La vicenda tra Doohan e Alpine è giunta al termine: l’australiano diventa pilota di riserva e, titolare al suo posto, ritroviamo Franco Colapinto. Non hanno convinto le prestazioni del giovane Jack, questo è chiaro, ma non è tutto. Infatti, dietro lo switch appena compiuto potrebbero esserci anche delle dinamiche interne, che riescono a pesare anch’esse quasi come i risultati raccolti in pista. Ipotesi, tra l’altro, alimentata dalle ombre che circondano l’abbandono di Olivier Oakes alla scuderia francese, sulle quali c’è ancora molta chiarezza fa fare.
Doohan in Alpine è davvero andato così male?
Sulla condotta di Doohan in Alpine pesano di sicuro due eventi: l’incidente in Australia e quello in Giappone. In entrambi in casi macchina completamente distrutta, con conseguente aumento dei costi per la scuderia. Nel primo caso l’ex rookie ha concluso la sua gara dopo nemmeno un giro. Nel secondo, invece, durante le prove libere ha tentato di percorrere il tratto di inserimento in curva 1 a Suzuka con il DRS aperto. Da quest’ultimo incidente si evince in realtà una piccola colpa di Alpine nella mancata cura del suo pilota titolare. Infatti, il team non gli ha fatto prendere parte alle prime prove libere, dando il suo sedile a Hirakawa, su un circuito particolarmente ostico. Inoltre, anche la scelta di tenere il DRS aperto è stata particolare: possibile non ci sia stato un confronto tra il pilota e il team prima di questo tentativo maldestro? Difficile da capire, sta di fatto che, anche se Doohan avesse agito di sua spontanea iniziativa senza consultarsi con nessuno, emergerebbe comunque un problema di comunicazione tra le parti.

Inoltre, che Doohan in Alpine non abbia avuto un buon rapporto con la squadra lo si è intravisto anche a Miami. Pesante la sfuriata dopo l’esclusione dalla prima sessione delle qualifiche sprint. Probabilmente, il tutto è stato sintomo di un legame mai forgiato, con Alpine che, grazie all’ingaggio di Colapinto, ha fin da dicembre iniziato a mettere parecchia pressione all’australiano, con quest’ultimo che, tutto sommato, si è ritrovato a firmare più un contratto da stagista che da pilota professionista.
Il confronto tra Doohan e Gasly in Alpine
Tutto questo contesto precario va poi confrontato con i risultati. Stiamo parlando di quello che era un rookie, con alle spalle una sola gara completata nel 2024 ad Abu Dhabi e che, sicuramente, avrebbe meritato più tempo di quanto gli è stato concesso. Giorni fa, Mick Doohan, padre di Jack, ha poi pubblicato su Instagram due foto che mettevano a confronto l’andamento del figlio con quello di Gasly. In effetti, Alpine è arrivata a punti solo una volta con il francese nel GP del Bahrain, dimostrando come i risultati sperati, soprattutto dopo il sesto posto nel mondiale costruttori 2024, non siano ancora arrivati. Tra l’altro, in Bahrain, Doohan si è trovato a lottare anche lui per la zona punti. Poi, una safety car improvvisa ha rimescolato le carte, con l’australiano che è arrivato 14° al traguardo.
Infine, Gasly ha collezionato una squalifica (sempre per responsabilità del team) e un ritiro in Arabia Saudita. Nella stessa gara, invece, Doohan è arrivato 17° grazie a una strategia parecchio aggressiva. Infatti, Alpine aveva richiamato il pilota a inizio gara, montandogli delle gomme dure in modo da arrivare in fondo alla corsa senza più fermarsi. Una strategia che, visto il risultato finale, non ha pagato. Insomma, Doohan non sarà riuscito a far fruttare al meglio le sue capacità, ma né la vettura e né il team gli hanno consentito di fare molto di più. Gasly, infine, è arrivato a punti solo una seconda volta: durante la sprint di Miami grazie alle penalizzazioni che hanno colpito i piloti che l’avevano inizialmente preceduto.
