La Rossa che non è più la stessa lo si era già capito da tempo. Quando, a ogni tentativo di sistemare le cose, si aggiungeva soltanto la frustrazione per risultati che non arrivavano. Un insieme di cose che avrebbe dovuto tener conto dei cambiamenti — dai piloti, ai team principal, fino ai vertici più alti — e non soltanto del desiderio di vedere a Maranello esposte nuove bandiere sulle mura della fabbrica. E grazie a Leclerc in queste qualifiche di Silverstone questo errore si è visto tutto.
Una situazione plausibile solo in altre categorie. Come nel WEC, dove Ferrari — dopo il clamoroso ritorno nel 2023 — ha fatto sognare vincendo Le Mans nel 2023 e 2024, e piazzandosi sul podio anche nel 2025, pur senza bissare il successo. Lì, sì, le macchine hanno ricevuto applausi sinceri, sorrisi liberatori, lacrime vere. Lì, il Cavallino ha ritrovato un’identità vincente. Un respiro. Una tregua. In Formula 1, invece, ci si aggrappa ancora alle illusioni. Con qualche lampo — come le vittorie nel 2022 o il doppio trionfo del 2024 a Montecarlo e Monza — ma mai una scia continua. Le vittorie che arrivano e poi spariscono, come se la Rossa fosse condannata a una felicità intermittente. Come se, ogni volta che si azzarda a crederci, qualcosa la riportasse giù. Se solo poi, alla papaya — la McLaren — non fosse venuto in mente di creare un missile, in una missione silenziosa e dichiarata: fermare Verstappen.
Verstappen che non molla, lascia i vuoti solo a Norris e Piastri
Verstappen, appunto. Che anche oggi non l’ha mandata a dire. Pole position a Silverstone e addio alla catena di pole di Hamilton, che proprio qui era spesso stato protagonista. E Lewis forse non se lo aspettava. Dopo un Q2 salvato per miracolo e buone prove libere, eccolo in terza fila. Una posizione che non gli va giù, anche se ai microfoni preferisce glissare. Al contrario di Leclerc, che invece dai giornalisti ci arriva con la rabbia che gli scoppia in petto. Il team radio pieno di imprecazioni ha costruito la scena perfetta per farlo: Charles prende il palcoscenico, e stavolta si mostra per com’è. Adirato, frustrato, quasi senza filtri (ndr. Quel “quasi” sarebbe sparito, se non ci fosse stata la stampa lì accanto a zittirlo, sicuro!)
Charles Leclerc: "I am so fucking shit. That's all I am." 💔#BritishGP 🇬🇧
— La Gazzetta Ferrari (@GazzettaFerrari) July 5, 2025
pic.twitter.com/T8U11VYSVL
Non si è minimamente fatto problemi ad ammettere che sì, la Ferrari è andata male. Ancora. Che sì, è anche colpa sua. E che sì, “fa schifo” — come ha ripetuto tre volte nel team radio a fine qualifiche, condannandosi e dannandosi per un errore di pochi decimi. È che c’è qualcosa, dietro quella macchina, che non si capisce. O forse sì, ma non c’è modo di risolverlo.
E allora, la domanda è: di chi è la colpa? Del pilota, che non riesce a superare i limiti della vettura come fa l’olandese? O del team, che si nasconde dietro dichiarazioni ottimiste mentre alimenta il sospetto — nei tifosi e non solo — che ci sia un problema strutturale, profondo e senza soluzione? Charles Leclerc ha la faccia di chi ne ha viste fin troppe, con le parole che vanno di pari passo e stavolta, pare non essere stato nemmeno un errore di strategia.
Il “non detto” della Rossa
Un paio di traversi, qualche distrazione e in un attimo entrambi i piloti della Rossa si vedono superati persino da Russell e dalla sua Mercedes. Charles con le sue imprecazioni nel casco, distrutto e il muso giù, ha lo sguardo spento. Un’altra intervista che pesa, che non rende giustizia al Predestinato di Monza 2024, a quello di Montecarlo, a tutte quelle pole che oggi sembrano lontanissime. E che, forse, lui sa di non poter più rincorrere a breve.
“Ci sono cose che sono un po’ strane. Sono più problemi che bilancio. Alla fine del giorno, il mio lavoro è guidare – e lo sto facendo in gara – ma in qualifica non ci siamo. Sto facendo tanta fatica.”
Charles Leclerc, ai microfoni di Sky Sport F1, post-qualifiche del GP di Silvesrtone
Dichiarazioni che forse dovevano fermare le voci. Quelle su Vasseur, sugli ingegneri di pista, perfino su di lui. Ma stavolta Charles non ha voluto tacere. Il punto è tutto lì: fatica. Tanta. Troppa. Al numero 16 non va più di fare il diplomatico. “Mi sono stufato di venire qui ogni volta e dire cosa non è andato… perché ormai lo sapete anche voi“, così dice, quasi lontano dai microfoni, guardando altrove, forse a domani. Perché questa Ferrari da secondo posto al Costruttori, sulla carta, dovrebbe giocarsela. Ma ogni volta inciampa su dettagli che restano nell’ombra.

Le libere hanno ingannato e il monegasco non ci sta
Leclerc stesso lo ammette, che non è colpa degli aggiornamenti. C’è qualcos’altro sulla macchina… qualcosa di cui non si è mai parlato. E il problema non è più l’aria pulita da trovare, bisogna invece cercare una soluzione. Una dichiarazione che lascia pensare a queste gare di Formula 1 come a una partita a scacchi. A ogni correzione, qualcosa si sballa. E Charles resta lì, a reggere il gioco, con il limite della pazienza sembra vicino. Non è più solo la delusione di un giro andato storto. Non è più solo la macchina che non tiene. È un’insofferenza strutturale. Un crepaccio che si allarga. E che potrebbe finire per inghiottire tutto. Anche la fiducia.
Queste qualifiche di Silverstone, allora, non sono solo l’ennesimo passo falso. Sono un termometro. Di tensione, di pressioni, di aspettative. E forse anche il preludio di una scelta. Di una crepa che rischia di diventare definitiva. Vedremo se la gara darà risposte diverse o solo nuove domande. Perché la Rossa, oggi, sembra parlare una lingua che nemmeno Leclerc capisce più.