Fa davvero male trovarsi a scrivere un articolo per commentare quello che è successo in Australia. Difficile, anzi quasi impossibile, spiegare e descrivere le decisioni prese. C’è però un’unica certezza: questa non è Formula 1.
Vogliamo Formula 1
Inutile spiegare: non ci hanno capito niente. C’è poco da dire a riguardo. L’ultima ripartenza, la terza della gara, è stata inguardabile. Oltre al grande caos, che ha visto le due Alpine out, la scelta più inguardabile riguarda la decisione di ripartire per svolgere un giro sotto safety car. Una scelta pessima, in cui la domanda sembra esser chiara: ma perché non seguire il regolamento? Sembra esser abbastanza semplice: con una ripartenza così disastrosa, se non si è concluso almeno un giro, perché non chiudere la gara con l’ultima griglia di partenza? Per lo spettacolo? NO, perché far concludere sotto safety car una gara così, togliendo anche ai due Alpine quanto di lor fatto in pista, non fa bene né allo sport e né al famoso “spettacolo” di cui tutti parlano.
Il caso Sainz
Facciamo chiarezza. L’errore di Sainz c’è: lo spagnolo è stato ottimista, fuori traiettoria e anche un pelo lungo. Alonso invece era in perfetta linea. La penalità di Sainz è giusta. Però lo spagnolo viene sanzionato per una ‘ripartenza fantasma’, nel senso che di fatto è stata cancellata ai fini dell’esito finale della gara. Come doveva essere? O Ripartenza con quel giro contato, quindi Sainz P3, Alonso P11, e poi penalità per l’incidente (giustissimo). Oppure ripartenza con quel giro eliminato, quindi il pilota Ferrari P4, Alonso P3, e nessuna penalità visto che il giro era, appunto, inesistente.
Obiettivo spettacolo
Ripartire come se si dovesse svolgere la gara, sotto safety car, prendendo però alla fine la bandiera a scacchi, è davvero imbarazzante. Bisogna intervenire, per cercare di evitare l’incoerenza. Ma alla fine non possiamo dire se riusciremo ad avere un cambiamento, perché, pur di vedere una bandiera a scacchi, ci si è inventati l’impossibile.
Così no
Gli appassionati non meritano questo, e neanche i piloti. Bisogna darsi una calmata e capire cosa sia davvero questo sport, perché così si può rischiare di arrivare a un punto di non ritorno. E questo non possiamo permettercelo.