Un anno dopo il gran premio di Abu Dhabi che ha regalato a Max Verstappen il primo titolo iridato, è scoppiato il bubbone del budget cap. Red Bull ha violato il regolamento finanziario e, nonostante ciò, la sanzione inflitta al team non sembra commisurata alla gravità della pena. Il tetto spese ha l’obiettivo di rendere più equa la lotta tra le squadre, ma se l’applicazione pecca di inflessibilità, ci sarà sempre qualcuno capace di aggirare il verbo del legislatore per ottenere un vantaggio.
Riepilogo budget cap: il misfatto Red Bull e le sanzioni
A scatenare la tempesta mediatica è stato il team principal della Mercedes Toto Wolff in occasione del gran premio di Singapore. Il manager austriaco, probabilmente in contatto con qualche elemento FIA che fa trapelare informazioni riservate, ha rivelato in anteprima la violazione del budget cap da parte di Red Bull nel 2021. Qualche settimana dopo, a ridosso del weekend messicano, la Federazione ha constatato che la cifra fosse di 1,8 milioni di dollari, insomma, non proprio spiccioli quando un pezzo di carbonio in più o in meno fa guadagnare millesimi preziosi.
La FIA ha etichettato la violazione come ‘minima’, infliggendo una pena in termini monetari, e un’altra in termini tecnici. La squadra di Milton Keynes, infatti, dovrà pagare 7 milioni di dollari di multa, e subirà un decremento del 10% del tempo in galleria del vento, potendo contare su 1260 ore di tunnel.
Schiaffo o carezza, qual è l’entità delle sanzioni?
Chiaro che quando si parla di una squadra come Red Bull, le cui disponibilità economiche sono cospicue, 7 milioni di dollari di multa non sono proprio un colpo da KO tecnico; diverso sarebbe il discorso per una squadra come Haas o Williams. Arrivare primi piuttosto che secondi in campionato garantisce circa otto milioni in più come premio; dunque, potrebbe valere la pena rischiare per un team che voglia un surplus di circa un milione. Insomma, far scambiare una pena come una porta aperta per generare un guadagno monetario non è certo ciò a cui deve mirare la Formula 1.
Per quanto concerne la riduzione di ore in galleria, probabilmente la sanzione fa relativamente più male. Tuttavia, Red Bull ha già posto basi solidissime per il 2023, e difficilmente subirà un contraccolpo in grado di metterla a sedere a favore di Ferrari e Mercedes. D’obbligo notare come una riduzione delle ore in galleria consenta ai tecnici di concentrarsi su altre aree di sviluppo, rischiando di degradare la pena a ‘fine a sé stessa’; a proposito si è espresso il direttore sportivo Ferrari Laurent Mekies.
Un polso troppo tremolante nell’applicazione del budget cap
Il Budget cap ha fini nobili, e in parte ha aiutato ad avvicinarvisi. Tra questi, spicca l’obiettivo di far avvicinare la competitività tra le squadre, e questo lo si è notato nella lotta sempre più serrata nel centro griglia. Si potrebbe addirittura dire che ha aiutato l’avvicinarsi delle prestazioni tra le monoposto di testa: basti pensare che Mercedes ad inizio anno prendeva 40 secondi a gran premio dai primi, ed ora riesce a tenere un passo che la eleva a seconda forza, non lontanissima da Red Bull.
Ai nobili fini, tuttavia, deve corrispondere una maggiore inflessibilità nell’applicazione delle regole. Sanzioni in denaro e scarse riduzioni di ore in galleria potrebbero non fare altro che creare precedenti, i quali consentirebbero ai team di far crollare il castello di carta del Budget cap. Se questo meccanismo continuasse ad essere applicato in malo modo, si assisterebbe ad un ritorno alla situazione pre 2021, con divari cronometrici elevatissimi. Una sanzione in denaro per una violazione in denaro non è altro che un lasciapassare più costoso nello sviluppo di una vettura migliore, non proprio equo e funzionale.
Una possibile soluzione
Per evitare il crearsi di pericolosi precedenti, la FIA potrebbe avere un solo modo per proteggere l’immagine della classe regina del motorsport, ovvero decurtare punti nella classifica piloti e costruttori. Sarebbe inapplicabile una decurtazione ex post, considerando che i bilanci vengono revisionati un anno dopo, dunque l’unica strada percorribile sarebbe quella di togliere punti alla classifica della stagione successiva a quella incriminata. Può sembrare ingiusto in quanto la squadra potrebbe essere in regola nell’anno in corso, ma a ben vedere, il vantaggio acquisito in una stagione violando il tetto spesa, si palesa anche l’annata successiva. Intaccare la classifica potrebbe essere la sola strada percorribile se la federazione non appesantirà le pene, ad oggi decisamente troppo fragili.