Charles Leclerc ne fa 25, e seppur pochi sono gli anni che ha trascorso in Formula 1, grandi sono le emozioni che ha saputo regalare a chi professa un culto tinto di rosso. Il gioiello di Maranello fiorito nella città-stato di Monaco prosegue il suo cammino con la pelle marchiata a fuoco dal cavallino; ed oggi, ripercorriamo il viaggio di chi corre per qualcosa di più… il viaggio di chi persegue una missione poetica che scinde da ogni logica meramente sportiva.
Le stelle si vedono ad anni luce di distanza
Probabilmente i piloti delle formule minori non gioiscono vedendo gli standard che qualche ‘guastafeste’ come Leclerc ha fissato per accedere alla massima serie. Charles, nella maggior parte delle stagioni del suo pre-F1, non ha conosciuto il significato del termine “concorrenza”. Il dominio del periodo kartista non si è arrestato con l’avvento delle monoposto a ruote scoperte. È uno dei pochi piloti a poter vantare la vittoria del titolo alla prima stagione in formula 3, e in formula 2.
I numeri di quest’ultima sono qualcosa di fuori dal normale… qualcosa che solo ‘chi è nato per questo’ può incidere nella pietra. Nel 2017, quando gareggiava con la Prema, il monegasco ha firmato otto pole position in undici weekend di gara, vincendo ben sette gran premi. Il principino aveva già fatto intendere, dunque, quale fosse il suo piatto forte: il giro secco. In soli cinque anni nella massima serie Charles ha firmato diciotto partenze al palo, al pari del rivale Max Verstappen, che di anni in F1 ne vanta tre in più. La capacità di concentrazione nel singolo giro, quando persino le gambe dei veterani tremano, mette paura. Il sedici, il sabato, ricorda quei due o tre piloti che in passato hanno fatto la storia di questo sport… no, non c’è bisogno di fare nomi.
Charles: l’identikit di un fuoriclasse
Charles ha detto più volte ai microfoni che per lui non esiste la pressione. Forse questa è una caratteristica che talvolta passa inosservata, ma è fondamentale per chi non corre per una squadra, ma per un popolo. Non è un segreto, inoltre, il talento di Leclerc nel corpo a corpo, basti pensare ai duelli con Verstappen all’inizio della stagione, o ai sorpassi memorabili come quello su Hamilton a Silverstone. I comportamenti da ragazzo gentile e sorridente fuori dall’auto, si scontrano con la personalità di un cannibale che non regala niente a nessuno quando si lacerano i cordoli. La capacità di difendere la posizione del sedici pare quella di chi è nello sport da molti più anni. Tuttavia, Charles, non è un pilota perfetto, ma ha tutto per tendere alla completezza agonistica.
Cosa manca a Charles per salire sul trono
Il monegasco appare, ad oggi, uno dei pochissimi in grado di poter scalfire un campione affermato come Verstappen. Nella stagione in corso Charles ha commesso qualche sbavatura, come ad Imola e in Francia. Quest’ultima gli è costata uno zero pesantissimo in classifica. Dopo un 2019 promettente e due anni di purgatorio, Leclerc si è trovato una macchina che, almeno fino al Belgio, era vincente. Per la prima metà di stagione, dopo i successi di Bahrain e Australia, la Ferrari era in piena lotta mondiale. Nel box rosso, tuttavia, non sono poche le parti che non hanno funzionato, partendo dall’affidabilità, passando per le strategie, e finendo nella gestione dei piloti.
Gli errori di Charles sono arrivati nei momenti di maggiore frustrazione, in Italia bloccato alle spalle di Perez col rivale che inseguiva un grand chelem, e in Francia venendo da una caterva di gare regalate agli avversari, con l’unico contentino dell’Austria. Non è certo una scusante, ma è qualcosa che, se si vuole battere un rivale e una squadra quasi perfetti, bisogna migliorare. Il gioiello di Maranello, tuttavia, ha smussato i suoi più grandi difetti dei primi anni nella classe regina. Charles infatti, era solito a ‘mangiarsi’ le gomme, non riuscendo a sfruttare i possibili vantaggi strategici scaturiti da un’appurata gestione degli pneumatici; ora in questo è un esempio per molti. La gestione della gara inoltre, è migliorata sensibilmente, potendo contare su un ritmo più martellante ed incisivo, per accorgersene basta guardare i distacchi rifilati al compagno ogni domenica.
Il domani che verrà
Nel dimenticare una stagione negativa verrà in aiuto un’altra grande dote di Charles, quella di mettersi il passato alle spalle. Al monegasco serve una squadra che faccia quadrato su di lui e una macchina che possa minacciare l’arrembante egemonia tecnica di una Red Bull sempre più in palla. Nel 2023 potremmo addirittura vedere una lotta a tre, con Mercedes di nuovo vicina dopo questa zoppicante stagione. Charles non si farà certo cogliere impreparato, continuando ciò che al suo posto avrebbe dovuto fare un amico scomparso sotto le grigie nubi di Suzuka, e ciò che ha promesso ad un padre che lo ha salutato sul più bello. Il principino cresce troppo in fretta per fermarlo, e domani, renderà onore alle promesse fatte, darà significato agli sbagli commessi, e arriverà dove è nato per stare, l’unico interrogativo è il colore che indosserà, o forse no…