Il Gran Premio d’Austria si è concluso tra gli abbracci e le lacrime di chi tra vittorie e prestazioni sovrumane ha trovato nel saliscendi del Red Bull Ring un campo di gioco piuttosto divertente e stimolante. In molti hanno tentato il tutto per tutto, sfidandosi al limite come dei funamboli, sospesi da una linea invisibile, pericolosa tanto quanto la striscia di ghiaia o erba che circonda il tracciato. Questa linea invisibile, rappresentata dai track limits, ha inevitabilmente tolto qualcosa alla competizione, rendendola meno autentica. Anche i piloti si sono lamentati di questo metro di giudizio poco sportivo, sia nel corso della gara sia dopo. “E’ una s******ta“, dice Lewis Hamilton dopo essere stato avvisato dal team per aver raggiunto il limite massimo di “uscite di pista”, se così si possono chiamare quei 2-3 centimetri al di la della linea bianca. Una strada che la nuova direzione della FIA, in F1, ha preso a inizio stagione, ma che non sta convincendo i piloti che si sentono presi in giro e che ora chiedono un cambio di rotta.
43 violazioni e penalità che falsano la gara
In Austria facevamo veramente fatica a seguire la situazione penalità tra warning e comunicazioni della FIA. Durante il solo Gran Premio, i commissari hanno riportato ben 43 diverse violazioni dei limiti della pista. Norris, Zhou, Gasly, Vettel sono caduti, per più delle tre volte concesse, nella trappola dei track limits, tanto da accumulare penalità su penalità. Oltre loro in molti hanno rischiato di prendere 5 secondi di penalità, come Leclerc, Verstappen, Sainz, Hamilton.
Tutti sul filo del rasoio, costretti a dover costruire mentalmente la traiettoria al millimetro per sfuggire ai fastidiosissimi sensori. Il tutto su una vettura di quasi 800 kg a più di 300 km/h, magari anche col porpoising. Un teatro dell’assurdo in cui bravura e talento non avevano nulla a che fare. Lo stesso problema era già stato evidenziato nel corso della F2, altra gara assurda proprio per via dei track limits.
Dov’è la coerenza?
Uno degli obiettivi che si è voluto raggiungere con le monoposto della nuova era, riguarda il fatto di rendere le battaglie più entusiasmanti. Con un centro gruppo compatto, arrivati ormai a metà calendario possiamo affermare che questo obiettivo in parte è stato raggiunto. In Austria abbiamo visto delle lotte a 5 a dir poco spettacolari. Ma proprio per questo, la decisione della FIA e della nuova direzione gara, di tenere le briglie più strette parlando di track limits, ha fatto storcere il naso a tutti nel paddock.
“Il dibattito sui track limits questo fine settimana è stato un po’ uno scherzo, non solo in F1 ma anche in F2 e F3. ha detto il pilota della Red Bull Max Verstappen che ha continuato. “È facile da dire dall’esterno, sì, ma devi solo rimanere all’interno delle linee bianche. Sembra molto facile, ma non lo è, perché quando percorri una curva così veloce soprattutto in quelle cieche, hai un po’ più di sottosterzo, le gomme si consumano ed è facile superare la linea bianca. Inoltre non è detto che si guadagni tempo. Ad essere onesti, sono solo due o tre curve in cui puoi andare un po’ più largo. Al massimo si può aggiungere un muro o riportare un po’ di ghiaia ma così non va bene per questo sport.”
Norris: devi tirare a indovinare
Una cosa incoerente anche per Lando Norris che sostiene di aver perso circa un secondo pur avendo superato i limiti della pista. “Non puoi vedere la linea bianca, le macchine sono più alte all’altezza degli occhi. In un certo senso si tratta più di rischio-rendimento. In curva 1 ho colpito il salsicciotto [cordolo], ho perso circa un secondo – e poi mi sono beccato i limiti di pista per questo. Sono stato punito abbastanza, perché ho perso un secondo.” Alla domanda sul perché fosse così difficile rimanere all’interno delle linee bianche, Norris ha spiegato che dipende dal fatto che non sono visibili dall’abitacolo e si tratta principalmente di “tirare a indovinare“. Inoltre la mancanza di coerenza nel mettere i limiti sia in prima che in ultima curva secondo lui sarebbe stata una mossa “stupida”, che gli è costata la P6.
Si chiama il confronto
Sebbene la FIA sostenga di aver agito conformemente alle richieste dei piloti che chiedevano uniformità riguardo i limiti della pista, si cerca ancora di trovare un punto che metta tutti d’accordo. Soprattutto in vista delle prossime gare. “È un punto da analizzare, per vedere se possiamo migliorarlo per il prossimo evento, perché penso che soprattutto al Paul Ricard sarà una grande preoccupazione“ dice Mick Schumacher.
Fonte dichiarazioni: Motorsport.com