La McLaren ha dovuto attendere qualche decennio ma finalmente può dire di essere tornata ad essere una degna contendente al titolo. II team di Woking al terzo anno dal ritorno delle monoposto a effetto suolo si è ritrovato con la macchina più competitiva del paddock e due ottimi piloti. Ma nonostante questo ha conquistato un’unica vittoria, a Miami. Sono tante, troppe le volte in cui la scuderia inglese è andata vicina alla vittoria non riuscendo poi a portarla a casa. L’elenco è lungo: Imola, Montreal, Barcellona, Austria, e Silverstone. Tutte gare che avrebbe potenzialmente potuto portare a casa. Il fallimento in questo caso non deriva dalla macchina, ma sembra piuttosto provenire da una serie di errori strategici che compromettono le possibilità di vittoria.
A Silverstone, gara di casa forse è arrivata la delusione più grande. Una serie di decisioni discutibili ha costretto Lando Norris e la squadra a non capitalizzare pienamente il potenziale, ottenendo un magro terzo posto. Questa tendenza, come abbiamo già detto non è nuova, ma si è manifestata anche in appuntamenti precedenti.
Errori a ripetizione, cosa manca al team?
Nelle gare che McLaren non ha vinto a farlo sono stati due team che più di recente hanno avuto modo di contendersi un titolo iridato: Red Bull e Mercedes. Non è certo un caso. Le occasioni che si presentano vanno colte, e la McLaren spesso si lascia scavalcare pur avendo tutto apparecchiato. Il team è ancora relativamente giovane e non sono da meno anche i piloti. Ritrovarsi a stagione in corso a lottare per delle vittorie, quando prima si esultava per un podio o peggio, per un piazzamento a punti, implica necessariamente qualche difficoltà. Questi momenti di delusione tuttavia, sono diventati una costante per la McLaren, sollevando domande sulla sua capacità di convertire la velocità della vettura in risultati tangibili sul circuito. Cosa che Red Bull riesce a fare pur avendo una monoposto meno performante.
Durante il Gran Premio di Silverstone, la McLaren ha esitato nelle decisioni strategiche cruciali. Un esempio lampante è stato il caso del doppio pit stop. Il team inglese ha preferito sacrificare Oscar Piastri tenendolo fuori mentre Mercedes, sapendo di poter puntare a un doppio podio ha deciso di far rientrare entrambi i piloti nello stesso momento. Un altro momento in cui si sono viste un po’ le lacune del team inglese riguarda il passaggio alle gomme da asciutto. La scelta delle soft non è stata presa con decisione, ma un po’ alla rinfusa. Questa mancanza di chiarezza, soprattutto quando si cerca di battere un team come la Red Bull, nota per la precisione nelle strategie, finisce per distruggere la gara.
La sensazione è che in McLaren manchi qualcuno che si prenda la responsabilità delle decisioni più importanti. La comunicazione tra pilota e ingegnere di pista deve essere più rapida e precisa possibile. Non deve lasciare spazio a fraintendimenti o creare confusione. Tema che sta molto caro non solo a McLaren ma anche a Ferrari.
La crescita sotto la guida di Andrea Stella
La McLaren sotto la guida di Andrea Stella sta dimostrando una crescita costante. Con la sua leadership, la McLaren sta affrontando i problemi passati con un approccio più sistematico e disciplinato. Stella ha introdotto miglioramenti significativi nella gestione delle risorse. Sebbene ci siano ancora sfide da superare, il progresso della McLaren sotto la guida di Stella è evidente e promettente per il futuro. La sua squadra, il suo progetto è tuttavia, ancora in fase di definizione. A Gennaio dalla Red Bull è arrivato Rob Marshall, figura importantissima. Dopo appena tre mesi il team ha mandato via David Sanchez, evidentemente non adatto al progetto. La McLaren sotto la sua leadership è passata dall’essere una delle peggiori macchine della griglia alla migliore. Ma adesso bisogna sicuramente fare un altro step.
Sugli errori a Silverstone Stella è stato anche piuttosto schietto e onesto. Ha ammesso che il team ha preso le decisioni sbagliate e che questo è costato la vittoria a Lando e un piazzamento migliore a Piastri.
Quando certi errori capitano a chi non lotta per la vittoria ovviamente diventano meno rilevanti, ma nel caso della McLaren, avendo la macchina migliore del paddock tutti gli occhi sono puntati sul lavoro del team. Un insuccesso diventa quindi più pesante, si amplifica. McLaren deve imparare in fretta se non vuole rischiare di buttare tutte queste vittorie. Anche perché il prossimo anno sarà ancora più agguerrita la lotta, e si può parlare già di lotta mondiale.
Seguire l’esempio di Red Bull
La Red Bull rappresenta un benchmark nella gestione strategica delle gare. Le chiare e rapide risposte di Max Verstappen via radio riflettono una profonda fiducia e collaborazione tra pilota e squadra. Questa efficienza è stata una delle chiavi del successo della Red Bull negli ultimi anni. Se la McLaren vuole competere efficacemente per il titolo, deve non solo migliorare la velocità della sua vettura, ma anche la sua capacità di prendere decisioni rapide e corrette sotto pressione.