Non è affatto desueto che guardando un mondiale di Formula 1 sovvenga la sensazione di non essere sazi. È fisiologico quando si parla della massima categoria del motorsport. La causa di questo senso di incompletezza sta nel fatto che la Formula 1 non è una monomarca come Formula 2, 3 e tante altre categorie. Pertanto, i valori sono talvolta confusi.
La diversità tra le squadre è quello che ha reso grande e unico questo sport, ma la croce di tutto ciò è il quesito che attanaglia tutti gli appassionati: chissà come sarebbe il mondiale se ognuno potesse competere con la macchina che desidera. Visti certi nomi, probabilmente non saremmo davanti alla costante tirannia di Max Verstappen. L’olandese non perde più: è a sei successi consecutivi e non pare volersi arrendere al record di Vettel. Il confronto col compagno è devastante. Max potrebbe infatti condurre il campionato costruttori in solitaria, con addirittura del margine. Per semplicità, lo escluderemo dall’analisi. Se questo non vale come un complimento…
Un modello utopistico per analizzare i fuoriclasse
Non macchine tutte uguali. Ma macchine cucite su misura per ogni pilota come un abito di alta sartoria, proprio come nel caso di Verstappen. Questa è un po’ l’ipotesi irrealizzabile che può far sorridere, la quale ci serve da pretesto per viaggiare con la mente in un mondiale immaginario dove l’unico differenziale tra le performance la fa il talento del pilota. Il fine è capire chi, se avesse la macchina “perfetta”, sarebbe in lotta per l’iride con Max Verstappen.
Raramente il circus ha contato tanti talenti come oggi. Questo grazie all’evoluzione dello sport in tutti i settori, che ha portato all’esigenza impellente ed obbligata a dover spremere ogni millilitro di talento fuori dai giovanissimi per poter eccellere. Molti falliscono, pochissimi ci riescono. A giocare un ruolo chiave nel dar vita a questo crogiolo di talenti è anche l’altissima selettività della classe regina, che rende obbligato il passaggio dal setaccio della superlicenza per poter accedere al più elitario degli sport.
L’imprevedibilità domenicale dietro Verstappen
Si sa: Verstappen fa uno sport a parte. Ma dietro di lui, la variabilità delle condizioni a cui assistiamo ogni fine settimana esalta certi piloti e vetture, che si alternano sul palcoscenico del circus di domenica in domenica. Questa generazione di monoposto, purtroppo o per fortuna, sembra essere più soggetta ai cambiamenti del contesto esterno rispetto alle generazioni passate, nonché ai grandi margini di guadagno che consentono eventuali aggiornamenti azzeccati – basti pensare a McLaren – .
Il risultato di questa imprevedibilità è la rotazione dei nomi che si contendono il podio. E contestualmente, i protagonisti sono spesso i talenti generazionali citati al paragrafo appena sopra. Per meglio discutere dei piloti tirati in ballo, occorre aprire il discorso “team”, per capire meglio come il contesto in cui sono inseriti stia influenzando in positivo o negativo l’annata di alcuni.
McLaren: una reazione che fa scuola
In Bahrain la squadra papaya chiudeva uno dei suoi peggiori weekend. Le sono bastati 9 tappe per elevarsi a seconda forza provvisoria. La MCL60 è una monoposto a cui piacciono le condizioni “autunnali”, infatti, a Monaco non andò male nonostante le premesse stagionali. A Woking è stato fatto un grande lavoro sotto molti punti di vista, e non appena il mezzo è stato all’altezza, sono spuntati i piloti, due tra i fuoriclasse più brillanti in griglia. Norris lo conosciamo. L’inglese riesce a coordinare uno stile di guida incisivo ed un’attenzione maniacale a non commettere sbavature. D’altronde, è sul podio tra i piloti che sono costati meno in termini di danni, e gli anni scorsi la situazione era molto simile.
Dall’altra parte c’è Oscar Piastri. L’australiano ha portato a casa il mondiale di F3 e F2 al primo colpo. Una cosa che riesce a pochissimi e che si concretizza nel curriculum più ricercato dai team. Domenica, se non fosse stato per una safety car sfortunata, avrebbe sigillato il podio McLaren. Non è da tutti essere lì appena la macchina lo consente. Il 22enne di Melbourne ha l’aria di essere “uno di quelli”, e ha già mostrato sprazzi di preziosità che non fanno altro che elevarlo a potenziale campione. Un’accoppiata niente male.
Il declino Aston e l’imprevedibilità Mercedes
La favola della verdona è durata poco. L’AMR23 è partita come un fulmine collezionando la metà dei podi delle prime dieci gare. Ma la squadra di Silverstone sembra affaticata. Ciò che è certo è che Fernando Alonso aveva trovato la dama perfetta. Il talento dello spagnolo non ha data di scadenza, e la sua eterna fame testimonia che se avesse la macchina che da troppi anni cerca, l’Ulisse spagnolo sarebbe là davanti a giocarsela coi “ragazzini”.
Più solida Mercedes. Spesso la stella conserva un po’ di prestazione il sabato per andare meglio la domenica. La squadra ha ascoltato la direzione di sviluppo dettata da Hamilton, e le performance sono nettamente migliorate. L’accoppiata della stella è probabilmente la più talentuosa. D’altronde, nella classifica costruttori è seconda.
Il gioiello più prezioso, soprattutto in ottica futura, è senz’altro Russell. L’inglese unisce una velocità sublime ad una capacità di lettura della corsa degna di un veterano. Sempre il primo a rischiare, sempre sull’attenti quando si presentano opportunità che alcuni nemmeno scorgono. Il mondiale di F2 vinto all’esordio non fa altro che confermare quanto potrà essere minaccioso se un domani avrà la macchina che merita.
L’assaggio di Leclerc contro Verstappen
In questo caso non si parla più per ipotesi. Già, perché la macchina che Leclerc sognava l’ha avuta, ma per molto meno tempo di quanto avrebbe sperato. Nelle prime gare dell’anno scorso la F1-75 e la RB18 erano molto simili, e il monegasco ha potuto dipanare i dubbi di chiunque non lo mettesse sullo stesso piano del rivale di una vita. In certe occasioni, se i due avessero corso con tute e macchine nere, ci sarebbe stato qualche dubbio su chi fosse neocampione del mondo e chi invece no.
La situazione in cui naviga Ferrari non è invidiabile, ma c’è speranza. La nuova era Vasseur sta promettendo meglio della precedente, e non c’è dubbio che la sfortunata Silverstone sia null’altro che un acuto negativo dovuto ad una scarsa comprensione del mezzo. Leclerc arriverà, con o senza Ferrari, e chi è appassionato di questo sport, al di là della fede che professa, non vede l’ora.