, dunque, non rimane che attendere per vedere come Vasseur capitalizzerà le fortune e valicherà gli altissimi crinali che questo sport è solito rifilare.