Il gardening leave è ancora necessario in F1? Questa pratica, che obbliga tecnici e ingegneri chiave a rimanere lontani dal lavoro per un periodo dopo aver lasciato un team, è sempre più al centro del dibattito. Molti team stanno infatti discutendo la possibilità di ridurlo o eliminarlo del tutto, portando alla luce interrogativi su come ciò potrebbe influire sull’equilibrio competitivo del campionato.
Cos’è il Gardening Leave?
Il gardening leave è un congedo forzato che viene imposto ai membri chiave di un team di Formula 1, quando questi decidono di passare a una squadra rivale. Durante questo periodo, che può variare da alcuni mesi fino a un anno, i tecnici o ingegneri continuano a ricevere uno stipendio, ma non possono iniziare a lavorare per la nuova scuderia. Questa misura è volta a impedire che conoscenze strategiche e tecniche passino immediatamente alla concorrenza, garantendo una sorta di “tutela” alle squadre.
Perché si sta valutando la sua abolizione
Con il passare del tempo, alcuni team di Formula 1 hanno cominciato a mettere in discussione l’efficacia del gardening leave. In un mondo in cui l’evoluzione tecnologica è rapidissima e i cicli di sviluppo delle vetture sono sempre più brevi, costringere un tecnico a rimanere inattivo per un lungo periodo potrebbe rivelarsi una scelta controproducente. Inoltre, in un contesto così dinamico, molte delle informazioni tecniche diventano obsolete in pochi mesi, rendendo il congedo meno rilevante rispetto al passato.
Secondo quanto riportato da Roberto Chinchero su Motorsport.com, la FIA e i team stessi starebbero valutando la possibilità di ridurre il periodo di gardening leave, se non di eliminarlo del tutto. Questo porterebbe a un mercato del lavoro più fluido e competitivo, dove le squadre potrebbero trarre immediatamente vantaggio dai talenti appena acquisiti.

I Pro e i Contro di un cambiamento
Da una parte, l’eliminazione del gardening leave in F1 favorirebbe una maggiore libertà di movimento tra i team, con i tecnici e gli ingegneri che potrebbero mettere subito a disposizione della nuova squadra le loro competenze. Questo potrebbe accelerare lo sviluppo tecnologico e migliorare le performance delle monoposto in tempi più brevi.
Dall’altra, i critici sostengono che senza un periodo di “raffreddamento” tra un impiego e l’altro, il rischio di trasferimento immediato di informazioni sensibili potrebbe compromettere l’equità del campionato. Alcuni team potrebbero approfittare del passaggio di ingegneri chiave per ottenere un vantaggio competitivo, destabilizzando l’equilibrio tecnico tra le squadre.
Un esempio di quanto possa essere cruciale il gardening leave lo si è visto in passato ma anche nel presente con Adrian Newey, che cambierà nuovamente team nel 2025. Quando Newey anni fa lasciò la McLaren per approdare alla Red Bull, il periodo di inattività servì a evitare che i segreti tecnici della scuderia di Woking venissero immediatamente trasferiti alla nuova squadra. La Red Bull ne trasse comunque beneficio, ma il congedo fece da freno temporale.
La situazione attuale: si va verso una riduzione?
Il futuro del gardening leave è ancora incerto, ma il tema è ormai sul tavolo delle discussioni tra i principali team e la FIA. Alcune squadre, come Mercedes e Red Bull, sembrano favorevoli a una riduzione del periodo di congedo obbligatorio, mentre altre, come Ferrari e McLaren, difendono la necessità di mantenere la pratica per proteggere i segreti industriali.
Qualunque sia la decisione finale, è chiaro che il gardening leave non è più considerato intoccabile. L’evoluzione del regolamento potrebbe portare a cambiamenti radicali nel modo in cui i team gestiscono il passaggio dei talenti, con conseguenze sia a livello tecnico che competitivo.