La lotta di Fernando Alonso per il terzo posto nel Gran Premio del Brasile è la dimostrazione che il limite, quando si vuole davvero, lo si può superare. Anche a 42 anni. Anche con una monoposto inferiore e dopo una stagione tutt’altro che rose e fiori. Perché Fernando è così. Non vive di rimpianti come spesso magari pensano gli altri. Sa che per un’occasione persa ne può arrivare una più grande. Che da un sorpasso può arrivare un contro attacco, anche all’ultimo giro, all’ultima curva, fino all’ultimo millimetro. Ci prova, ci proverà sempre finché non arriverà il momento di appendere il casco al chiodo definitivamente. Ma finché questo non accadrà continuerà a dimostrare di cosa sia capace un pilota, parlando per tutti coloro che sono in pista.
Un podio che mette fine al periodo nero dell’Aston Martin
Con quello colto ad Interlagos Fernando Alonso sigla l’ottavo podio stagionale. Forse il più bello in questa prima avventura in Aston Martin e non solo per il modo in cui è arrivato, ovvero dopo un duello forsennato con Perez al quale ha strappato la terza posizione per appena 53 millesimi all’ultimo giro. Quello in Brasile è infatti il primo podio dopo un lungo e faticoso digiuno che durava dal 27 agosto a causa di una parabola discendente dell’Aston Martin dopo gli aggiornamenti al fondo e alla carrozzeria portati in Canada. La AMR23 cambia volto, non è più quella di inizio stagione e tutti ne risentono. Si torna indietro sul fondo, decidendo di tornare alla configurazione vecchia. Ci vuole maturità anche in questo. Rendersi conto di aver sbagliato prima di tutto. Prima di poter fare un passo in avanti.
Si è parlato tanto di Fernando nell’ultimo periodo. In questa fase finale della stagione, con la pausa invernale alle porte le notizie su un possibile trasferimento o addirittura sul ritiro si sono rincorse nel paddock. Alla vigilia del weekend in Brasile aveva dichiarato che non avrebbero lottato per nessun obiettivo, che la stagione si poteva considerare finita ma il Brasile ha riacceso la fiamma che Fernando custodisce dentro di se, in attesa di un’occasione da poter sfruttare. Quelle voci, Fernando non vedeva l’ora di poterle mettere a tacere con la risposta più chiara è spiazzante che ci potesse essere: un podio.
Se c’è una cosa per la quale Fernando si è sempre contraddistinto è quella di credere sempre nelle seconde, nelle terze occasioni. La maggior parte dei piloti magari avrebbe mollato al sorpasso finale di Perez, lui no. Tanto accontentandosi sapeva già cosa avrebbe ottenuto.
“Quando Perez mi ha superato, al penultimo giro, mi sono detto che ormai era finita, – ha detto Alonso a fine gara, ma ho provato a sfruttare il suo modo di entrare in curva 4 a mio favore, e sono riuscito così a regalare un risultato importante al mio team”.
Fernando, 42 anni e ancora tanto da dare
Un podio che permette a Fernando e al team di lasciarsi alle spalle almeno per ora quell’incertezza, quei problemi e le polemiche di questi ultimi mesi che sono rimaste in un angolo nascosto di Fernando. Quello oscuro, forgiato dalle tante delusioni collezionate in una carriera che non gli ha reso giustizia. Vuoi per sfortuna, per un mancato allineamento dei pianeti, vuoi per quel carattere, quel lato che molto spesso emerge nelle dichiarazioni dello spagnolo. I media si divertono a giocare con lui, e lui con loro. Perché mentre loro parlano, mentre tutti parlano di Fernando Alonso lui risponde parlando per tutti.
Parla per Perez che fino all’ultimo ha cercato disperatamente il podio, in una lotta che gli ha comunque ridato il sorriso dopo un periodo buio. Per Norris e Verstappen, le generazioni future che corrono verso il loro obiettivo non accontentandosi mai. Parla per Lewis, tramortito nella sua Interlagos. Per Leclerc che non ha avuto l’opportunità di battersi in pista. Anche per il suo compagno di squadra con il quale ha condiviso una seconda fila a cui nessuno, alla vigilia avrebbe creduto. Lui parla per tutti. E lo fa in pista dove non esistono rimpianti.
Con una fame, un talento e una determinazione paragonabile forse a quella dei due giovani piloti con cui ha condiviso il podio e che hanno davanti a loro una lunga carriera. Nel caso di Verstappen già più proficua di quella di Fernando. Fernando sa di non poter ambire ad un sedile più prestigioso. Ma che sia più o meno prestigioso, non è quello a fare la differenza. È la mentalità vincente a portarlo in alto. È la sua capacità di distinguersi anche con una monoposto inferiore che lo rende speciale. Che gli permetterebbe a 42 anni di giocarsi un mondiale. Fernando Alonso è tutto questo. E non possiamo farne a meno.