Le prime due gare del mondiale 2025 sono andate entrambe alla McLaren. Un successo per Norris in Australia e il più recente in Cina per Oscar Piastri, fresco anche della sua primissima pole position in qualifica. Insomma, tutto pare presagire a un lungo dominio papaya, ma sarà davvero così? Il cambio regolamentare previsto per il prossimo anno giocherà a loro favore? Cerchiamo di analizzare, insieme, un contesto abbastanza complesso.
McLaren: il mondiale è nelle sue mani? il team mette le mani avanti
Le prestazioni della McLaren sono sulla bocca di tutti. Probabilmente, anche per l’ammirevole viaggio evolutivo che la squadra, sotto la direzione di Andrea Stella, ha intrapreso dal GP d’Austria 2023 fino alla vittoria del campionato costruttori dello scorso anno. Un successo che mancava addirittura dal 1998, ovvero dai tempi di Coulthard, Hakkinen e dell’iconica livrea firmata West. Insomma, la scuderia di Woking sta riaggiornando alcuni punti dei suoi palmares, come il ritorno alla vittoria in Australia e Cina, le quali mancavano dagli anni duemila dieci. Eppure, nonostante il paddock parli di dominio incontrastato papaya, sono gli stessi protagonisti del team nel cercare di allentare le aspettative. Durante il weekend cinese il primo a proporre una narrazione diversa è stato lo stesso Norris, il quale ha descritto la sua MCL39 come troppo difficile da guidare, tanto poi da portarlo a commettere errori abbastanza frequenti.
Inoltre, anche Andrea Stella ha in parte minimizzato il potenziale McLaren. L’ingegnere d’Orvieto ha sottolineato come, secondo lui, in realtà tra le sue macchine e gli avversari non ci sia tutta questa grande differenza, sia in gara che in qualifica. Secondo Stella, quindi, il successo arrivato nella giornata di domenica è stato frutto di un lavoro cominciato il venerdì e che si è evoluto fino al risultato ottenuto in gara, ovvero una splendida doppietta. Uno sforzo che prova l’inesistenza di un dominio incontrastato. I punti di forza di McLaren, però, sono comunque ben evidenziabili. Uno, a quanto pare, è proprio quello di avere ormai un team solido, capace di adattare la vettura alle varie insidie che piste e situazioni diverse possono presentare, proprio come successo in Cina.
Gli altri sono naturalmente di natura tecnica. In Australia gli avversari erano rimasti sbigottiti dall’ottima gestione delle gomme intermedie, che tanto ha fatto la differenza nella battaglia tra le McLaren e Verstappen. Inoltre, già dai test era emerso quanto fosse forte la MCL39 nella percorrenza delle curve. Ivan Capelli l’ha più volte ribadito durante le lunghe dirette in Bahrain e, soprattutto, anche a inizio campionato. Infatti, la McLaren, quando impostata sul giusto assetto, riesce a essere molto forte nel centro curva, ovvero quando il pilota passa dalla fase di frenata a quella di accelerazione. Questo significa che la vettura possiede un ottimo bilanciamento, che la rende stabile nei movimenti. Infine, domenica a Shanghai il team di Woking si è mostrato superiore per quanto riguarda il passo gara sull’asciutto in condizioni d’aria pulita. Durante la sprint race, invece, è stato più sofferente nel traffico.

Il confronto con i domini assoluti dell’era ibrida, in cui anche i piloti hanno fatto la differenza
McLaren è avanti, non c’è dubbio. Resta da capire di quanto, anche se il vantaggio con cui Piastri e Norris hanno concluso la propria gara non è sembrato così netto. L’unica incognita riguarda la strategia: infatti, le due vetture papaya potrebbero aver scelto appositamente di non spingere per non sforzare troppo le proprie gomme, visto che la gara, secondo i pronostici, avrebbe dovuto prevedere almeno due soste, invece che una sola. Insomma, il quadro pare tutt’altro che definito. Bisognerà aspettare Suzuka, pista importante, per ulteriori chiarimenti. Al momento, però, non si può parlare di dominio McLaren, bensì di un vantaggio tecnico, anche se leggermente più ampio rispetto a quanto visto a fine 2024.
