Tutto è partito da una parolaccia pronunciata in conferenza stampa durante il GP di Singapore, un episodio che ha portato Max Verstappen a scontare una condanna ai “lavori socialmente utili”. Quella che sembrava una semplice punizione, però, si è trasformata in un’occasione di confronto e ispirazione, grazie alla giornata trascorsa da Verstappen con i giovani del Politecnico di Kigali, in Rwanda.
La punizione di Verstappen: dalla parolaccia ai lavori socialmente utili
Max Verstappen ha finalmente scontato la sua condanna ai “lavori socialmente utili” imposta dai commissari FIA. Il campione del mondo in carica, infatti, era stato penalizzato per aver pronunciato una parolaccia in conferenza stampa, un episodio che aveva suscitato polemiche e dibattiti sul ruolo e sulla condotta dei piloti dentro e fuori la pista.
La punizione, che inizialmente aveva suscitato perplessità, si è concretizzata in Rwanda, dove Verstappen ha partecipato a un evento organizzato dalla FIA presso il Politecnico di Kigali. Più che una semplice pena, questa esperienza si è trasformata in un’opportunità di confronto e crescita per tutti i partecipanti.
Un pomeriggio con i giovani del Politecnico di Kigali
Verstappen ha trascorso un pomeriggio con gli studenti della facoltà di ingegneria, interagendo con i giovani aspiranti tecnici e piloti del Rwanda. L’evento è stato reso ancora più speciale dalla presentazione di una piccola cross car progettata e realizzata dagli stessi studenti per l’occasione. Il pilota olandese, dopo aver guidato il mezzo, si è detto entusiasta dell’impegno e del talento dimostrati dai ragazzi.
“Per me è la prima volta in questo Paese, che sto imparando a conoscere,” ha dichiarato Verstappen. “Credo sia fantastico vedere come il motorsport possa essere reso accessibile, e spero che questo stimoli i giovani a inseguire i loro sogni, sia come piloti che come ingegneri. Non importa da dove si provenga, tutto è possibile.”
Ben Sulayem: “Un esempio per il futuro della Formula 1”
Mohammed Ben Sulayem, presidente della FIA, ha elogiato l’atteggiamento di Verstappen e ha sottolineato come questa esperienza potrebbe diventare un modello per il futuro. “Verstappen ha davvero mantenuto la sua promessa,” ha dichiarato. “Era lì con le ragazze e i ragazzi che hanno costruito la macchina, e li ha ispirati con la sua presenza e il suo entusiasmo.”
Secondo Ben Sulayem, simili iniziative non dovrebbero essere viste solo come punizioni per i piloti, ma come un’occasione per restituire qualcosa alla comunità. “Credo che ogni singolo pilota dovrebbe offrire un servizio come questo. È un gesto che rafforza i valori di diversità e crescita, fondamentali per il motorsport. In futuro, potremmo addirittura inserire queste attività nei contratti delle Superlicenze, così che diventino parte integrante del ruolo di un pilota.”
Un modello da seguire per il motorsport globale
L’iniziativa in Rwanda ha evidenziato l’impatto positivo che i piloti possono avere al di fuori delle competizioni. La presenza di Verstappen al Politecnico di Kigali non solo ha portato gioia ai giovani partecipanti, ma ha anche dimostrato come il motorsport possa essere un veicolo di ispirazione e inclusione, indipendentemente dal contesto geografico o economico.
Con il sostegno di Mohammed Ben Sulayem, la FIA potrebbe trasformare queste esperienze in un appuntamento regolare, promuovendo un legame più forte tra i piloti e le comunità di tutto il mondo.
Fonte dichiarazioni: FormulaPassion