“Date ad un bambino un foglio di carta, una penna e dei colori, e chiedetegli di disegnare una macchina. Sicuramente la farà Rossa”. È una di quelle tante frasi celebri che si dicono sulla Scuderia di Maranello. Il rosso, che sin dalla sua fondazione ha contraddistinto le vetture che portavano il Cavallino Rampante, è sempre stato considerato un colore sacro. Eppure, in un’occasione, queste vetture assunsero tonalità completamente nuove. Una promessa del fondatore Enzo Ferrari che porterà alla nascita della livrea bianco-blu.
Un tuffo nel passato: il mondo delle corse nel 1964
Da 14 anni, la Fédération Internationale de l’Automobile (FIA) aveva creato il campionato di Formula 1. A dispetto delle varie corse in giro per il mondo, tutte le monoposto dovevano rispettare dei parametri ben precisi. Una squadra già ben conosciuta in tutta Italia come la Ferrari non poteva che essere una delle fondatrici e prime partecipanti alla nuova serie. In quel momento, tuttavia, la minaccia più grande veniva dall’America. Henry Ford II, figlio del fondatore del colosso americano, stava cercando di acquisire l’azienda italiana. Agni inizi degli anni ’60, la Ferrari era in vendita. Ma Enzo voleva avere il pieno controllo del reparto corse della Rossa e la trattativa andò in fumo. La risposta del proprietario d’oltreoceano fu: “Vuol dire che li annienteremo in pista”. Il campo di battaglia? Le Circuit de la Sarthe, dove si corre la 24 ore di Le Mans.

Ma quindi, cosa c’entra la livrea bianco-blu su una Ferrari?
Fin dagli anni 60, per poter accedere alla gara più prestigiosa al mondo, la vettura che doveva competere doveva rispettare delle richieste. In questo caso, la celebre Cobra della Ford e la 250LM della Ferrari dovevano essere prodotte in almeno 100 esemplari. La casa atlantica non ebbe problemi, cosa che successe per quella mediterranea. Alla prima richiesta di partecipazione, il Commendatore (così era chiamato Enzo) ammise di averne prodotte solo 10. Il costo di una singola macchina era infatti di 22.000 dollari circa. Ripresentandosi a luglio, cercando qualche sotterfugio tramite l’Automobile Club d’Italia, ritentò di avere accesso alla 24 ore. Ma dei commissari venuti direttamente dalla Francia constatarono che le 250LM prodotte erano solo 37. Ferrari, come in molte altre occasioni negli anni precedenti e futuri, minaccerà il ritiro dal motorsport. Ma questa farsa era ormai stata scovata, e dunque fece una promessa: si sarebbe presentato alle ultime due gare di F1 con i colori dei rivali americani.
Le ultime gare del ’64 e la vittoria di Surtees
Ecco che nasce la Ferrari 158 con livrea bianco-blu, le tonalità designate per le vetture made in USA. Verranno usate a Watkins Glen e Città del Messico, le ultime due gare della stagione. Le speranze per John Surtees di vincere il mondiale erano alte, e la promessa di Ferrari fu rispettata. Sul circuito americano, la vettura mai macchiata di altri colori se non quello rosso, lasciò sfogo a questo nuovo look. Vinse Graham Hill su Brabham, ma Big John (soprannome dell’inglese della Ferrari) arrivò secondo. Tutto era aperto nel gran finale in Messico. Jim Clark partì bene, seguito da Dan Gurney e Hill che aveva superato Lorenzo Bandini sull’altra Ferrari. Surtees sembrava arrancare, ma la vettura del compagno urtò la BRM del rivale per il campionato, costringendolo ai box. La Brabham di Clark sembrava avere la vittoria in tasca, quando accusò un problema e dovette ritirarsi. In quel momento, nel box della Ferrari si capì che se Bandini avesse lasciato passare Surtees avrebbero superato Hill di un punto. Così tramite continue segnalazioni all’italiano, avvenne quello che oggi chiameremmo ordine di scuderia. Nonostante le tante vittorie di Graham, la Ferrari si aggiudicò la vittoria finale per la maggiore costanza. La livrea bianco-blu non sarà più utilizzata, se non per qualche rimando sulle nuove Ferrari durante il week-end a Miami. Sarà dunque per sempre una macchia nella perfezione del Rosso più famoso al mondo.
