Il concetto di spietatezza insito nella genetica del motorsport incontra un amplificatore quando si parla della sua classe regina. La Formula uno. Mercedes è riuscita nell’ardua quanto spiacevole impresa di passare dal vincere otto titoli costruttori consecutivamente, ad essere sopravanzata da una squadra cliente. Il progetto W14 non ha richiesto molte miglia per essere giudicato un fallimento, e l’impressione è che, a Brakley, stiano iniziando a scricchiolare le pareti di un collettivo abituato a vincere, e trovatosi a dover accontentarsi delle briciole dei rivali più acerrimi. God Save the Mercedes.
Un rilancio che odora di passo indietro
Con l’avvento della nuova era regolamentare, l’anno passato, Mercedes ha sbagliato la prima monoposto dopo tanto tempo. Una tantum ci può stare, nessuno è perfetto. Quello che fa strano è la reiterazione dell’errore. Può una squadra del genere, con un capitale umano ed economico di prim’ordine, andare K.O. per due round di fila? Evidentemente sì, ma le probabilità sono poche, specialmente dopo l’ottimismo pre-test che si respirava attorno alla squadra. La battaglia politica di Wolff a suon di direttive tecniche non è bastata per accorciare il gap, ed ora non si sa più a cosa aggrapparsi per far funzionare il progetto pance-zero.
Tra le altre cose, sorprende anche la cocciutaggine del vertice tecnico, il quale ha scelto di avvinghiarsi ad un concetto tanto sofisticato quanto complicato da far funzionare. L’idea, forse sbagliata o forse no, è che gli sprazzi di prestazione visti dai tecnici nella seconda parte della stagione scorsa, costituiscano la vera condanna del team anglo-tedesco. Un team che ha dato fiducia ad una filosofia che va oltre la comprensione di qualsiasi supercomputer e software all’avanguardia. Una correlazione dati mai trovata che spinge sull’orlo del baratro tecnici, meccanici e piloti.
Mercedes arranca, e i rivali volano
Cinquanta. Questo è il numero dei secondi collezionati in gara da Lewis Hamilton nei confronti di una Red Bull che assomiglia ad un caccia piuttosto che ad una monoposto. Il gap non si è ridotto, anzi, è aumentato. La W14 è molto veloce in rettilineo, ma arranca nelle curve veloci. Le turbolenze delle gomme anteriori sono mal gestite. La conseguenza è che queste sporcano i flussi, che arrivano al posteriore non come si vorrebbe.
Il team principal Toto Wolff non si è certo risparmiato di fronte al deludente risultato di domenica: “Non c’è una singola cosa positiva che noi come Mercedes possiamo prendere da questa gara. L’Aston Martin ha la seconda vettura più veloce. La Red Bull è su un altro pianeta. Ci manca il ritmo. I piloti devono spingere e questo danneggia le gomme. Quello di oggi è stato un vero campanello d’allarme per noi.“
Riguardo la squadra di Milton Keynes, le parole di George Russell danno bene l’idea di quanto imprendibile sia la dama in blu: “La Red Bull ha il campionato in pugno, non credo che quest’anno ci sia qualcuno che possa lottare con loro. Mi aspetto che vincano tutte le gare di questa stagione. Questa è la mia scommessa. Con le prestazioni che hanno mostrato in Bahrain, non vedo nessuno che possa sfidarli”.
A rendere ancora più intricata la situazione è il sorpasso di Aston Martin. Essere sopravanzati da un team cliente è una cosa più unica che rara. Il lavoro della squadra di Silverstone è certo degno di ovazione, ma i demeriti di Mercedes ci sono eccome.
E ora? Mercedes deve decidere
Il modus operandi della squadra dalle vele nere è lodevole. Da quando i tecnici, nel 2022, hanno messo in pista una macchina non competitiva, il team principal Toto Wolff non si è fatto prendere dal panico. Insieme quando si vince e quando si perde è il leitmotiv che riecheggia da mesi. Niente porte girevoli, niente ‘teste saltate’. L’unione è ciò che ha reso forte il team anche quando in passato gli avversari sembravano poter scalzare una superiorità ferrea. Però, c’è sempre un però.
Perché non pare utopia un cambiamento dei vertici tecnici, perlomeno nel medio-lungo periodo. Sopra il direttore tecnico Mike Elliott pende il capo d’accusa di aver sbagliato due monoposto consecutivamente, e la prematura bocciatura della vettura da parte di Toto Wolff fa presagire un clima poco sereno se nella stagione in corso non verranno rattoppati i vizi della W14. C’è già chi parla di macchina B, e chi di radicali cambiamenti a partire da Imola. Ciò che è certo è che la squadra rischia di buttare un altro anno, e non solo. C’è infine un altro interrogativo che mette paura: Cosa farà Lewis Hamilton, in scadenza a fine 2023, se non vedrà con ottimismo il domani del team? Ai posteri l’ardua sentenza.
FONTE: Motorsport Italia; dichiarazioni di fuoritraiettoria.com e tag24.com