Abbiamo già esaminato qui, in questa rubrica di Storia della F1, la grandiosa carriera di Lella Lombardi e la sua grande impresa spagnola. Oggi vi proponiamo il miracolo del suo compagno di squadra, il monzese Vittorio Brambilla, compiuto nello stesso anno, il 1975.
Prima della grande gara di Vittorio Brambilla…
A Zeltweg, sotto la pioggia, il pilota monzese Vittorio Brambilla (Monza, 11 novembre 1937 – Lesmo, 26 maggio 2001) fu l’autore di una delle gare più sorprendenti per la scuderia March. Nonché autore della sua unica, magnifica vittoria in carriera, nell’agosto del 1975. Premessa doverosa alla gara è che la partenza della gara, previsto per le 14:00 UTC, fu rinviata alle 15,30 a causa dell’incidente di Mark Donohue. Il pilota americano, infatti, uscì di pista a seguito dell’esplosione di uno pneumatico della Goodyear e purtroppo, una volta in sala operatoria, entrò in coma e morì tre giorni dopo. Morirono anche due addetti alla pista. Questo tragico evento costrinse ai lavori di rimessa in sicurezza – relativa a quei tempi – della pista.
L’agognata partenza
Sono quindi le 15:30 e a Zeltweg, nella regione austriaca della Stiria, e il cielo si sta rannuvolando. I piloti sono hanno appena dovuto svolgere un’ulteriore sessione di prove libere per testare una mescola più dura delle gomme Goodyear. Bernie Ecclestone richiama tutti a correre e si parte, appunto, alle 15,30. Dalla pole parte Niki Lauda, su Ferrari che conta di vincere il primo titolo iridato nella gara di casa. Il britannico James Hunt parte invece secondo, a bordo di un’incredibile Hesketh. Unica auto della F1 dell’epoca inizialmente priva di sponsor. In seconda fila abbiamo Emerson Fittipaldi con la McLaren e un inaspettato Hans Joachim Stuck su March Ford. Clay Regazzoni scatta quinto con l’altra Ferrari, mentre Vittorio Brambilla, compagno di squadra di Lella Lombardi, è ottavo al momento dello schieramento in griglia. Con un’eccentrica March arancione, colore dello sponsor Beta.
Vittorio Brambilla, il mago della pioggia!
Alla partenza Lauda va in testa, poi ci sono Hunt e un sorprendente Depailler su Tyrrell che, scattato settimo, è già terzo alla prima curva. Nel frattempo, la pioggia non accenna a diminuire e, dopo 15 giri, Hunt sorpassa Lauda, la cui auto è assettata da asciutto. Ma poco più tardi il motore della Hesketh dà problemi, quindi l’inglese è costretto a rallentare. Da questo momento cominciano le corse ai box, che vedono protagonisti molti piloti di testa, spesso obbligati a ritirarsi. In questo caos di soste ai box e sorpassi malriusciti, emerge, totalmente inattesa, la March n° 9 di Vittorio Brambilla. Il pilota monzese compie, così, il miracolo della propria carriera.
Prima raggiunge Lauda, già sofferente, superandolo con decisione e poi si porta nella scia del leader, James Hunt. Al primo tentativo di assalto in staccata l’inglese resiste bene, ma poi il brianzolo lo passa di forza al secondo attacco, prendendo la testa della corsa. Il numero 9 conduce quindi il resto della corsa fino al 29° giro, quando il direttore di gara decide di sospendere il Gran Premio.
Povera March!
Quindi, al momento dell’arrivo, Vittorio Brambilla leva le mani al cielo. Così facendo, perde il controllo della March, andando in testacoda subito dopo il taglio del traguardo. Risultato? Un giro d’onore segnato da un piccolo incidente. La perdita di controllo della March provoca un impatto contro il guard-rail, che gli fa accartocciare il muso della vettura. Quindi l’arrivo sotto il podio è caratterizzato da un muso penzolante, ma che per fortuna rimane attaccato al resto della carrozzeria della March 751 n° 9.
Questo muso ha poi fatto per anni bella mostra come trofeo nell’officina di famiglia a Monza, in ricordo di quell’impresa memorabile. A trentotto anni suonati, Brambilla vince la sua unica gara iridata, ma il punteggio assegnato fu dimezzato per via della sospensione anticipata della corsa. Come era stato, qualche mese prima, per l’unico punto iridato di Lella Lombardi. In ogni caso il successo del conduttore brianzolo genera due soprannomi, uno inglese e uno nostrano: “The Monza’s Godzilla” e “Il mago della pioggia“. Che talento!
fonte: formulapassion.it