Un circuito di Formula 1 a Madrid? Un’opportunità accompagnata da uno sfarzoso ottimismo da parte delle istituzioni locali. Anche Carlos Sainz ha detto che si tratterà di un evento incredibile. Non tutti, però, sono contenti di questa novità. Forse, in primis chi ama questo sport e, soprattutto, chi nel quartiere in cui sorgerà il nuovo circuito ci abita. Quest’ultimi, nella giornata di ieri, hanno dato vita a una manifestazione nei pressi del cantiere, dove gli operai stanno lavorando giorno e notte
A Madrid il circuito di Formula 1 è diventato una questione politica
Tanti dubbi, tanti sospetti sul nuovo progetto in cui Liberty Media e le istituzioni madrilene si stanno impegnando negli ultimi mesi. Il tracciato sorgerà nei pressi di IFEMA Madrid, uno spazio fieristico che si trova tra il quartiere Barajas e la zona di Valdebebas. Quest’ultima, tra l’altro, ospita già la Ciudad Real Madrid, che si dovrebbe estendere per 1 200 000 m². Il sito su cui sorgerà il Madring è stato scelto in quanto ben collegato con l’aeroporto di Barajas e, tramite la metro, con il centro della città. I lavori sono iniziati lo scorso maggio, dopo che ad aprile era stato presentato anche il layout tramite un video simulativo. Video che, già da solo, ha fatto abbastanza discutere, in quanto il conducente della vettura rischia di schiantarsi più volte, toccando anche uno dei muretti con la posteriore sinistra.
Insomma, a Madrid la Formula 1 è, letteralmente, partita male. Ma ciò che più rende la questione interessante è che sia diventata un punto all’interno del dibattito politico cittadino. Infatti, il 24 aprile, attraverso un comunicato la lista progressista di Màs Madrid, insieme a Rita Maestre, sua rappresentante in consiglio comunale, ha annunciato la presentazione di un ricorso presso l’Alta Corte di Giustizia di Madrid. Il contenzioso amministrativo, secondo Màs Madrid, sarebbe dato dal fatto che al piano urbanistico relativo alla zona del circuito manchino una valutazione ambientale strategica e un’adeguata valutazione di impatto ambientale. Inoltre, per la realizzazione del piano, non è stata inviata alcuna notifica individuale a chi abita nei dintorni, misura prevista, secondo Maestre, dalle normative urbanistiche.

Dietro il Madring lo spettro di Valencia
Le notifiche individuali hanno lo scopo di informare i cittadini su quanto verrà fatto, fra tempi e misure che si adotteranno, in modo che quest’ultimi possano anticipatamente prendere delle contromisure, o almeno capire a cosa stanno andando incontro. Detto questo, la polemica di Màs Madrid è rivolta, naturalmente, al sindaco della capitale, ovvero José Luis Martinez Almeida. Quest’ultimo esponente del partito popolare (centrodestra), così come Ayuso Isabel, presidente della regione di Madrid. Per questo, l’opposizione alla Formula 1 a Madrid sta diventando una questione politica, contesa tra due schieramenti politici opposti.
Inoltre, nel dibattito sulla Formula 1 a Madrid è tornata a far discutere la scorsa esperienza motoristica cittadina, ovvero quella del circuito di Valencia. Quest’ultimo era stato sede del GP d’Europa dal 2008 al 2012. Il comune della città ha contratto debiti onerosi e le strutture, attualmente, sono per lo più abbandonate a sé stesse, con il solo paddock che subirà un intervento di riqualificazione di oltre un milione di euro. Tanti soldi per un progetto che, a lungo andare, non si è dimostrato sostenibile. Non a caso, tornando a Madrid, si è tenuto un dibattito a inizio luglio tra la già nominata Rita Maestre e Joan Boldavì, portavoce del partito valenciano chiamato Compromìs. Il nome del dibattito era abbastanza evocativo: “El Gran Premio del pelotazo (della pece), Valencia ya corrio esta carrera”.
La protesta popolare contro il circuito di Formula 1 di Madrid
Valencia ha già corso questa gara, esperienza che i cittadini della zona di Valdebebas non vorrebbero ripetere. Infatti, al dibattito Maestre e Boldavì non erano soli. Insieme a loro è intervenuto anche Costantino Blanco, rappresentante del comitato Stop F1 Madrid. Una piattaforma attivissima che, nella giornata di ieri (21 luglio), ha organizzato anche una manifestazione nei pressi del futuro circuito. Insieme a loro, tante associazioni dei quartieri circostanti e alcune organizzazioni ambientaliste, che al grido di “Nuestros barrios (quartieri) no son un circuito” stanno cercando di sensibilizzare come possono l’opinione pubblica e, invano, la classe politica che amministra la città e la regione di Madrid.
