Il presidente del Ruanda, Paul Kagame, ha annunciato di aver presentato ufficialmente la domanda per ospitare un gran premio di Formula 1 a Kigali, la capitale. Lo stato ruandese però non è fornito ancora di un circuito. Ma la proposta pare essere vista di buon occhio da Stefano Domenicali e il presidente FIA Ben Sulayem. I dubbi, però, risiedono nei costi e nelle tempistica da affrontare.
Con il Ruanda la Formula 1 tornerebbe a correre in Africa
“Non possiamo aggiungere gare in altre località e continuare a ignorare l’Africa, da cui il resto del mondo prende ma nessuno le dà niente. Penso che avere un Gran Premio lì sarà davvero in grado di evidenziare quanto sia fantastico il posto, portare turismo e ogni genere di cose”. Questo è quanto rilasciato da Lewis Hamilton questa estate dopo la vittoria ottenuta in occasione del GP del Belgio. Le parole riportate da FormulaPassion non sono però una sorpresa. Da anni il sette volte campione del mondo ha cercato di introdurre l’argomento, in modo tale da farlo arrivare anche ai vertici della Formula 1 e della FIA. Ad oggi, a quanto pare, l’opportunità di rivedere il continente africano in calendario pare essere più forte che mai. Il Ruanda ha infatti ufficialmente presentato domanda per ospitare un gran premio di Formula 1.
La categoria regina del motorsport non corre nel continente africano dal 1993, in occasione del GP del Sudafrica. Al tempo, sul circuito di Kyalami, su ventisei vetture ne arrivarono al traguardo solamente sette, con Alain Prost che trionfò con la sua Williams davanti alla McLaren di Ayrton Senna e la Ligier di Mark Blundell. Kyalami, tra l’altro, è un circuito ancora in attività, tanto da essere insieme al Ruanda uno dei candidati per far tornare la Formula 1 nel continente africano. Per adesso però, la novità ruandese pare fare abbastanza notizia. Il presidente Paul Kagame ha dichiarato ad Agence France-Presse parole di impegno e di intraprendenza. “Sono felice di annunciare ufficialmente che il Ruanda si sta proponendo di riportare il brivido delle corse automobilistiche in Africa, ospitando un Gran Premio di Formula 1“.
Entusiasmo raccolto positivamente anche da Stefano Domenicali, dichiaratosi interessato al progetto ruandese. Ma, soprattutto, la proposta del Ruanda è vista di buon occhio dal presidente FIA Ben Sulayem, che ha già svolto degli incontri con il ministro dello sport Richard Nyirishema. Non è poi un caso che, proprio in questo periodo a Kigali, si è tenuta l’Assemblea Generale della FIA. Così come ci sarà la cerimonia di premiazione annuale della Federazione, in cui saranno premiati Verstappen e McLaren.
La Formula 1 in Ruanda: quali controversie?
Il Ruanda non è fornito di un circuito automobilistico. Per questo il progetto prevede tempi lunghi di realizzazione. Il territorio su cui sorgerà il circuito è già stato individuato. Quest’ultimo dovrebbe sorgere su una zona collinare, Bugesera, che si trova nei pressi dell’aeroporto della capitale Kigali. La progettazione del circuito, tra l’altro, a quanto pare vede la firma dell’ex pilota di Formula 1 Alexander Wurz, che ha corso nella massima serie tra gli anni Novanta ei primi duemila a bordo di Benetton, Williams e McLaren. L’austriaco, con la sua società, sta lavorando a stretto contatto con il governo da più di un anno per la realizzazione dell’ambizioso progetto.
Ma quali sono le controversie? Ben Sulayem, come detto, è entusiasta dell’opportunità. “Siamo allineati sui nostri valori e sugli obiettivi condivisi in settori chiave come l’innovazione, la sostenibilità e la sicurezza stradale, e non vedo l’ora di continuare la nostra collaborazione“. Ora però, vedendo la situazione politica ruandese, ci si domanda su quali possano essere questi valori decantati dal già discutibile presidente FIA. In Ruanda il presidente Paul Kagame è stato rieletto per la quarta volta con la percentuale sospettabilissima del 99,15% dei voti. Insomma, il contesto politico in Ruanda pare tutto tranne che trasparente. L’opposizione è ridotta al minimo e spesso ostacolata con metodi non democratici.
Eppure il Ruanda riesce a conservare dei buoni rapporti con l’occidente, in quanto il potere del presidente Kagame e del suo partito Fronte Patriottico Ruandese, se pur servendosi di una repressione importante, riesce a mantenere la situazione economica stabile nel paese. Di conseguenza, questa solidità apparente, permette al governo ruandese di poter avanzare proposte come quelle di ospitare un GP di F1. A pensare che quando quest’ultima corse in Africa nel 1993, in Ruanda la situazione politica era gravissima. Infatti, l’anno successivo scoppiò l’orrore del genocidio dei Tutsi ad opera dell’altro gruppo etnico ruandese degli Hutu.
Quanto costerebbe al Ruanda costruire un circuito di Formula 1?
La situazione politica e sociale è sicuramente migliorata, ma non è comunque delle migliori. La Formula 1, che da qualche hanno cerca di farsi sponsor dei diritti umani, dovrebbe quindi porre molta attenzione nel dove scegliere di correre. La FIA e la F1 sono rappresentanti del mondo occidentale, lo stesso che ha pesanti responsabilità nel genocidio dei Tutsi del 1994. Naturalmente è chiaro che la scia dei soldi può essere invitante, ma il contesto in cui si potrebbe gareggiare è comunque importante tenerlo presente. La sostenibilità di uno sport, o di un qualsiasi altro progetto comunitario, non è indetta solo da valori economici, ma anche ambientali e sociali.
Di conseguenza qualche dubbio sorge, come riportato da Stefano Gianuario di Sport e Finanza. La costruzione del circuito dovrebbe richiedere non meno di 150 milioni di euro. Una cifra che cozza con il reddito medio del paese, il quale tocca la cifra di 1.000 dollari pro capite, ovvero quasi l’equivalente di due biglietti per Monza. A dispetto di quanto se ne dica, la popolazione ruandese non naviga nel benessere e, un progetto così costoso, davvero si farebbe fatica a comprenderlo. Senza contare che poi, tra progettazione e costruzione del circuito, probabilmente la prima gara si potrebbe correre in Ruanda solamente nel 2030. Insomma, ha ragione Lewis Hamilton quando dice che bisogna guardare anche all’Africa quando si parla di Formula 1: ma a quale prezzo?
Fonti articolo: Sport e Finanza, FormulaPassion, Motorsport.com.