Il giorno dopo è tutto più chiaro.
Dopo il tramonto domenicale, tinto prevalentemente di rosso, l’alba di una nuova settimana motoristica schiarisce tutti i pensieri, ricongiungendoli verso un’unica, oggettiva, realtà: la Formula 1 è agli albori di un nuova era.
Se fino a ieri, le supposizioni riguardo ad uno stravolgimento totale di ciò che avremmo visto in pista, erano solo lontane supposizioni, oggi possiamo affermare che sono una concreta realtà.
Non esattamente per i valori espressi, visto e considerato che, tolte le consuete sorprese e delusioni, non vedremo un team che non sia seduto al tavolo dei tre moschettieri Ferrari, Redbull e Mercedes, lottare per il titolo.
Quanto invece per una reale e tangibile possibilità da parte di tutte le monoposto, d’interpretare in maniera totalmente differente le gare, sia dal punto di vista strategico, che dell’azione in pista.
Il Bahrain è stato il Giordano del battesimo di questa nuova era F1, in cui le vetture inseguitrici possono permettersi il lusso di restare attaccate alle battistrada. Una caratteristica che ieri ci ha lasciati spettatori a bocca aperta di un duello ripetuto tra due fuoriclasse assoluti.
Il confronto in pista tra Verstappen e Leclerc è lo specchio concreto di questa nuova filosofia di Formula 1.
Ma analizziamola punto per punto.
PILOTI DA MANUALE
Staccata, preparazione, incrocio, controsorpasso.
La sintesi, quanto più semplice possibile, di tre giri di fuoco in cui quei due diavoli se le sono date di santa ragione.
Se Domenicali era stato chiaro annunciando che da quest’anno il pilota avrebbe fatto la differenza, la conferma l’abbiamo avuta ieri con una battaglia ad armi pari vinta da chi, e non ce ne voglia Max, ha saputo gestire con più intelligenza e meno irriverenza i momenti caldi. Nessuna sportellata tra i due, nessuna vettura un secondo più veloce, nessun gioco di scie. Unicamente capacità di guida e talento che, almeno per stavolta, hanno premiato il monegasco.
PIT-STOP
Non c’è due senza tre.
Abituati a gare ad una sosta, con pit-stop brevi e talvolta utili solo a consentire l’utilizzo di una seconda mescola, avevamo dimenticato la bellezza della girandola confusionaria di sostituzioni ai box. Le tre soste di ieri ci hanno regalato quel pizzico di incertezza in più, che in uno sport estremo non guasta mai.
Il cronometro, poi, ha fatto la sua parte, con i meccanici chiamati a migliorarsi poiché, da quanto visto, da quest’anno i dettagli peseranno sull’ago della bilancia.
LE MISURE CONTANO
Tralasciando l’estetica e mettendo da parte anche il fattore “visibilità”, queste nuove gomme da 18″ hanno dichiarato tutta la loro essenza in curva uno.
Verstappen ci prova, come sempre in maniera aggressiva, suo marchio di fabbrica. Ma se è vero che qualcuno aveva definito le 13″ tropo facili da guidare e da gestire, allora è conseguenziale che Max si ritrovi a bloccare e perdere il punto di corda con queste diaboliche 18″.
Logico? Non diremmo, considerato che negli scorsi anni era consono vedere staccate da paura facilitate da gomme che aumentavano la capacità di percorrenza in curva.
Quest’anno non si scappa. Lo avevamo capito un po’ tutti ai test, ma ne hanno avuto la conferma, prima Russell in qualifica, poi Verstappen in gara.
Se a questo fattore aggiungiamo anche la capacità di queste gomme di soffrire minormente l’aria sporca, allora da oggi in poi sarà meglio preferire uno pneumatico da 18 pollici ad un anello da 38 carati.
VIAGGIO NEL TEMPO
Tyrrell a sei ruote? Brabham BT46 con ventola?
Negli anni ’70 e ’80 era consono che gli ingegneri si inventassero vere e proprie diavolerie per le proprie monoposto.
Le vetture erano talvolta rivoluzionarie e alla ricerca di soluzioni estreme. Se questa filosofia era drasticamente e nostalgicamente scomparsa nella recente Formula 1, lo stesso non si può dire per quel che riguarda la rivoluzione 2022. Pance larghe, strette, inesistenti. Musi lunghi, schiacciati, tagliati. Branchie, non branchie, griglie.
Insomma, chi più ne ha, più ne metta.
Vedere tutte queste soluzioni, estetiche e tecniche, ha di fatto realizzato il sogno di tanti nostalgici. Prestazioni, estetica e soluzioni, radicalmente differenti.
Ma siamo sicuri che tutto questo sia un bene?
L’UNICA FALLA DELLA NUOVA ERA
Se è vero che Max e Charles ci hanno regalato un testa a testa mozzafiato, va anche detto che il resto del gruppo si è sciolto come neve al sole.
I distacchi, dovuti alle molteplici soluzioni e, di conseguenza, alle prestazioni, hanno tradito i pronostici della FIA, che si aspettava una Formula 1 più compattata e meno sfilacciata degli altri anni.
Dati alla mano, senza Sefty Car, avremmo quasi rischiato di vedere quei due doppiare una delle Mercedes.
Una Formula 1 con queste potenzialità, non può permettersi questi distacchi, che andrebbero ad influire negativamente sullo spettacolo e sull’azione in pista. La speranza è che nel tempo, a partire già dal 4°/5° GP, e poi col prosieguo degli anni, le monoposto vadano a livellarsi, accorciando i gap e aumentando le possibilità d’azione.
Se è vero che questa nuova era ha apportato miglioramenti tangibili, allora è assodato che questa Formula 1 abbia tanto da raccontare. E se allora ha tanto da raccontare, concedeteci una citazione: “Formula 1, non ti disunire“
Perché per tanto, troppo tempo, hai pagato lo scotto di essere definita uno sport “noioso”, “da vecchi”, “da sonno”.
Invece a noi va di credere in questa nuova era di Formula 1 che punta ad unire, ad appassionare, a coinvolgere.
Una Formula 1 che non si disunisce e convoglia le sue potenzialità in uno spettacolo reale ed assoluto.
E di fronte alla veridicità di questo spettacolo, fatto di uomini in carne ed ossa, che rischiano la vita superando ogni limite, non c’è “Drive to Survive” che tenga.