Dopo ore di indiscrezioni, il team sospettato di utilizzare un sistema per modificare l’assetto delle vetture in regime di parco chiuso è stato identificato: si tratta della Red Bull. La scuderia ha confermato alla BBC l’esistenza di un dispositivo che consente di regolare l’altezza del T-Tray, una componente fondamentale del fondo aerodinamico, ma ha chiarito che questo sistema non può essere attivato una volta che la vettura è completamente assemblata e pronta per la gara.
Il sistema esiste, ma Red Bull si difende
Un rappresentante di Red Bull ha spiegato che, pur esistendo un meccanismo per regolare l’altezza del T-Tray, non viola il regolamento della FIA perché non è modificabile durante le fasi di parco chiuso. “Sì, il dispositivo esiste, ma non è accessibile una volta che la vettura è completamente assemblata,” ha dichiarato il portavoce del team. “Abbiamo discusso ampiamente la questione con la FIA e concordato un piano per il futuro che garantisce la conformità con i regolamenti.”
La reazione della FIA
La Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) ha risposto prontamente alle preoccupazioni sollevate dai team rivali. Sebbene non ci siano prove conclusive che Red Bull abbia violato le regole, la FIA ha deciso di intensificare i controlli per evitare che in futuro si verifichino violazioni delle norme in regime di parco chiuso. Tra le possibili misure, l’applicazione di sigilli ai dispositivi regolabili del T-Tray per impedire qualsiasi manomissione tra le qualifiche e la gara.
“Qualsiasi regolazione della piastra anteriore durante il parco chiuso è severamente vietata dalle normative tecniche della Formula 1,” ha dichiarato un portavoce della FIA. “Nonostante non ci siano prove che alcun team abbia violato queste regole, rimaniamo vigili e attueremo procedure aggiuntive per garantire il rispetto delle normative.”
La situazione in pista
Le rivelazioni sull’utilizzo del sistema da parte di Red Bull arrivano in un momento delicato per il team, con Max Verstappen ancora in lotta per il titolo piloti contro Lando Norris e McLaren. A sei gare dal termine, con tre weekend Sprint, ogni dettaglio tecnico potrebbe fare la differenza nella battaglia mondiale. McLaren ha un leggero vantaggio nei costruttori, ma Red Bull, con gli aggiornamenti portati in pista ad Austin, spera di colmare il divario. Tuttavia, con l’intensificarsi dei controlli tecnici, la pressione su tutti i team è più alta che mai.
Fonte: PlanetF1