Si percepisce il movimento frenetico a Maranello. Un allarme rosso Ferrari, con un protocollo d’emergenza da eseguire come quando si trova una falla nello scafo di una nave, in mare aperto. Le dimissioni di Mattia Binotto, non ancora ufficiali, hanno aperto una breccia nello scafo al quale servirà tempo e fatica per essere riparato. Non importa quale sia lo scopo di questo allontanamento, tantomeno la volontarietà di quelle che sarebbero, alla fine di tutto questo circo, dimissioni. Quello che importa è trovare una soluzione rapida ma efficace per non avere un impatto devastante sulla prossima stagione e su quelle future.
Progetti già iniziati, una macchina che non si è mai fermata, l’equilibrio insomma non va spezzato, ma questa forte turbolenza avrà delle conseguenze che lo mineranno nei giorni a venire. Sono ancora tutte supposizioni, non c’è nulla di ufficiale se non fonti autorevoli a cui aggrapparsi in questa rappresentazione dell’assurdo. Ma che in Ferrari ci siano meccanismi, sotterfugi poco trasparenti noti a pochi, non sorprende. Una complessità che ciclicamente si ripresenta in Ferrari, e che è tornata a galla proprio in questi giorni. Trascinando nomi e colpe sul tavolo dell’arringa mediatica.
Equilibri spezzati
I mal di pancia di Leclerc, in alcuni momenti chiave di una stagione che ha assunto un riflesso distorto della realtà, prendendo la scena alla F1-75 partorita con tanto sudore, sono stati presi come principale testimonianza di questa inevitabile separazione tra la Ferrari e il suo capitano, Mattia Binotto. Nel tracciare un sentiero coerente con quanto emerso dalle indiscrezioni, sono stati tirati in ballo diversi nomi per il “dopo Binotto” alcuni dei quali correlati alla figura del giovane monegasco, il pupillo del presidente John Elkann disposto a far saltare qualsiasi testa, secondo alcuni, per tutelarlo. Per agevolare un passaggio, quello a prima guida, che non si è mai concretizzato nemmeno quando i risultati sportivi parlavano da sé.
Frédéric Vasseur, attutale TP di Alfa Romeo, da subito è stato il principale candidato al ruolo di Team Principal. Il suo ottimo rapporto con il presidente e con Leclerc ha contribuito ad alimentarne le voci attorno. Sul suo nome la platea si è divisa ma la maggior parte ritiene che un suo arrivo porterebbe solamente più potere decisionale a Leclerc, pilota di talento ma che in questa stagione ha dovuto imparare tanto. Charles si ritroverebbe un peso ben più grande di quello mai avuto fin ora, da sopportare. Inoltre il palmares di Vasseur non è dei più allettanti. Senza infamia ne’ lode insomma. In aggiunta ci sarebbero anche gli impegni extra F1 che lo limiterebbero.
Una scelta di ripiego
La domanda che tutti si sono fatti appena uscite le indiscrezioni sui candidati post Binotto è: non c’era un’alternativa migliore a Vasseur? Una domanda più che legittima considerando che un cambio Binotto-Wolff, per quanto utopico, avrebbe avuto tutt’altro peso parlandosi anche di realtà competitive più o meno sullo stesso livello. Vasseur “svaluterebbe” la figura del TP Ferrari, pur facendo parte dell’orbita del cavallino. Secondo La Stampa Vasseur sarebbe però l’unica figura disposta ad accettare dopo una serie di “no” da parte di altri candidati. In alternativa Ferrari potrebbe lasciare l’incarico all’amministratore delegato Benedetto Vigna nominando anche un direttore tecnico a supporto nel caso servisse più tempo per attutire il peso di questa situazione delicata sollevando responsabilità alla squadra che verrebbe gestita dall’alto.
“Vasseur resta candidato alla successione di Binotto, anche se il suo nome ha destato qualche perplessità nell’ambiente (si tratta pur sempre del numero uno di una squadra di bassa classifica). Un’ipotesi alternativa è l’incarico ad interim all’amministratore delegato della Ferrari, Benedetto Vigna, e la nomina di un direttore tecnico, figura cancellata da Binotto. Proprio Vigna in un’intervista a CNBC, ha citato il motto di Enzo Ferrari: «Il secondo classificato è il primo dei perdenti» viene riportato da Stefano Mancini su La Stampa.
Spunta il nome di Ross Brawn
La figura del direttore tecnico potrebbe essere invece gestita da una vecchia conoscenza a Maranello: Ross Brawn. Un nome, una garanzia. Non c’è da stupirsi se si sta riversando un eco grandissimo attorno a questo rumors.
“Sembra decaduta l’ipotesi Andrea Seidl, oggi a capo della McLaren, mentre appare suggestiva l’ipotesi di un ritorno di Ross Brawn, direttore tecnico ai tempi di Schumacher e adesso parcheggiato come direttore della F1. Chi assumerà la carica sarà il quinto team principal degli ultimi nove anni, che hanno visto avvicendarsi Stefano Domenicali, Marco Mattiacci e Maurizio Arrivabene”.
Avevamo parlato di Toto Wolff, ecco forse Brawn per la sua esperienza, conoscenza tecnica, per il fatto di conoscere il team, di aver vissuto nel cuore pulsante del cavallino, senza influenze interne, esterne, ripercussioni sui piloti che porterebbe invece un Vasseur, tanto vicino a Charles quanto lontano da Carlos, sarebbe il giusto compromesso e degno successore di Mattia Binotto. In Ferrari dopo le smentite nel GP di Abu Dhabi ora tutto tace. Solo il tempo potrà dirci se questo schema si avvererà. O se sarà stata l’ennesima illusione partorita dalle nostre menti in cerca di dare una forma ben specifica a ciò che ci aspetta nell’immediato futuro.
Fonte dichiarazioni: FormulaPassion