Abbiamo già parlato del ruolo dello spettacolo in F1 e di quanto possano essere contradditorie le scelte e le azioni per garantire delle entrate a Liberty Media. Si possono toccare ancora altri punti dolenti e scottanti. Per esempio, la questione femminile in Arabia Saudita. Sì, è vero che questa delicata questione c’entra anche con la politica. Ma non poi così tanto.
La questione femminile in Arabia Saudita e la F1
L’Arabia Saudita – o Regno dell’Arabia Saudita – è una monarchia assoluta e fondata sulla legge islamica. L’Arabia Saudita è proprio il luogo di nascita dell’Islam ed è talvolta chiamata anche “la terra delle due sacre moschee” in riferimento alla moschea della Mecca e a quella di Medina. Queste informazioni ci servono a comprendere meglio che la F1 e la politica c’entrano sì con la questione femminile in Arabia Saudita. Le donne saudite sono infatti sottoposte a molte più restrizioni rispetto a quelle del Corano: “Le donne possono scegliere se portare il velo oppure no”. Che è ciò che fece scrivere Maometto, appunto. Quindi siamo di fronte alla violazione di alcuni diritti fondamentali della persona all’interno dello stesso mondo arabo, cosa fondamentale, non trattandosi di un Paese europeo.
La risposta della F1 per garantire lo spettacolo
Infatti, la F1, che è nata in un contesto europeo, è approdata in alcuni Paesi arabi per meri scopi commerciali. Non per difendere i diritti delle donne. Infatti, una volta approdata nel Regno dell’Arabia Saudita la F1, Liberty Media si è attenuta alle leggi del decoro islamico, vietando persino agli uomini di portare i calzoncini corti. Altrimenti? Divieto d’accesso all’interno del paddock. Poi però – sempre Liberty media – spamma di qui e di là il motto We Race as One.
In questo caso, si potrebbe in realtà renderlo in We Race with just One Goal: money. Infatti, la F1 di Liberty Media si è attenuta alle regole per poter gareggiare in Arabia Saudita, prendere soldi dagli emiri, su di un circuito molto contestato, in quanto estremamente pericoloso, con pochissime vie di fuga.
La questione femminile in Arabia Saudita: la risposta di Sebastian Vettel
L’unico che abbia davvero fatto qualcosa per delle donne – donne pilota – pare sia stato il quattro volte campione di F1 Sebastian Vettel che nel 2021 ha permesso a 8 donne saudite di correre. È ancora il gesto di una mosca bianca questo, ma forse nel tempo potrebbe consentire di farci fare – a noi tutti e, soprattutto, si spera, a chi di dovere – un bell’esamino di coscienza.
Insomma, per parlare della correlazione fra F1 e diritti umani, potrebbe venire in mente che i Queen cantavano: “The show must go on”. Ad alcuni, però, potrebbero sovvenire anche i Pitura Freska: “Ogni vita va rispettada / che ‘a vegna da una règia, che ‘a vegna da una strada”. Ogni vita va rispettata, che venga da una reggia, che venga da una strada. Che venga da Milano o che venga da Gedda.