Stirling Moss, unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi piloti della Formula 1, detiene un record incredibile, soprattutto in relazione al periodo durante il quale ha corso. Record che analizzeremo, attraverso questa nuova rubrica di Storia della Formula 1 inaugurata la scorsa settimana con un articolo su Lella Lombardi.
La nascita di un… vice-campione
Sir Stirling Craufurd Moss nasce a Londra il 17 settembre 1929 e lì muore il 12 aprile 2020, a novant’anni. Fatto straordinario per un pilota di Formula 1 degli anni ’50 e ’60, considerata la triste frequenza con cui muoiono i piloti professionisti di quest’epoca.
Figlio d’arte, Stirling Moss cresce in una famiglia che ama le corse automobilistiche: suo padre, Alfred Moss, dentista e pilota, arriva 14º alla 500 Miglia di Indianapolis del 1924. Competizione allora poco nota in Gran Bretagna. La madre Aileen si distingue come campionessa di Rally. Infine, la sorella più giovane di Stirling Moss, Patricia Ann “Pat”, segue le orme della madre. Partecipa a diverse gare di rally e sposa il pilota Erik Carlsson.
Stirling Moss riceve la sua prima auto dal padre a dieci anni, una Austin Seven, e poi a sedici una Morgan a tre ruote. Macchine che guida nella tenuta di campagna dei Moss, nell’Hertfordshire. Più tardi, Stirling Moss diviene uno dei primi clienti della Cooper Car Company, riuscendo a farsi acquistare dal padre una Cooper 500. Il giovane pilota britannico comincia a dimostrare così il suo talento. Rapidamente emerge la sua abilità con numerose vittorie a livello nazionale e internazionale. Gareggia, poi, in Formula 3, su Cooper e auto Kieft.
L’approdo in Formula 1 di Stirling Moss
Stirling Moss approda nel mondiale di Formula 1 in occasione del Gran Premio di Svizzera del 1951, con una HWM-Alta. Dopo essersi aggiudicato il 14º posto in griglia, conclude la gara ottavo, a due giri di distanza dal vincitore Juan Manuel Fangio. L’anno seguente, Stirling Moss non partecipa ad alcuna corsa nella massima serie, ma arriva secondo nel Rally di Monte Carlo. Guidando una Sunbeam-Talbot 90 con John Cooper in qualità di co-pilota.
Il primo podio, nonché il primo piazzamento iridato, in Formula 1 diventa realtà nel Gran Premio del Belgio del 1954. Approfittando del ritiro di Nino Farina, egli riesce a finire la gara terzo, dietro a Fangio e Trintignant.(Maurice Trintignant, uno zio del noto attore Jean-Louis Trintignant, N.d.R.).
Le prodezze di Stirling Moss
Nel 1955 diviene compagno di squadra del campione Juan Manuel Fangio in Mercedes-Benz. Entrambi guidano la W196. Ed ecco che iniziano i veri prodigi del pilota britannico. Stirling Moss ottiene, infatti, la sua prima vittoria nella massima serie il 16 luglio, nella gara di casa. Famoso è il siparietto che i due hanno tenuto dopo questa corsa. Stirling Moss chiede al compagno di squadra argentino: “Mi hai lasciato vincere?”. E Fangio: “No, sei semplicemente stato più bravo di me quel giorno”. Poi il Re senza corona riesce ad aggiudicarsi il secondo posto nella classifica finale proprio dietro Fangio.
Al di fuori della Formula 1, nel 1955 Stirling Moss partecipa alla Mille Miglia al volante di una Mercedes 300SLR. Accanto a lui, come navigatore, c’è il giornalista Denis Jenkinson. I due vincono la celeberrima corsa da Brescia a Roma e ritorno alla velocità media di 157,65 km/h! Il che significa: 1.597 km in 10 h 7′ e 48″, su strade urbane! Ciò fa determinare al pilota britannico il record di percorrenza e la sua elevazione a icona della Mille Miglia.
L’eterno secondo: da dove hanno origine i suoi soprannomi
Da lì continuano, però, gli eventi che vedono Stirling Moss autore di grandi prodigi, ma mai vincitore di un campionato di Formula 1. Per esempio, proprio nel 1958 in classifica si ritrova nuovamente secondo dietro a Mike Hawthorn, pilota della Ferrari per un solo punto. Pur avendo vinto 4 gare contro una sola vittoria da parte del connazionale. Nel complesso, Stirling Moss finisce 4 volte secondo e 3 volte terzo in ben 7 campionati di Formula 1. Per via dei continui secondi piazzamenti in classifica finale, si inizia a soprannominarlo: “Il Re senza corona”. Ma anche: “L’eterno secondo” e “Il più grande pilota a non aver mai vinto il mondiale”. E il numero 7 rimarrà sempre il preferito del Re senza corona.
A ogni modo, egli continua a correre in Formula 1 e in parecchi altri campionati fino al 1961… Anno in cui vince 23 delle 48 gare cui partecipa! Inoltre, l’Eterno secondo rimane il pilota britannico di maggior successo per vittorie singole (16, in 66 GP) fino al 1965. Anno in cui viene raggiunto e superato dallo scozzese Jim Clark. È altresì uno dei tre piloti, assieme a Maurice Trintignant e Phil Hill, ad aver vinto almeno un GP del mondiale di F1 sia con una vettura a motore anteriore sia posteriore.
