La FIA ha deciso di chiudere temporaneamente il caso legato al T-Tray della Red Bull, il sistema di regolazione dell’altezza della parte anteriore della monoposto che ha creato scalpore nel paddock di Austin. Dopo giorni di discussioni e speculazioni, la Federazione ha dichiarato di non avere prove sufficienti per avviare un’indagine o sanzionare il team di Milton Keynes. Nonostante le accuse mosse da alcuni rivali.
La vicenda
Tutto ha avuto inizio giovedì, quando sono emerse voci riguardo un sistema usato da Red Bull per regolare l’altezza del T-Tray durante il regime di parco chiuso. Una pratica vietata dal regolamento tecnico della Formula 1. Le accuse si sono intensificate quando è stato rivelato che il team in questione fosse proprio quello di Max Verstappen e Sergio Perez. Gettando ombre sulle prestazioni recenti della squadra austriaca.
Il T-Tray è una parte cruciale del fondo della monoposto. La sua altezza rispetto all’asfalto può influire notevolmente sulle prestazioni aerodinamiche, soprattutto nei tratti veloci del circuito. La possibilità di modificarne l’altezza tra le qualifiche e la gara avrebbe dato a Red Bull un vantaggio irregolare, violando il regime di parco chiuso.
La decisione della FIA sul caso T-Tray
Tuttavia, Nikolas Tombazis, responsabile tecnico della FIA, ha spiegato che, dopo aver valutato tutte le informazioni disponibili, la Federazione non ha trovato prove che Red Bull abbia utilizzato il sistema in modo illecito. “Nella scorsa gara a Singapore ci è stato riferito dell’esistenza di un certo sistema che potrebbe permettere di cambiare la distanza da terra della parte anteriore della macchina in regime di parco chiuso. Noi non abbiamo alcuna indicazione o prova che questo sia mai successo, e nel caso sarebbe una cosa chiaramente illegale”, ha dichiarato Tombazis.
La FIA ha quindi deciso di non aprire un’indagine retroattiva, ma ha preso provvedimenti per evitare che situazioni simili possano ripetersi in futuro. “Abbiamo deciso che, da questa gara in avanti, non ci sarà più la possibilità di effettuare un intervento del genere. Se un team ha un dispositivo che permette di cambiare velocemente l’altezza da terra, su quel dispositivo devono essere apposti i sigilli in modo che non possa essere accessibile in regime di parco chiuso,” ha aggiunto Tombazis
Le misure di controllo future
Nonostante la chiusura temporanea del caso, la FIA ha chiarito che presterà particolare attenzione ai movimenti dei team nelle prossime gare. Con un controllo ancora più rigido per evitare che vengano violate le regole del parco chiuso. “Tutte le squadre sono d’accordo con la nostra scelta e, da quello che mi pare, la questione è ragionevolmente sotto controllo. Non c’è nessuna storia di cui parlare, abbiamo solo fatto quello che era necessario fare per fermare le speculazioni sul caso”, ha concluso Tombazis.
La posizione di Horner e le critiche di Zak Brown
Christian Horner, team principal di Red Bull, ha commentato la vicenda con un tono sereno, dichiarando che il sistema è in uso da oltre tre anni e che non è mai stato utilizzato in modo irregolare. “L’investigazione è partita dalle lamentele di uno dei nostri rivali, ne abbiamo parlato a Singapore con la FIA che non ha avuto niente da dire. Le nostre macchine sono state controllate più di tutte negli ultimi tre anni, quindi siamo assolutamente tranquilli sulla questione”, ha affermato Horner.
Horner ha anche minimizzato l’efficacia del sistema, sottolineando che ci sono altre 600 parti sulla monoposto che possono essere regolate, ma che non possono essere toccate in regime di parco chiuso. “Sarebbe più facile regolare un tirante sul fondo o la lunghezza di un pushrod che tirare via i pedali”, ha detto, cercando di smorzare le polemiche.
Dall’altra parte, Zak Brown, amministratore delegato della McLaren, si è dimostrato scettico e ha chiesto maggiori chiarimenti alla FIA. Brown ha dichiarato: “Non sono del tutto convinto della spiegazione di Red Bull. Credo che debba essere avviata un’indagine per capire se la squadra non abbia tratto vantaggio da questo sistema”. Tuttavia, la FIA ha ribadito che non ci sono prove che giustifichino un’indagine retroattiva.
Nessuna indagine retroattiva
Un altro punto chiave è che la FIA ha escluso la possibilità di un’indagine retroattiva sul possibile utilizzo del sistema da parte di Red Bull nelle precedenti gare. “Non possiamo chiudere in modo definitivo la questione per le gare precedenti o impedire le insinuazioni tra le squadre in un ambiente così competitivo”, ha affermato Tombazis. Precisando che non ci sono indicazioni che il sistema sia stato utilizzato in modo irregolare in passato.
Al momento, dunque, la questione viene archiviata come una “non-storia”, ma con un occhio vigile da parte della FIA nelle prossime gare. La lotta per i titoli mondiali entra nella sua fase finale e ogni dettaglio potrebbe fare la differenza.
Fonte dichiarazioni: FormulaPassion