Lewis Hamilton è stato recentemente ospite del podcast On Purpose di Jay Shetty, in cui si è aperto su svariati temi, dall’infanzia alla carriera in Formula 1, fino ai progetti che coltiva al di fuori della pista.
Gli anni della scuola: il periodo più traumatico
Hamilton comincia raccontando la sua infanzia, che definisce come “il periodo più traumatico della mia vita“. Da quando aveva sei anni, il piccolo Lewis ha iniziato a venire bullizzato e discriminato per il colore della sua pelle. A 16 anni, poi, ha scoperto di essere dislessico e questo non ha certo aiutato.
Nel frattempo, l’inglese stava muovendo i primi passi nel mondo delle corse, cosa che i compagni e i professori non vedevano di buon occhio. I kart, però, gli hanno permesso di incanalare le sue emozioni in qualcosa di produttivo ed erano anche un modo originale per trascorrere i weekend in famiglia.
Riguardo la sua famiglia, Hamilton spiega che i suoi genitori si sono separati quando lui era molto piccolo. Suo padre Anthony è sempre stato la sua roccia: gli ha insegnato la disciplina e a “sfogarsi” in pista. Da sua madre Carmen, invece, ha preso l’empatia. Lewis, poi, ha sempre avuto un ottimo rapporto anche con la matrigna Linda, che ha dato alla luce suo fratello Nicolas.
Hamilton e il rapporto con gli altri piloti
Tornando alle corse, Hamilton crede che i piloti abbiano molto di più in comune di quanto si pensi e spera di essere un esempio per i più giovani, ma quando è in pista può piacergli l’avversario ma non deve mai mostrarlo. Il numero 44 continua esprimendo la sua gratitudine nei confronti di quelli che, assieme a lui, si sono inginocchiati prima di ogni gara nel 2020, a difesa del movimento Black Lives Matter.
Le montagne russe della Formula 1
Parlando di successo, Lewis rivela che in Formula 1 sei costantemente su una montagna russa: un giorno vinci la gara e quello dopo sei a casa e hai un crollo emotivo per tutto lo stress a cui sei sottoposto nel weekend di gara e non solo.
Il miglior modo per trovare il giusto bilanciamento per lui è l’attivismo. Sente di combattere per qualcosa di più grande di una vittoria in Formula 1, vuole lasciare un segno nel mondo. Inoltre, spiega che lo yoga, la meditazione e i podcast lo aiutano a distaccarsi dalla frenetica vita del paddock.
Come si affrontano le difficoltà
Nonostante sia il pilota con più vittorie della storia, Hamilton pensa di aver imparato di più dai momenti in cui ha perso. Uno di questi è stato sicuramente il 2022, in cui si è trovato a dover lottare come non mai per finire sul podio dopo anni al top. Tutta la squadra, però, nel momento di difficoltà si è aperta più che in passato ed è riuscita a tornare vicino alla vetta.
La gara della vita
Vetta che Hamilton ha toccato al GP di Turchia del 2020, quando ha raggiunto Schumacher a quota sette titoli mondiali. “L’ultimo giro in Turchia ho visto tutta la mia vita passarmi davanti. Tutte le mie difficoltà, tutti i miei dubbi se ce l’avrei fatta o no, tutte le paure… Mi è passato tutto davanti agli occhi come un flash. Ho tagliato il traguardo e mi sono detto ‘ce l’hai fatta’. E voglio dire a tutti i bambini là fuori che anche loro ce la possono fare“.