Se non dovessero esserci problemi di percorso durante questa annata, il calendario 2024 sarà il più lungo di sempre. Ospiterà 24 tappe in giro per i 5 continenti. Se però la F1 non vuole perdere alcuni circuiti, anche tra i più storici, dovrà stare attenta ai vari contratti, come quelli di Suzuka e Silverstone, stipulati anni fa con gli impianti e in scadenza a breve.
Suzuka e Silverstone e il contratto in scadenza l’anno prossimo nel calendario di F1
Nelle ultime settimane della scorsa stagione molte piste hanno rinnovato i loro accordi con la F1 per poter ospitare le vetture più veloci al mondo. Il caso più eclatante è sicuramente quello di Melbourne, che ha addirittura rinnovato fino al 2037. Così come anche il circuito del Bahrain, che vedremo nel calendario almeno fino al 2036. In generale, le gare in Medio Oriente non sono a rischio, visto che la data di rinnovo più vicina è quella di Jeddah. L’accordo, infatti, termina nel 2027, e Liberty Media ha sicuramente altre questioni più vicine da risolvere.
Le più importanti sono senza dubbio quelle che riguardano due classiche del Motorsport: parliamo di Suzuka e Silverstone. Entrambe hanno un contratto per ospitare la categoria regina delle corse d’auto fino a quest’anno. Ciò vuol dire che potremmo non vederle nel calendario già dall’anno prossimo. Queste due tappe, come già detto, sono rinomatissime, ciò vuol dire che le parti chiamate in causa staranno già lavorando per sistemare questa situazione contrattuale.
E le italiane come se la passano?
Se Inghilterra e Giappone avranno sicuramente la precedenza, la F1 dovrà occuparsi anche di altri tracciati celeberrimi: Monza ed Imola. Le due tappe italiane hanno un accordo fino al 2025, ma i ministri di Lombardia ed Emilia-Romagna hanno confermato di star già lavorando a questo.
In generale, la situazione non è rosea, ma tutte le piste in scadenza sono storici per la categoria. Circuiti come Monaco o gli appuntamenti americani non possono mancare in una stagione, perché si trattano di week-end importantissimi a livello di visibilità. E questo Liberty Media e FOM lo sanno bene.
Articolo di Francesco Orlando