Il peggior incidente della sua carriera
Nel 1962, Stirling Moss rimane, però, gravemente ferito in un incidente alla curva St. Mary a Goodwood, alla guida di una Lotus, nel Trofeo Glover. Stando alla ricostruzione iniziale del pilota, integrata poi da quella di Ken Gregory, dapprima il pilota britannico fraintende un segnale di Graham Hill. Stirling Moss è infatti a caccia del connazionale, quando lo vede fare un gesto con la mano. Un gesto simile a quello che sono soliti scambiarsi quando uno dei due vuole dare all’altro il via libera per il sorpasso. Stirling Moss tenta quindi un sorpasso al limite alla curva St. Mary.
La ricostruzione dell’incidente
Molto più probabilmente, invece, Hill sta rispondendo a un commissario di gara che gli ha appena segnalato l’intento di Moss di sorpassarlo. Risultato: Moss sbanda, ma fin qui va tutto bene, perché lui è il mago della “sbandata controllata”, come Fangio e pochi altri. E fino a questo momento è sempre riuscito, così, a prevenire impatti particolarmente violenti contro i terrapieni delle piste.
Ma c’è un ma. Non solo l’erba, a differenza della pista, è ancora bagnata dalla pioggia dei giorni precedenti. Condizione che comunque Moss è in grado di gestire in sede di sbandata controllata. Purtroppo, in quella parte di prato scorre un piccolo canale di scolo per l’acqua in un avvallamento di pochi centimetri. Ma quanto basta a fargli perdere il controllo dell’auto. Di conseguenza, Stirling Moss va a sbattere violentemente contro il terrapieno della pista. Va in coma per 30 giorni. Per 6 mesi rimane con il lato sinistro del corpo paralizzato. Durante la convalescenza, il pilota britannico viene sottoposto dalla psicologa Berenice Krikler a dei test sui suoi riflessi. I tempi di reazione di Stirling Moss non sono più gli stessi. L’anno seguente, inoltre, prova a correre su pista con la Lotus. Anche qui non è a suo agio, quindi dichiara di voler terminare la propria carriera. Ma non sarà proprio così.
Il parziale ritorno in pista
Infatti, egli effettua un breve ritorno nel mondo delle corse nel 1968 correndo a bordo di una Lancia Fulvia HF ufficiale la 24 Ore del Nürburgring! Condivide il volante della vettura torinese con Innes Ireland e Claudio Maglioli. Poi corre con la stessa macchina anche nel Rally del Sestriere, vinto dalla sorella Pat. Quindi si ripresenta al British Touring Car Championship del 1980, alla guida di un’Audi al fianco di Martin Brundle, di 30 anni più giovane.
Diventa poi commentatore televisivo per la BBC e negli ultimi anni continua a correre nelle gare d’auto d’epoca: nel 2009 corre su di una OSCA FS372. All’età di 80 anni! In realtà, il Re senza corona non ha mai annunciato il suo ritiro ufficiale dall’attività agonistica fino al giugno del 2011. In occasione delle prime prove della Le Mans Classic, egli spiega che per la prima volta nella sua vita aveva provato davvero paura al pensiero di mettersi al volante di un’auto da corsa. I pochi giri al volante di una Porsche Rsk gli erano bastati per decidere di smettere definitivamente di correre in auto.
Muore il 12 aprile 2020 a Londra, all’età di 90 anni, dopo una lunga malattia. non
L’ironia della sorte
L’ironia della sorte non l’ha mai fatto correre in Ferrari. Ci è andato vicino. Per ben 2 volte.
La prima nel 1951 quando, in occasione del GP di Bari, il Drake gli aveva promesso di girare su una Ferrari. Ma dopo essere rocambolescamente arrivato in Puglia, in ritardo, Moss vide Taruffi alla guida di quella che avrebbe dovuto essere la sua Ferrari. Anche solo per un giorno. La seconda volta, invece, fu dovuta all’incidente di Goodwood: Moss, all’apice della sua carriera, avrebbe dovuto infatti ritentare la sorte in Ferrari nel 1962.
L’ironia di Stirling Moss
Nel corso della sua carriera, Stirling Moss ha gareggiato su di una Jaguar privata, per Maserati, Vanwall, Cooper, Lotus e Mercedes-Benz. Preferiva correre con vetture inglesi in quanto: “È meglio perdere con onore in una vettura inglese che vincere con una vettura straniera“. Sta di fatto che, nel complesso, ha saputo sempre dimostrare il proprio talento, anche se questo non è mai stato del tutto evidenziato dai mancati titoli iridati in F1.
Lo schema dei più grandi successi di Stirling Moss
1954: Sebring
1955: Gran Bretagna, Targa Florio, Mille Miglia, Tourist Trophy
1956: Monaco, Italia, Buenos Aires, Nürburgring
1957: Gran Bretagna, Pescara, Italia, Svezia (Rabelövsbanan)
1958: Argentina, Paesi Bassi, Portogallo, Marocco, Nürburgring, Tourist Trophy
1959: Portogallo, Italia, Nürburgring, Tourist Trophy
1960: Monaco, Stati Uniti, Nürburgring
1961: Monaco, Germania
Fonti: Mark Khan, Il giorno in cui sono morto, Sperling & Kupfer, Milano, 1976, pp. 27-38.
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