Oakes e Briatore: due pesi e due misure con Doohan in Alpine
Analizzare il confronto con il compagno di squadra non vuol dire affermare che Doohan in Alpine abbia dato il meglio di sé. Anzi, sicuramente poteva e doveva dare di più. Alla fine, si è piloti di Formula 1 anche perché la pressione o, come visto, le altre difficoltà dovute al rapporto con il team, sono cose all’ordine del giorno e, in un modo o nell’altro, bisogna saperle gestire. Alla parabola discendente dell’australiano, però, c’è da contare anche quanto successo dietro le quinte del team francese. Oakes e Briatore si sono espressi diversamente sul giovane Jack in momenti diversi.
Oakes l’ha prima difeso dopo il disastroso GP d’Australia. Mentre, a seguito della discreta prova in Bahrain, l’ex team principal ne aveva lodato il lavoro svolto. Sembrava, infatti, che Doohan potesse arrivare saldo al proprio sedile almeno fino alla pausa estiva. Poi è arrivata Miami, preceduta da alcune dichiarazioni di Briatore mirate a sminuire quanto detto sulle pressioni riservate all’ex pilota Alpine, affermando che queste le possono soffrire solo chi fa l’operaio a 2500 euro al mese. Ora, tralasciando il fatto che in Italia gli operai hanno un salario molto più basso, la dinamica è abbastanza chiara. Oakes proteggeva Doohan, mentre Briatore, scettico sul suo ingaggio, ha spinto molto per Colapinto.
Il legame tra Oakes e l’australiano non è nuovo. Infatti, i due avevano già lavorato insieme ai tempi della Hitech GP in Formula 3, così come Paul Aron, attuale pilota di riserva Alpine insieme ormai a Doohan, ha fatto parte del team di Oakes lo scorso anno in F2. Coincidenze a cui va aggiunto quanto si è detto nei mesi scorsi sul futuro della scuderia transalpina, con il suo ex team principal che aveva incontrato durante i test pre stagionali di quest’anno Dmitry Mazepin, ex finanziatore del team di F2 ed F3 (e con cui corse il figlio Nikita). Infine però, il castello di carte che si erigeva tra il futuro di Alpine e l’Hitech GP è crollato definitivamente dopo il GP di Miami.
Briatore esigente con i piloti: i precedenti dell’ex manager Benetton

Oakes, come noto, sceglie di dimettersi appena dopo il weekend in Florida. Lo fa, come racconta “The Telegraph”, probabilmente per via dell’arresto di suo fratello William, direttore sportivo di Hitech GP. Egli, infatti, pare sia stato trovato in possesso di una grande quantità di banconote in contanti. Dietro tutto ciò, come spiega il quotidiano inglese, pare essere coinvolto proprio Mazepin. Nel frattempo Doohan, reduce da un fine settimana disastroso, perde il suo unico alleato in Alpine. E così, Flavio Briatore non ci pensa due volte a dare il colpo di grazia a una situazione già da parecchio in bilico. Fuori l’australiano e dentro Colapinto.
Le dinamiche con cui Doohan in Alpine è stato retrocesso, sembrano abbastanza simili a quanto successo già nel passato. Briatore è sempre stato esigente con i propri piloti. Un esempio potrebbe essere il licenziamento di Trulli nel 2004 dalla Renault, nonostante i suoi risultati fossero quasi in linea con quelli di Alonso, suo compagno di squadra. Nel 1994, poi, come già ricordato da Sardina di Formula Passion, Briatore si trovò ad alternare il secondo sedile della Benetton tra ben tre piloti: JJ Letho, Jos Verstappen e Johnny Herbert.
Infine, ancora più particolare è quanto successo nel 1989, anno in cui Briatore arrivò in Formula 1 come direttore esecutivo della stessa Benetton. A quanto si scontrò presto con Peter Collins, direttore sportivo del team. Il motivo? La scelta di voler affidare la seconda vettura a Johnny Herbert. Il pilota inglese, infatti, non si era ancora rimesso del tutto da un bruttissimo incidente avuto a Brands Hatch in Formula 3000. Herbert arrivò così al GP inaugurale della sua prima stagione in F1 ancora infortunato, ma, nonostante tutto, terminò la sua prima gara in quarta posizione. Più avanti i risultati non migliorarono e, quando Collins lasciò il team, Briatore non esitò a licenziare Hebert in favore di Emanuele Pirro.
Una dinamica, se pur con le dovute differenze, simile in parte a quanto successo tra Doohan, Oakes e lo stesso Briatore in Alpine.