Fanno sorridere, a questo punto, le dichiarazioni rilasciate a Motorsport.com di Luis Garcia Abad, direttore generale del Madring: “Abbiamo incontri mensili con i residenti di Valdebebas e Las Cárcavas. Il rapporto è molto buono”. Ma la narrazione di una parte dei cittadini è del tutto diversa. Sul sito del comitato vengono denunciate parecchie criticità, che vanno dai costi eccessivi fino ad arrivare alle questioni ambientali. C’è una mappa relativa al probabile inquinamento acustico che si verificherà durante il fine settimana del gran premio. Inoltre, l’organizzazione del GP, così come confermato anche dallo già nominato comunicato di Màs Madrid, toccherebbe anche il parco Juan Carlos I, ovvero uno spazio verde pubblico.

Non è tutto. Sulla pagina Instagram del comitato vengono denunciati in tempo reale i disagi che i cittadini stanno vivendo. C’è un video in cui le strade vengono invase da una fitta nube di fumi provenienti dal cantiere. Un altro, invece, ritrae gli operai lavorare al circuito anche dopo la mezzanotte, creando disagi per chi abita nei dintorni. Lavori che, tra l’altro, si ripresenteranno (se pur in misura diversa) ogni anno per l’allestimento del Gran Premio. Inoltre, sempre secondo il comitato, la realizzazione del circuito potrebbe mettere in pericolo all’incirca 700 alberi, tra cui ben 265 non trapiantabili altrove. Per questo, e per tanti altri motivi, il comitato ha anche lanciato una petizione per fermare i lavori.
C’era davvero bisogno di questo circuito?
Visionando le foto della manifestazione di ieri, il numero dei partecipanti potrebbe essere stato tra i 20 e le 40 persone. Pochissime, soprattutto se l’intento è sfidare la maggioranza politica di una regione e Liberty Media. C’è il rischio che, vista la polarizzazione delle forze politiche in campo, la protesta possa passare come mera strumentalizzazione, volta solo e unicamente a dar fastidio al Partito Popolare che governa città e regione. Sta di fatto, però, che delle persone si stanno battendo per il luogo in cui vivono, per cui questa battaglia, anche se per adesso poco partecipata, merita rispetto e attenzione. Questa è la notizia.
Difficile giudicare se le questioni messe in campo da Màs Madrid e dal comitato Stop F1 possano risultare abbastanza incisive a tal punto da mettere in discussione l’esordio del Madring nel 2026. Gli interessi economici, poi, riescono spesso a lavare via ogni sospetto, passando sopra a norme urbanistiche e ai bisogni dei cittadini. Tra l’altro, nel 2011 era già successo che un gruppo di agricoltori e di contadini protestasse contro il Gran Premio dell’India, dove si è corso poi per qualche manciata di edizioni. Quello che però da amanti di questo sport possiamo porci è la seguente domanda: era davvero necessaria Madrid in Formula 1?
La Formula 1 recuperi il suo lato popolare
Il layout presenta poche occasioni di sorpasso e, soprattutto, in Spagna di piste ce ne sono già e in abbondanza. Inoltre il GP di Barcellona vede registrarsi affluenze record ogni anno. Così come partecipata e amata è stata la nostra Imola, la quale lascerà il posto proprio al discutibile Madring. Infine, tornando alle proteste, un evento così importante cosa lascia ai cittadini del posto? Forse potrebbe essere una domanda abbastanza inusuale, soprattutto se applicata agli altri tracciati cittadini: Monaco, Singapore, Baku o Las Vegas, in cui lusso e ricchezza la fanno da padrone. La storia del Madring, però, è leggermente diversa: Barajas e Valdebebas non sembrano quartieri ricchissimi, ma piuttosto luoghi abitati da una classe sociale media. E poi, ancora, come verranno riutilizzate le strutture del tracciato quando Madrid uscirà dal calendario? Il rischio di un Valencia bis effettivamente è tangibile.
Insomma, ciò che si dovrebbe trarre da questa storia è che porsi alcune domande dinnanzi a fatti del genere dovrebbe essere legittimo. Perché non tutto è sacrificabile in nome dello spettacolo. Quest’ultimo, troppe volte inteso ormai come qualcosa di cinematografico e poco inerente a ciò che si dovrebbe veramente vedere in pista. In conclusione, guardando alla direzione politica che la Formula 1 sta prendendo, si nota una volontà sempre più viva nel privilegiare il lusso e l’eccesso. Quando, però, quei sentimenti che ci sono dietro questo sport, ovvero quel desiderio di velocità, di potersi misurare millesimo per millesimo con gli avversari, di superare o, quando tocca, accettare i propri limiti, sono tutte sfumature umane. Di conseguenza, la F1 dovrebbe ricordarsi più spesso di quanto sia uno sport popolare, fatto di una passione che si trasmette da persona a persona più che dal numero di cappellini venduti a serie tv imbarazzanti.
Per questo, sarà sempre meglio una Spa o un’Imola piuttosto che una Madring del “pelotazo”.