L’assenza di un dominio incontrastato McLaren è ancora più palese se si mette in confronto la gara di domenica con quelle del 2014, 2016 e 2024. Un confronto che si rifà ai due domini più eclatanti dell’era turbo ibrida: quello Mercedes e quello Red Bull. Nel GP di Cina 2014 a trionfare è stato Hamilton, davanti al compagno Rosberg e con ben 23 secondi di vantaggio su Alonso, arrivato terzo. Sulla stessa pista nel 2016 a vincere è stato invece Rosberg, con ben 37 secondi di vantaggio sulla Ferrari di Vettel. La pista di Shangai è tornata, poi, solo l’anno scorso, al termine del dominio Red Bull e di Verstappen. Quest’ultimo si è imposto sia nella sprint, partendo quarto e vincendo con 13 secondi di distacco da Hamilton. Con la stessa differenza l’olandese si è replicato in gara, questa volta mettendosi alle spalle la McLaren di Lando Norris.
Insomma, quando si parla di dominio i numeri sono ben altri. McLaren, come già sottolineato più volte da Andrea Stella, dovrà, come tutti, continuare a lavorare bene. La differenza la farà la direzione in cui si sceglierà di andare. Oltre a questo, rispetto ai domini di Mercedes e Red Bull a contare sono anche i piloti. Spesso Norris e Piastri, che sono nuovi alle lotte valide per i mondiali, hanno dimostrato di non essere perfetti. Piastri, in Australia, ha buttato una gara. Norris, in Cina, sul giro secco ha peccato più volte. Invece, sia Hamilton su Mercedes che Verstappen sulla Red Bull hanno dato prova di prestazioni brillanti, ma, soprattutto, sono stati costanti nel loro essere perfetti. Volendo fare un paragone fumettistico, Hamilton e Verstappen sono stati un po’ come i viltrumiti della fortunata serie “Invincible”. In sostanza, tutt’altro rispetto a ciò che a oggi rappresentano Piastri e Norris.
I cambi regolamentari del 2026 potranno influire sul mondiale attuale?
Qualcosa dal 2024 le scuderie potrebbero averlo imparato. Negli ultimi anni, rispetto alla storia di questo sport, i campionati si sono allungati di molto, arrivando addirittura a comporsi di 24 gare. Questo, come accaduto lo scorso anno, significa che le forze in campo possono cambiare in modo repentino, con il susseguirsi dei numerosi pacchetti di aggiornamenti che le scuderie potranno scegliere di installare sulle proprie vetture. Nel 2024 la Red Bull si è vista scavalcare da McLaren, Mercedes e Ferrari. Quest’anno, con distacchi così minimi, la storia potrebbe ripetersi. Anche se, c’è un punto interrogativo che potrebbe giocare in favore dei papaya.
Infatti, come è ben noto, dall’anno prossimo debutteranno delle monoposto completamente diverse. Non ci sarà più l’effetto suolo, fondamentale sarà l’utilizzo dell’aerodinamica attiva e verrà rivista anche la composizione delle power unit. In conclusione, parliamo di cambiamenti che risulteranno vistosamente invadenti e su cui le scuderie dovranno investire parecchio tempo e denaro per interpretarli nel migliore dei modi. Questo tipo di impegno potrebbe limitare o fermare in anticipo i team nello sviluppo delle macchine 2025. Infatti, anche Vasseur, prima dei test invernali, aveva in parte posto l’accento su questo problema, che potrà essere di svantaggio a chi sarà costretto a inseguire gli avversari dal punto di vista tecnico.
Staremo quindi a vedere se le attuali differenze in campo si andranno a cristallizzare, o se assisteremo a notevoli progressioni o involuzioni prestazionali come accaduto lo scorso anno. Infine, come spesso accade nelle cose della vita, anche in Formula 1, sport della velocità, l’importante sarà darsi del tempo e aspettare. Per i team, per i piloti e per gli appassionati.