Per la rubrica di Storia della Formula 1, ricordiamo Patrick Depailler, un pilota che fece appassionare alle corse parecchia gente, malgrado abbia vinto solamente due GP. I numeri, però, non gli rendono giustizia: indagheremo ora il suo animo riscoprendo la sua carriera.
Gli esordi della carriera di un pilota dal talento poliedrico
Non solo quattro ruote: Patrick Depailler (classe 1944) corse dapprima in moto, poi, il 9 luglio 1964, partecipò alla manifestazione Ford-Giovani. Guidava la Lotus Super Seven dell’A.C. di Auvergne e conquistò lì, “a casa sua”, il secondo posto sul circuito di Charade. Corse ancora sulle moto fino al 1966, anno in cui seguì il corso per piloti automobilistici della scuola Winfeld di Magny-Cours. Si classificò poi secondo nella finale del Volante Shell, dietro a François Cévert. Tra il 1968 e il 1970 fu meccanico collaudatore per l’Alpine Renault.
Nel 1970, dopo che Roby Weber ebbe lasciato l’Alpine per la Matra, Jean Rédélé, il patron e fondatore della nota scuderia di F1 francese, chiamò Patrick a correre per lui in F3. Nei tre anni successivi Depailler corse anche nella categoria Sport. Nel 1970 cambiarono un po’di cose: cessò momentaneamente la presenza di Alpine in F3, e Patrick fu ingaggiato per correre su Pygmée… in F2! Fu però un disastro: 5 ritiri su 6 corse. Sempre nel 1970 disputò il Tour Auto, all’età di 25 anni, al volante di una Matra MS650, con Jean-Pierre Beltoise.
Gli anni cruciali di Patrick Depailler
Nel 1971, Patrick Depailler vinse finalmente la F3 francese su Alpine e nel 1972 tornò in F2 con l’Elf di John Combs: vinse una gara e ne terminò due in seconda posizione. Nel 1972 corse il suo primo GP di Formula 1 a Clermont Ferrand, nuova “gara di casa”, come terzo pilota Tyrrell e l’anno successivo fu ingaggiato di nuovo. Da ingessato. Sì, perché aveva avuto uno spaventoso incidente di moto. Il 1973 fu anche l’anno della tragica morte di François Cévert.
A seguito dell’esordio in Formula 1, per guadagnare meglio, il pilota francese continuò a correre in F2 su March-BMW, poi Elf-March-BMW, fino al 1974. Anno della sua prima pole position – nonché la prima nella storia della F1 per un pilota francese – in un GP, quello di Svezia. Fino al 1975 la sua presenza in Formula 1 non fu particolarmente degna di nota, fino alla più brillante stagione 1976, priva di vittorie, ma memorabile per alcuni motivi. Innanzitutto arrivò a podio ben sette volte, con numerosi secondi posti. Corse sulla “sei ruote” in Spagna, alla cui realizzazione aveva attivamente contribuito, e sfiorò la vittoria a Monza. A fine stagione, Patrick Depailler era quarto in classifica, il suo miglior risultato finale, con 39 punti iridati sui 141 totali della sua carriera. Il 1977 procedette bene, ma senza vittorie, e nel 1978, al suo fianco, la nuova seconda guida della Tyrrell divenne Didier Pironi. Il 1978 fu l’anno della prima vittoria di Depailler, al GP di Monaco, grazie a un bellissimo sorpasso avvenuto intorno a metà della gara.
Patrick Depailler e il ricordo della sua tragica fine
Patrick Depailler cambiò scuderia nel 1979, unendosi alla Ligier, al fianco di Jacques Laffite. La JS11 sembrava essere la migliore vettura d’inizio stagione, grazie alla quale Depailler ottenne la sua seconda vittoria iridata, in Spagna. “E se fosse questo l’anno della svolta?” Si chiesero in molti. Il duello era con Jody Scheckter, su Ferrari. Il francese, però, si fracassò le gambe in un incidente con il deltaplano sul Puy-de-Dôme poche settimane dopo, decretando per sé stesso la fine anticipata della stagione 1979. Il titolo andò quindi a Jody Scheckter.
Tentò allora di dare un nuovo slancio alla sua carriera con l’Alfa Romeo, ma la celeberrima scuderia nel 1980 mancava di affidabilità (7 ritiri su 8 corse). Inoltre, il fisico del pilota, debilitato dall’incidente, non era proprio al massimo della sua prestanza. Ma il peggio doveva ancora venire: durante una sessione di prove private, una settimana prima del GP di Germania, a Hockenheim, Patrick Depailler piombò nella barriera di sicurezza a circa 280 km/h. La causa, molto probabile, un cedimento meccanico. Terminò così la vita del talentuoso, spericolato Patrick Depailler, ad appena 35 anni, lasciando la moglie Michèle e il figlio Loïc, anch’egli pilota e poi giornalista freelance.
Fonti: lamontagne.fr; autohebdo.fr; La storia della Formula 1 – vol. 3 piloti.