In queste ultime settimane la federazione sta facendo molto parlare di sè. Dall’indagine – poi interrotta – sui coniugi Wolff alle ultime dimissioni, si prospetta essere un 2024 delicato per la FIA e il suo presidente.
Dimissioni ai vertici FIA
Anno nuovo, cambiamenti in vista. Stiamo assistendo ad una rivoluzione interna alla federazione, con alcune figure di vertice che lasciano il posto in un momento molto delicato.
Dopo la ristrutturazione dei ruoli tanto voluta da Ben Sulayem a inizio 2023, con l’annuncio relativo alle dimissioni di Tim Gross, la FIA rimane priva di tutte le nuove figure a capo della direzione tecnica e sportiva. L’ormai ex direttore tecnico segue infatti nella scelta Steve Nielsen, direttore sportivo.
Se però di Gross occorre trovare un sostituto, il ruolo di Nielsen è passato nelle mani di Tim Malyon. Sarà compito dell’ex Red Bull (ai tempi di Sebastian Vettel) curare la direzione gara e il Remote Operations Center di Ginevra, riferendo tutto a Nikola Tombazis.
L’insoddisfazione dello stato delle cose all’interno dell’organo di governo è solo una parte della scia di danni dell’uragano FIA.
Serpeggia malumore, incertezza, di cui il presidente non ha bisogno. Non se lo può permettere, specie in questo clima di calma prima della tempesta che regna sul motorsport, più in particolare nei rapporti tra F1 e federazione.
Ben Sulayem sul filo del rasoio
Tra i due enti – FIA e Liberty Media/FOM – si è in regime di guerra fredda. La situazione è spiacevole soprattutto per la FIA, che si crede potente, ma sta camminando in terre pericolose.
Il rapporto infatti è sempre più burrascoso, e se formalmente si è evitata la lacerazione, degli strascichi rimangono. L’indagine della FIA su Toto e Susie Wolff ha generato un muro compatto dei team di F1, un colpo basso per il presidente e il suo peso politico nei confronti della categoria.
È sempre stato chiaro che Ben Sulayem ambisca al potere. Negli anni ha allungato il braccio nel piatto di altri, comportamento che ha inficiato anche sulla sua credibilità. Questo stride con la neutralità che un presidente dovrebbe avere. È il ruolo che per eccellenza richiede neutralità, pensare al bene per lo sport più che agli interessi personali.
La FIA sta vivendo quasi come una partita a Jenga. Con gli ultimi pezzi tolti, la torre è in bilico, ondeggia: basta poco per farla crollare, quasi una leggera brezza. L’organo di governo è imprescindibile, su questo non c’è dubbio, ma proprio per questo ci si attende un cambio di passo.
La FIA in questo 2024 deve applicare le norme in modo uniforme, certo, per riconquistare lo status di organo autorevole.