Nella giornata di ieri, 23 Luglio, durante la 54ª edizione del Giffoni Film Festival, l’ospite della sezione sport, Kimi Antonelli, ha lasciato diverse dichiarazioni. Tra il suo anno in F2, la sua ultima vittoria e il suo futuro nel Motorsport, qui di seguito le parole del giovane pilota.
Andrea Kimi Antonelli, un incontro powered by ACI al Giffoni
Antonelli è reduce dalla sua vittoria in Ungheria ha regalato emozione al team ma soprattuto ai tifosi. L’inizio stagione con Prema in F2 non è andato nel migliore dei modi, ma la sua tenacia lo ha portato a perseverare con i suoi obiettivi. Ha poi parlato dei numerosi sacrifici che lo hanno portato dove è oggi e che, sicuramente, lo porteranno ancora più lontano.
«Io credo che il motorsport sia uno sport bellissimo, regala tante soddisfazioni ed emozioni, ma anche tante delusioni. L’importante è saper rialzarsi quando hai un brutto momento e sempre credere nell’obiettivo che si vuole raggiungere. Sono molto contento che il Giffoni si sia aperto al Motorsport e spero che questi ragazzi riescano a raggiungere il loro obiettivo in futuro.»
«È uno sport che richiede tanti sacrifici, ho sempre passato sin da piccolo più tempo in pista che a casa, diciamo che ho rinunciato alla vita da “ragazzo normale”. La pista e gli hotel sono la mia casa, ormai. Da piccolo ci soffrivo un po’, però una volta capito quello che volevo fare, il mio sogno, non ci ho fatto più caso. Con sacrifici si può raggiungere qualsiasi obiettivo.»
Uno sguardo sul suo futuro
Ci ha poi regalato la sua panoramica del futuro, come vede il Kimi più grande, sempre pronto a perseverare con i suoi sogni. Per Kimi esiste il sogno, lo ha ribadito più volte durante la conferenza, ma quando abbassa la visiera non è più qualcosa di onirico, ma un traguardo, un qualcosa da raggiungere a tutti i costi con la sua tenacia.
«I miei obiettivi? Arrivare in F1 e vincere, niente ancora ufficiale, vediamo cosa succederà l’anno prossimo. E poi comunque devo dire che il mio idolo è Senna, una cosa che mi ha impressionato è che lui era grande come pilota ma anche come persona, mi piacerebbe raggiungere anche solo una piccola parte di quello che ha fatto lui.»
«Diciamo che l’inizio stagione non è stato come ci aspettavamo, molto difficile. Iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel. È stata una stagione complicata per il team, quindi diciamo che anche da parte mia ho fatto un po’ fatica ad esprimere il potenziale. Adesso che stiamo migliorando e iniziando a vedere delle soddisfazioni, siamo saliti in classifica e il campionato è ancora lungo per ottenere altri risultati.»
Non potevamo poi non raccogliere la base del suo sogno, il racconto dell’inizio
«La passione me l’ha trasmessa mio padre, ex pilota di Super Turismo. Dal ’94 è team manager di un team. Sin da piccolo mi ha sempre portato in pista e provando un kart dentro di me è scoppiata la passione. Vincendo gare ho avuto sempre più voglia di continuare. Le lezioni importanti che mi ha insegnato il motorsport: restare umili, sempre volare in basso e concentrarsi su quello che bisogna fare e su ste stessi. Inoltre quello che mi ha insegnato è accettare il fatto di dover rinunciare a delle cose per qualcosa di più grande, ad essere autocritici che è importante se si vuole sempre migliorare.»
A chi gli chiede cosa significhi vivere con la pressione di tutti, che credono nel suo futuro e che si aspettano grandi gesta eroiche, dalla sua umiltà di un ragazzo di 17 anni, risponde: «Sono ancora giovane, ho ancora tanto tempo per arrivare dove voglio. Sono molto appassionato, alla fine quando sono entrato in Mercedes la pressione è aumentata, ma fa parte del gioco. La capacità sta nel non soffrirla ma usarla per emergere ancora di più. Certe volte faccio ancora fatica, sopratutto quando i risultati non arrivavano in questa stagione. Affianco a me ho le persone giuste che mi aiutano a gestire tutto quello che ho intorno, a gestire la pressione soprattutto nei momenti difficili. La vittoria di Silverstone mi ha aiutato a sbloccarmi con la pressione, ma fa parte del gioco e bisogna imparare a farne un punto di forza. L’importante è anche staccare, dopo Spa ci sarà la pausa estiva e in questi momenti difficili servono un paio di settimane di stacco, per poi tornare più carichi di prima.»
Un giovane Kimi Antonelli alle prese con la patente, la sua esperienza
«Il fatto di correre in pista ad alta velocità e poi non poter correre per strada fa molto strano. La pista però è sicura, anche la vettura, per strada bisogna rispettare tutti i limiti per la propria vita e quella degli altri. A volte chiedo a mia mamma di poter guidare, però sono minorenne e non posso rischiare. Guido una microcar, va lenta ed è molto noioso, l’esame pratico è stato difficile, l’istruttore non era contento di come guidassi, andavo troppo spericolato. Alla fine mi sono calmato e dopo sono riuscito a passarlo, ho imparato a distinguere la pista da strada.»
L’arrivo in Mercedes Academy, il momento giusto
«Nel 2017 avevamo ricevuto diverse offerte dalle academy e nessuna ci aveva convinto, poi è arrivata Mercedes grazie a Giancarlo Minardi. È importante aspettare il momento giusto che ti fa cambiare la carriera. Nella gara di Ungheria, ad esempio, la SafetyCar è arrivata al punto fortunato, ma lo ero già io da inizio gara. È importante aspettare il momento giusto, cambia la vita e la carriera.»
Kimi, inoltre, ama seguire il padre nel suo percorso, aiutare i ragazzini promettenti come qualcuno ha aiutato lui in precedenza. «Per il momento non ho molto tempo per seguire il team (del padre ndr.), ma appena ho tempo ci vado molto volentieri. Quest’anno c’è un pilota molto giovane che sta gareggiando nel campionato europeo e sta andando abbastanza bene, per ora è il nostro pilota di punta. Quando vado cerco di aiutare i ragazzini il più possibile, anche nei test cerco di aiutarli nei punti dove fanno fatica. Nelle giornate di test andare con loro ti fa capire molto di più i punti forti e deboli»
L’arrivo in F1, un futuro già scritto
Non possiamo non aspettarci Andrea Kimi Antonelli in F1. Che sia l’anno prossimo o fra due anni, maturando maggiore esperienza, è un destino già scritto quello del pilota. Che per altro, ci racconta di aver già scelto il numero da usare nella massima categoria.
«Sì, sono pronto per la F1, assolutamente e non vedo l’ora di arrivarci. Ci vuole impegno, ma quello non manca e poi c’è bisogno di un pilota italiano in F1»
«Il numero che userò è il 12. Perché l’ho usato in F4, regional, ma quest’anno non ho potuto perché in F2 va in base alla classifica del team nell’anno precedente.»
Giancarlo Minardi, inoltre, presente anche lui in conferenza, ha aggiunto col sorriso e, forse, un senso di orgoglio: «Vi garantisco che è pronto, lo vedo spesso quando corre e vado a trovarlo a Imola.»