Al termine del Gran Premio in Qatar, finita l’adrenalina in corpo molti piloti si accasciano per terra. Hanno dato tutto, anche troppo in una gara difficile per via di tanti fattori, dal caldo all’umidità, alla questione delle tre soste obbligate che ha portato tutti a spingere come dei pazzi per 57 giri. La FIA e Pirelli in Qatar per voler proteggere i piloti dal rischio di cedimenti delle gomme hanno imposto il limite minimo di pit stop a tre. Una condizione che nasce dalle difficoltà di una pista che già in passato, nel 2021 aveva dimostrato di essere complessa con quei cordoli killer. In più le curve veloci hanno sottoposto i piloti ad uno sforzo superiore. Il tutto è stato condito dalla Gara Sprint. E tutto questo, unito alla locazione del Gran Premio del Qatar, a inizio Ottobre, e non a inverno inoltrato, ha creato un mix letale.
Caos in Qatar, piloti al centro medico e FIA con gli occhi bendati
Le conseguenze le abbiamo viste in pista e anche fuori. Tra Russell e Norris con le mani fuori dalla monoposto a 300 km/h, e la visiera alzata perché l’alta temperatura era insopportabile. Un apnea, una sofferenza durata 57 giri, come se si trattasse di una maratona di qualifiche. C’è chi non ha resistito per tutta la durata di un Gran Premio infinito, come Sargeant. Chi durante la gara è stato male ma è andato avanti, come Ocon che dopo aver dato di stomaco al quindicesimo giro ha continuato a soffrire in silenzio tentando l’impresa. Chi dopo la gara si è accasciato ed è stato portato al centro medico, a rischio svenimento. O chi ha definito la gara una vera tortura.
Questo va oltre il singolo limite di ogni pilota, perché si è corso in condizioni davvero proibitive, e non si è fatto nulla per evitarlo. L’unico che ha fatto qualcosa per tutelare sé stesso e per gli altri è stato proprio Sargeant.
Il pilota americano in Qatar si è dovuto ritirare prima della fine del Gran Premio perché arrivato al limite della sopportazione fisica. Una scelta che non avrebbe voluto fare. Non c’erano punti in ballo ma c’era molto di più in gioco. E ce ne siamo resi conto dopo quando è sceso dalla macchina, senza forze. Le ultime le ha usate per slacciarsi con rabbia il casco e per scendere a stento dalla macchina. Una scelta che lui stesso non voleva fare perché aveva paura di essere giudicato come un debole. Ed è purtroppo una narrativa che da qualche parte via media già troviamo. Una narrativa sbagliata, insensata, ingiusta e che non fa altro che giustificare tutto quello che non va bene. Perché qui non è Sargeant ad aver fatto una figuraccia, quanto piuttosto la FIA e la F1.
Qualcosa va cambiato
Se ci siamo ritrovati con piloti a rischio svenimento, al centro medico, disidratati, stremati, costretti a far cose pericolose – come togliere entrambe le mani dal volante a 300km/h o guidare con la sensazione di svenire da un momento all’altro senza la concezione di tutto quello che succede attorno è proprio perché questo aspetto molto spesso non viene calcolato. Si pensa che i piloti di F1 siano cavalieri del rischio e che quindi siano chiamati a rischiare anche in queste situazioni.
Quando si decidono di fare 24 gare all’anno con tanto di Sprint. Se si decidere di correre nel deserto su una pista che era già stata criticata per la sicurezza e che ha costretto Pirelli e FIA a rivedere l’obbligo dei pit stop. Quando si fa tutto questo ma non si guarda l’unica scelta sensata in questo weekend ovvero quella di Logan si sta sbagliando. Una scelta più cosciente e sensata di molte altre decisioni prese magari dalla FIA per tutelare, se così si può dire, la sicurezza dei piloti chiamati ormai a proteggersi da soli.