Il tris di gran premi inaugurali dell’odissea 2023 che affronterà il circus si è concluso. C’è chi si lecca le ferite, chi si accontenta, e chi cerca di evitare di compiacersi per il buon lavoro fatto al fine di continuare a sferrare colpi sulla concorrenza con la solita durezza. Ci aspetta un mese di pausa, poi, altre 20 gare che metteranno a dura prova anche i nervi dei più resilienti. Siamo solo all’inizio, ma di conclusioni ne possiamo già tirare anche troppe. È l’ora di immergersi nell’analisi a freddo di queste prime tre gare, tra chi gode, e chi si tormenta.
Pole position per chi sorride dopo le prime tre gare
A fine 2022 si parlava già di lotta a tre nella stagione successiva. Eppure, a gioire più di tutti c’è solo una squadra. La Red Bull, è ormai diventato scontato dirlo, gode di una superiorità tecnica a dir poco spaventosa. Ciò che permette alla squadra del toro alato di dormire serena non è tanto il massiccio distacco rifilato ogni domenica ai rivali, quanto la consapevolezza di avere un vantaggio di qualche mese sulla concorrenza.
A rasserenare ancor di più i tecnici di Milton Keynes sono gli sviluppi sempre efficaci, nonché l’avere come prima guida un pilota, ormai, praticamente perfetto. Il dado è ormai tratto per la stagione in corso, e non c’è penalità in galleria del vento che tenga per mettere in dubbio la superiorità di questa squadra. tre gare e tre vittorie testimoniano il tutto. Una volta sistemati i capricci tecnici della RB19 – come quello che ha costretto Verstappen al ritiro nelle qualifiche di Jeddah – sarà nirvana per i nuovi egemoni di questa Formula 1.
Quando meno te l’aspetti
“Quando meno te l’aspetti”, un modo di dire il cui dicotomico significato inquadra alla perfezione la situazione dei tre inseguitori. Da una parte Aston Martin, che dal nulla si ritrova a fare da spina nel fianco a due mostri sacri di questo sport. La squadra di Lawrence Stroll, a detta del proprietario, avrebbe necessitato di un centinaio di gare per arrivare per lo meno vicino alla vetta. Beh, i tecnici sono stati fin troppo pessimisti, anche se magari hanno sopravvalutato chi ora si contende con loro il terzo gradino del podio. Il buon Fernando Alonso è in brodo di giuggiole dopo tanti anni di navigazione a vista e scarsi risultati. Ferreo, feroce, Fernando.
Dall’altra parte, invece, ci sono i confusi. Vittime di concetti difficilmente interpretabili, con monoposto che sembrano soffrire le nuove modifiche regolamentari. Le aspettative erano altre, soprattutto per Ferrari, che dopo tre gare si trova quarta in classifica con meno punti rispetto all’avvio del disastroso 2020. Per la prima volta abbiamo visto un Hamilton davvero stizzito nei confronti del team, e uno Charles Leclerc sempre più spazientito dalla routine che contraddistingue Maranello da ormai molti anni. La stella sembra più ottimista verso il domani, anche se è difficile dire cosa ci aspetterà a seguito degli aggiornamenti programmati. Ciò che è certo è che questo sport ha un disperato bisogno di queste due squadre nelle posizioni che contano, e sperare nei miracoli, a volte, non basta.
Quando tre gare non bastano
Prendere in mano la classifica costruttori può aiutare ad identificare i valori in campo, ma in tre gare può anche risultare un esercizio fine a se stesso, come testimonia il caso Alpine. La squadra di Enstone è partita col piede sbagliato. La A523 promette bene, ma il doppio zero in Australia affonda la squadra anglo-francese addirittura dietro McLaren. Un classifica bugiarda che ci sussurra di aspettare il lungo periodo. Alpine potrà contare su una buona base di sviluppo e su due talentuosi piloti. A farne le spese, salvo miracoli, sarà McLaren. La squadra papaya, salvo l’exploit dell’Australia, ha deluso tanto, piloti in primis, loro malgrado. Chissà se gli aggiornamenti previsti per l’Azerbaijan e i cambiamenti strategici daranno vita alla MCL60.
Questione di budget
Non vanno tralasciate le arrancanti quattro. Così come in alto, anche in basso vige la narrazione ‘gioia e dolore’. Non c’è un buon clima in AlphaTauri, dove il team principal Franz Tost ha addirittura dichiarato di non fidarsi più dei suoi ingegneri. La squadra satellite di Red Bull ha un solo punto grazie al decimo posto di Tsunoda in Australia. La situazione politica della squadra pare caotica, visto il sempre più logoro legame con Red Bull che addirittura minaccia la rottura della partnership. Potrà senz’altro beneficiarne un’Alfa Romeo alla ricerca di risultati migliori visto l’avvio sotto le aspettative post-2022. Non di facile decifrazione il duo Haas-Williams. Tutto dipenderà dalla direzione del nuovo team principal James Vowles e dall’incognita sviluppi di Haas. Considerando che, come sappiamo, questi ultimi due termini di rado fanno rima.