Il Brasile ha diviso e fatto tribolare una Red Bull che fino a qualche settimana fa sembrava navigare in acque più che tranquille. Con una solida leadership e un buon vice capitano, forti del risultato in entrambi i campionati, nulla, né la supremazia della RB18, o il gioco di squadra in cui negli ultimi due anni ha brillato, aveva mai vacillato tanto. La polemica è scoppiata grazie alla miccia accesa da Max Verstappen, che già di per sé non gode della fama di personaggio più simpatico del paddock. L’olandese ha sempre preferito parlare a suon di risultati in pista, lasciando prendere alle dichiarazioni forme e colori diversi, in base anche a quello che è il suo carattere e a quello che i media volevano far emergere.
La scelta di disobbedire, di non piegarsi all’ordine di scuderia avanzato dalla Red Bull nei giri finali in Brasile ha riportato a galla i commenti negativi su Max, esposto per la prima volta, dopo tempo, non solo alle critiche ma all’odio popolare. Formalmente i team radio hanno esposto la vera natura di Max, camuffata in questi due anni nell’immagine che è riuscito a costruire, quella del campione dal cuore di ghiaccio, maturo. Carattere che è difficile tenere soffocato per troppo tempo. A quello che abbiamo sentito nel team radio sono seguiti confronti, smentite, pubbliche scuse, per far tornare tutto alla forma iniziale. Come un pezzo di gomma che si allunga, ma che poi torna alla sua forma naturale.
Verstappen: “Non sono il cattivo”
L’odio però non si ferma, e proprio di questo si è lamentato Max Verstappen che nel corso della conferenza stampa che precede il weekend di Abu Dhabi, ha dovuto ribadire di non essere un “mostro”, tantomeno un completo egoista. La posizione di Max era già stata comunicata al team e per questo non avrebbe accettato un cambio di posizioni con Perez. In questi giorni i media hanno tirato in ballo il caso delle Qualifiche a Monaco come possibile episodio chiave della questione. Nessuno ha smentito, tantomeno confermato, ma che ci sia un episodio preciso alla base di tutto questo lo ha ammesso lo stesso Max, rimasto profondamente deluso dall’odio riversato verso la sua famiglia.
“Il sesto posto in Brasile? Non era per la classifica, ma era qualcosa che riguardava una cosa accaduta in stagione. Dopo la gara abbiamo parlato, ma quella conversazione avremmo dovuto farla prima. Non sono mai stato un cattivo compagno di squadra, ma abbiamo capito che dobbiamo comunicare meglio. Sono stato dipinto come il cattivo dai media, ma non sanno come e quanto lavoro per il team. La cosa più grave è che hanno attaccato e minacciato la mia famiglia. Grave. Se avete un problema con me ok, ma lasciate stare la mia famiglia. Io ho un ottimo rapporto con Checo e magari un giorno si sapranno tutti i fatti. Però non capisco gli attacchi verso di me e la famiglia. Tante cose scritte sono state ridicole.”
Red Bull si schiera con Max
Contro gli attacchi e le minacce ricevute da Max, Checo e dai loro familiari si è espressa anche la Red Bull con un comunicato che, dopo aver spiegato quanto successo in Brasile, condanna l’ondata d’odio verso i principali protagonisti, che questa questione ha riportato a galla.
“Come squadra abbiamo commesso degli errori in Brasile. Non avevamo previsto la situazione che si è verificata nell’ultimo giro e non avevamo concordato una strategia per uno scenario del genere prima della gara. Purtroppo, Max è stato informato solo all’ultima curva della richiesta di rinunciare alla posizione senza che tutte le informazioni necessarie fossero trasmesse. Questo ha messo Max, che è sempre stato un pilota a disposizione della squadra aperto e leale, in una situazione compromettente, con poco tempo per reagire. Dopo la gara Max ha parlato apertamente e onestamente, consentendo a entrambi i piloti di risolvere eventuali problemi o dubbi in sospeso. Il Team accetta il ragionamento di Max, la conversazione è stata una questione personale che rimarrà privata tra il team e non verranno rilasciati ulteriori commenti.”
“Gli eventi che sono seguiti dal punto di vista dei social media sono del tutto inaccettabili. Il comportamento offensivo online nei confronti di Max, Checo, il Team e le rispettive famiglie è scioccante e triste e sfortunatamente è qualcosa che noi sportivi dobbiamo affrontare con deprimente regolarità. Non c’è posto per questo nelle corse o nella società nel suo insieme e dobbiamo essere migliori. Alla fine questo è uno sport, siamo qui per gareggiare. Minacce di morte, lettere di odio, nei confronti dei membri della famiglia allargata sono deplorevoli. Apprezziamo l’inclusione e desideriamo uno spazio sicuro in cui tutti possano lavorare e godersi il nostro sport. L’abuso deve finire.”
Fonte dichiarazioni: Sky Sport F1