Liam Lawson aveva assaporato il gusto dell’élite con Red Bull. Un giovane talento in attesa del suo momento. Un momento che è arrivato e poi svanito. Forse lo aveva sognato per tutta la vita, quel fatidico istante in cui avrebbe varcato la porta del paddock più ambito dello sport da pilota titolare. Eppure, l’opportunità di sedersi al volante della monoposto che ha prodotto il nuovo quattro volte campione del mondo non è bastata per dimostrare il suo valore. Con la stessa rapidità con cui era arrivata, l’opportunità è svanita in due gare, poco più di 106 giri. Solo due Gran Premi per far capire al mondo che quel posto era meritato, non solo per volontà di Christian Horner, ma anche per talento. Ma il verdetto è impietoso: troppi ultimi posti. È fuori.
Liam Lawson e il verdetto: cosa è successo?
A detta di Jos Verstappen, Liam dovrebbe restare in Formula 1, ma per Red Bull… qualche passo più indietro. Al suo posto, infatti, subentrerà Yuki Tsunoda, già frustrato per la sua assenza nel team principale e ora pronto a mettersi finalmente in gioco. Che il tempo concessogli fosse troppo breve è evidente, ma Lawson ha vissuto il paradosso della Formula 1 moderna. Nessuna pazienza. In Australia ha faticato, in Cina non è riuscito a risalire e Liam, che nel 2024 aveva visto il suo nome brillare già, si è visto crollare il mondo addosso.
Una grande opportunità. Un sogno. Immaginate la scena: un giovane neozelandese di 22 anni, al fianco del quattro volte campione del mondo, pronto a sfidarlo e a dimostrare di cosa è capace. E poi… la verità: in Red Bull non c’è spazio per prestazioni insufficienti. La squadra, si sa, possiede uno spirito competitivo eclatante e aspettative sempre elevate… e non perdona chi non riesce a mantenere il passo. Lo si è visto già nel GP d’Australia, con un tremore negli occhi di Hadjar, che davanti alle parole di Helmut Marko temeva per la sua carriera. E quindi che si fa? Lawson fuori, come Perez, Albon, Gasly, Kvjat…
Questa decisione non è solo un colpo per Lawson, ma anche per chi lo aveva visto come una promessa. “Vogliamo due piloti competitivi, pronti a portare il team al massimo delle sue capacità,” ha affermato Christian Horner. E nonostante le parole di supporto, il messaggio è chiaro: la sola volontà non basta.
La reazione di Verstappen: un supporto silenzioso e significativo
Max Verstappen, il collega di squadra di Lawson, ha mostrato solidarietà nei confronti del giovane neozelandese. Una rivalità quindi inesistente, poiché il gesto del 27enne olandese è stato pubblico e chiaro: Max ha espresso il suo disaccordo mettendo ‘mi piace’ al post di Giedo van der Garde che esprimeva lo stesso dissenso.
In molti, infatti, si sono schierati dalla parte del campione in carica, chiedendosi se la Red Bull non avesse fatto un errore a non dare più tempo a Lawson. E mente la discussione è ancora aperta, Helmut Marko ha cercato di mettere fine alla polemica, spiegando che ogni scelta viene presa nell’ottica di massimizzare le performance del team. “Abbiamo bisogno di due piloti che possano spingere la vettura al limite”, ha dichiarato, confermando che la decisione era puramente legata ai risultati e al desiderio di mantenere la Red Bull al top, con la consapevolezza che questo sarebbe servito dapprima alla carriera di Lawson che alla loro. E la decisione non lascia spazio a dubbi.
Ma davvero due gare bastano per definire un pilota?
La risposta della Red Bull è stata chiara: sì. E così Yuki Tsunoda ha preso il suo posto, in un rimpasto che ha lasciato l’ambiente sorpreso e i tifosi divisi. Horner ha parlato di esigenze di competitività, Marko di necessità di dare alla squadra due piloti all’altezza, salvaguardando a detta sua anche la carriera di Lawson. “È stato un sogno che si è realizzato per me, e anche se la strada si interrompe qui, la mia passione non finirà mai. Tornerò più forte”, ha detto Lawson.. E lo farà in Racing Bulls.
La polemica: Red Bull troppo veloce a cambiare idea?
Molti si chiedono se Tsunoda sarà in grado di giustificare questa decisione con prestazioni superiori a quelle di Lawson. Eppure c’è paura: il destino dei talenti Red Bull è spesso crudele e il team di Milton Keynes non è nuovo a complessità con i giovani piloti. A Vettel, Verstappen, Ricciardo è andata bene. Ma tutti gli altri sono finiti nella spirale della messa in prova. Ma se alcuni di loro non performavano davvero, ci si deve chiedere senza timore il perché. Che diano ai loro piloti troppo poco tempo per somigliare a Max, oggi?
E ora, cosa resta a Lawson?
La rabbia, forse. La frustrazione. Il pilota ha affermato di aver saputo della sua rimozione dai social media, ma quella frustrazione potrebbe trasformarsi nella sua forza. Dimostrare che non fosse solo un tappabuchi, che quelle due gare non sono il riflesso del suo vero talento e risorgere dalle ceneri sono possibili conseguenze agli ultimi fatti.
La storia della Formula 1 è piena di ritorni, di piloti che hanno saputo avere il carattere per farlo. Ma nel frattempo, il paddock va avanti, il circo continua a girare e mentre la sua monoposto è già nelle mani di un altro, lui si affretta a tornare in pista più carico per questo weekend in Giappone. La lezione è chiara: in Red Bull il tempo è un lusso e Lawson lo ha imparato nel modo più crudele possibile. E potrebbe non essere l’ultimo…