Non è un mistero che negli ultimi mesi l’ex campione del mondo di F1 Mario Andretti e il figlio Michael, forti dei fondi economici della famiglia, hanno cercato di entrare nel circus.
F1 rimanda, “Piedone” sbotta
La FIA, con l’appoggio di tutti i team, ha da subito respinto questo volere. Il motivo principale è molto semplice. La Federazione stessa, a fine anno, sborsa dei soldi in base alla posizione nella classifica costruttori. Ovviamente, il budget ha un tetto massimo da dividere tra le 10 scuderie, con la prima che riceve di più andando a scemare fino all’ultima. Con l’entrata di un’altra casa, la “torta” sarebbe da dividere in 11 fette, e gli introiti sarebbero minori.
Le promesse fatte dal padre e dal figlio sarebbero da accettare senza discutere, visto che un team americano andrebbe incontro alla filosofia di Liberty Media. Proprio su questo preme Andretti SR, che ha parlato di come alla F1 farebbe bene avere un costruttore americano solido, facendo anche riferimenti a Gene Haas: “La candidatura sta procedendo. Se arriveremo in Formula 1? Sarà meglio. Ammettiamolo, per quanto la Formula 1 sia internazionale avere un team e un costruttore statunitense veramente solido deve essere un bene per loro. So cheGene Haas ha una squadra e non ha mai pensato di avere un pilota americano. Michael si è impegnato ad avere sempre almeno un pilota statunitense”.
Andretti fa vedere i suoi piloti americani grazie a F2 e F3
“Piedone” sicuramente sa come gestire le interviste e come premere per far succedere qualcosa. Proseguendo nell’intervista, infatti, lo statunitense ha puntato sul fatto che Michael (il figlio) ha portato nelle categorie minori tantissimi piloti americani, anche per espandere ancora di più il loro nome nella categoria regina del motorsport: “Inoltre, non c’è nessuna squadra ufficiale che schieri la Formula 3 o la Formula 2 e Michael si è impegnato ad averle, per dare a qualche pilota americano l’opportunità di andare in Europa e inseguire la Formula 1. Quindi, ci sono molte cose in gioco. È un impegno enorme a lungo termine. E poi la Formula 1 sta aggiungendo sempre più gare al suo calendario, attraversando i continenti: questo comporta un grande carico per tutte le squadre. Avere 22 o 24 macchine anziché 20 è quasi un’assicurazione”.
ARTICOLO DI FRANCESCO ORLANDO