Nella mattinata di ieri è andato in scena il gran premio di Las Vegas. Una gara che tanto ha fatto parlare di sé, dall’incognita temperature, al problema di sicurezza legato ai tombini mal fissati. Liberty media si è presa un rischio non indifferente scegliendo di correre in un luogo così atipico, ma il risultato è stato tutt’altro che deludente. Non esiste, d’altro canto, solo lo show in questo sport. Andiamo quindi ad analizzare i pro e i contro del GP di Las Vegas, e vediamo se sia stato un successo a tutto tondo o meno.
Perché promuovere Las Vegas
Dopo aver tirato le somme sui piloti del Fanta, è arrivato il momento di dedicarsi al gran premio in sé. Non c’è il minimo dubbio che quello di Las Vegas, dal lato dello spettacolo, sia stato un successo. Abbiamo assistito ad una molteplicità di battaglie che troppo raramente vediamo durante una stagione, specialmente in quella in corso. Dai duelli tra Leclerc e i due della Red Bull, alla rimonta di Sainz, per arrivare alle meravigliose performance di Stroll e Ocon. Non sono mancati poi i colpi di scena, come la carambola al via, il contatto tra Verstappen e la Mercedes di Russell, o il duro botto di Norris. Insomma, un insieme di episodi che hanno tenuto il pubblico col fiato sospeso dall’inizio alla fine.
A garantire tale successo, sono stati principalmente due fattori. Il primo, il basso degrado, che ha consentito ai piloti di spingere più di quanto si sperasse dopo i dubbi sulle temperature glaciali. Il secondo, il layout in sé. La pista di Las Vegas sembra disegnata appositamente per incentivare i sorpassi. Tre lunghi rettilinei e due zone DRS che costringono i team ad assetti estremi per portare le monoposto a quasi 350 Km/h. Un insieme di fattori che non permettono a chi è davanti di riposare, vista la facilità di chi sta dietro di rimontare grazie alle frequenti scie di cui può giovare.
Che cosa non funziona
Il primo fattore che fa dubitare della sempiterna riuscita del GP sperata dagli organizzatori è quello delle temperature. Quest’anno è andata bene, ma se Liberty vorrà estendere il contratto dell’evento dovrà fare qualcosa per scongiurare eventuali scandali. La scarsa sicurezza della pista, poi, non ha giovato al weekend. Al venerdì (italiano) Sainz ha sentito detonare un tombino a pochi centimetri dal suo sedile, con la conseguente interruzione che ha costretto i poveri spettatori a vedersi privati di una sessione tutt’altro che a buon mercato.
Da citare anche l’olio in pista, a dir poco inammissibile. Sì, perché durante la parata, la macchina che portava Oscar Piastri ha perso dell’olio sul rettilineo principale. La conseguenza è che chi partiva dal lato sporco, si trovava anche una bella spruzzata d’olio con cui dover fare i conti. A detta di Sainz, questo è stato il motivo della carambola alla prima curva.
Las Vegas: quindi che dire?
Il post Las Vegas porta con sé un sentimento simile al post Jeddah del 2021. In Arabia Saudita, erano tanti i dubbi e le critiche al nuovo tracciato. Dopo la gara, tuttavia, molti si sono ricreduti sulla bontà della pista. Così come Jeddah, la pista ha velocità medie altissime per incentivare i sorpassi; e sempre come Jeddah, il post gara ci lascia con un taccuino di note circa le cose da migliorare per tutelare la salute dei piloti. La “prova provata” del fatto che quando la F1 privilegia lo show, ci riesce alla grande, ma poi deve fare i conti con le misure di sicurezza. A Jeddah ha cercato di sistemare le cose adottando contromisure che hanno certamente aiutato, dunque, si spera che in Nevada accada lo stesso.
Il parere dei piloti non fa che influenzare, giustamente, queste conclusioni. Verstappen, Leclerc, e tanti altri cui è stato chiesto cosa avessero provato, hanno detto che si sono divertiti, e nemmeno poco. Se chi guida per mestiere dà un parere simile, chi siamo noi per confutarlo? Ciò che è certo è che se questa è la nuova linea di una Formula 1 incentrata quasi totalmente sullo show business beh, allora il bingo c’è stato. A casa ci si è divertiti, e questo è l’importante. L’unica cosa che lascia l’amaro in bocca, è l’opulenza sempre più ingombrante dello sport. La massima serie ha da sempre rappresentato un mondo a parte, ma la piega recente – dal porto finto di Miami, allo sfarzo saudita – non fa che lasciare un vuoto nel cuore degli appassionati amanti della tradizione.
La risposta al quesito posto all’inizio è dunque questa: dipende dagli occhi di chi guarda. Se si privilegia il divertimento, la gara di Las Vegas ha avuto successo a tutto tondo. Se però si è amanti di ciò che questo sport ormai non è più, il fatto che un evento del genere non rappresenti ciò che ha fatto innamorare molti appassionati della classe regina – con le dovute eccezioni – è senz’altro un boccone amaro da mandar giù.