A distanza di qualche mese dal gran premio di Jeddah, si rifanno vivi gli organizzatori del circuito medio-orientale per parlare del tema della sicurezza. I responsabili del tracciato dell’Arabia Saudita hanno parlato privatamente con i team e i piloti, rassicurandoli sul fatto che nel prossimo evento non accadrà nuovamente quanto successo qualche mese fa.
Jeddah: un weekend ad alta tensione
La coltre di fumo che aleggiava all’orizzonte e si infiltrava persino sotto i caschi dei piloti pareva, inizialmente, ‘solo’ il risultato di un incendio. Quanto scoperto dopo le prove libere del venerdì ha lasciato ogni occupante del paddock a bocca aperta. Un gruppo di ribelli yemeniti ha compiuto un attacco terroristico, lanciando dei missili su un impianto petrolifero di Aramco (sponsor di Aston Martin) a poche miglia di distanza dal tracciato.
Il paddock, durante il weekend, è diventato un ambiente in cui si respirava paura e tensione. I piloti e le squadre si sono incontrati privatamente per rispondere alla domanda più ovvia di tutte: correre o fare le valigie? Dopo varie ore senza notizie ufficiali, il verdetto: la gara si correrà. La domenica il neo-tracciato arabo ha visto trionfare l’ormai prossimo vincitore del titolo Max Verstappen dopo un lungo duello con Charles Leclerc; ma dopo la fine dell’evento, il contesto sportivo ci ha messo poco tempo per sfumarsi e lasciare posto a nuove discussioni su quale fosse la scelta più etica da prendere quel weekend, e per il futuro.
A Jeddah si cerca di ricostruire
Nella città affacciata sul Mar Rosso, nulla è stato fermo in questi mesi. Gli organizzatori nonché responsabili del tracciato hanno e stanno cercando di ricostruire l’immagine dell’evento, intrattenendo vari incontri con piloti e squadre al fine di ripristinare un senso di sicurezza non facile da risvegliare. A tal proposito si è espresso il ministro dello sport arabo Abdulaziz Bin Turki Al-Faisal: “Abbiamo parlato con team e piloti delle misure necessarie che sono state prese, lavorando in particolare con la F1, e la nostra priorità numero uno è la sicurezza per tutti. Questo non solo in pista, ma in tutto il regno. Stranamente, tre giorni dopo l’attacco è stato annunciato un cessate il fuoco. Quindi credo che con tutti i media che sono venuti alla gara, sia stato un modo per mostrare aggressività e per attirare l’attenzione. Ma eravamo fiduciosi su sicurezza e protezione in quel momento“.
“Sappiamo di avere delle preoccupazioni riguardo ad alcune questioni. Non siamo perfetti e non abbiamo mai affermato di esserlo. Ma almeno stiamo imparando dalle nostre esperienze e stiamo prendendo provvedimenti per migliorare le cose in futuro“.
Abdulaziz ha inoltre spiegato le misure che sono state prese per proteggere tracciato e città stessa da eventuali minacce: “Durante l’evento sono state dispiegate più di 4.000 truppe proprio per questo, perché quando succedono queste cose si teme che le persone che vogliono aggravare la situazione se ne accorgano. Quindi abbiamo fatto sì che nessuno compromettesse la sicurezza dell’evento e della città“.
Sicurezza anche dentro la pista: upgrade in arrivo
Come noto, il layout di Jeddah permette alle monoposto di avere una velocità media molto elevata, quasi come a Monza. Ciò comporta però anche dei rischi, soprattutto se si considerano gli spazi stretti del circuito. Basti pensare allo spaventoso incidente di Mick Schumacher. Il principe Abdulaziz ci ha tenuto a rassicurare ulteriormente partecipanti e spettatori, annunciando cambiamenti per mitigare i rischi: “Stiamo lavorando con la FIA e la F1 per alcune modifiche alla pista. Il tracciato è lo stesso, ma per questioni di sicurezza miglioreremo la visibilità. Abbiamo anche capito che la nuova monoposto è più sensibile ai cordoli, come è successo a Miami, quindi li abbiamo cambiati. Da quando abbiamo terminato la seconda gara stiamo lavorando costantemente con la FIA e la F1 per assicurarci di arrivare alla prossima ben preparati“.
FONTE: Motorsport.com Italia