La monoposto ad effetto suolo partorita dalle menti di Brakley continua a faticare nel trovare il suo habitat ideale. La finestra di utilizzo della W13 è ridotta e i tecnici stanno provando di tutto pur di ampliarla; ma il giro di boa del mondiale è vicino e la stella sembra avere ancora le idee poco chiare sulla sua creatura.
La W13 è di rado a suo agio
I pareri sulla macchina senza pance sono spesso altalenanti. Il motivo è imputabile ad un’adattabilità vagabonda dell’auto. Se in alcune piste la W13 non ha dato pace ad Hamilton e Russell – vedi Baku -, in altre i due inglesi hanno avuto la possibilità di sentirsi ‘più della partita’ con Ferrari e Red Bull.
Nel Gran Premio disputatosi ieri il passo delle frecce d’argento era più vicino del solito a quello delle due contendenti al titolo; i tempi sul giro, infatti, indicavano una W13 sulla buona strada. Una performance che, anche grazie alle penalità di Leclerc e al ritiro di Perez, ha permesso ai due piloti di conquistare il gradino più basso del podio e la quarta posizione.
Attenzione alle false illusioni
Ciò che abbiamo imparato in questo primo terzo del campionato però è che non bisogna dichiarare rinata la Mercedes con facilità. A Miami il porpoising sembrava sparito e le gomme andavano in temperatura con più facilità; in Spagna la W13 era considerata in partita per il weekend di Monaco della domenica successiva. Entrambe le aspettative e ipotesi puntualmente smentite di lì a pochi giorni. I problemi della Mercedes sono ancora tanti, e non è scontato che verranno risolti nel breve termine.
Le problematiche della W13: non è solo porpoising
Il saltellamento è il vizio più visibile sulla monoposto argentata, ma i problemi non si limitano solo sul fronte dei rimbalzi che condannano le schiene dei piloti. La meccanica della macchina non sembra funzionare a dovere, e scelte strutturali azzardate potrebbero essere causa della mancata lotta al titolo. La W13 è troppo rigida, e il carico aerodinamico viene generato con fatica.
A proposito si è espresso George Russell: “Con la W13, quando risolviamo un problema se ne verifica subito un altro di natura differente. Il porpoising è stato risolto, ma poi quando abbassiamo l’altezza della monoposto colpiamo il terreno in modo molto aggressivo. Al momento non sembra esserci un vero punto di forza. Per quanto ci riguarda, abbiamo corso con vettura alta da terra, ma anche bassa e le prestazioni non sono né migliorate, né peggiorate. Rigidità e fondo della monoposto sono sempre quelli. Quando abbiamo corso con la vettura più alta da terra abbiamo visto un certo tipo di effetti, mentre quando l’abbiamo abbassata ne abbiamo visti altri. Cercare di sistemare la vettura a più riprese non è una cosa semplice proprio per questo motivo”.
“La rigidità complessiva di queste monoposto è davvero grande. Il porpoising non è stato così grave in Canada, ma si continua a sbattere a terra come a Baku, in modo decisamente meno estremo, proprio per la natura del circuito e la velocità. Ma i problemi generali di queste vetture sono ben lungi dall’essere risolti”.
Le parole di Wolff
Anche il Team Principal della squadra ha detto la sua sulle problematiche che colpiscono la W13, e sugli sprazzi di luce che poi scompaiono facilmente così come arrivano: “Le nostre prestazioni in Canada? Una rondine non fa primavera. Abbiamo visto quella rondine già a Barcellona, ma poi deve essere volata altrove. Dobbiamo stare attenti. Venerdì non avevamo un buon passo. Sabato sotto la pioggia siamo migliorati e poi, in gara, siamo andati meglio. A tratti siamo stati tra le vetture più veloci. Nel secondo stint Lewis e George erano quasi veloci come i primi. Questo è incoraggiante da vedere. Il lavoro per tornare con i primi è lungo” ha detto Toto Wolff, che ha poi proseguito.
“Da quello che abbiamo potuto notare, il rimbalzo della monoposto dovuto al porpoising si è ridotto notevolmente. E credo che i piloti si siano adattati. Quello che si vede nelle monoposto attuali è proprio la rigidità. Basta vedere le Alpine, ad esempio, come escono duramente dai cordoli. Un rimbalzo enorme. Ed è proprio questo il motivo per cui i piloti si lamentano, la rigidità della monoposto. Dobbiamo lavorare per capire come ridurre questo fattore”.
“Credo che dovremo cercare di avere più carico aerodinamico sulla vettura, più downforce, e farlo con una monoposto che non è così bassa da terra come invece avevamo preventivato. La direzione è chiara, si vede che le monoposto si alzano. Ed è qui che dobbiamo trovare prestazione”, ha concluso il manager austriaco.
FONTE DICHIARAZIONI: Motorsport.com Italia