Budget Cap, Budget Cap delle mie brame, chi è il team più ricco del reame?
Questa sembra essere la domanda da porsi, ma com’è possibile che una regola che nasce per avvicinare i team, stia solo rendendo più evidente la forza economica di alcuni rispetto ad altri?
La matrigna e il Budget Cap
La FIA introduce il Budget Cap nel 2021, a seguito della pandemia da Covid-19. Il tetto prevede 140 milioni massimo come spesa di ogni team per tutto ciò che concerne lo sviluppo della vettura (esclusi i motori protetti da un contratto a parte). Ovviamente come ogni regola ci sono stati team che non l’hanno rispettata, quale il caso di Aston Martin e Red Bull nel 2021. E team che l’hanno contestata aspramente quali Mercedes e Ferrari. A oggi però la situazione sembra essersi ribaltata, se agli albori a lamentarsi erano i team più ricchi, ora sono i più piccoli ad alzare la voce in merito.
Fiabe e realtà
L’intento della F1 è, soprattutto da qualche anno a questa parte, regalare quanto più spettacolo ai tifosi, nuovi o vecchi che siano. Quale miglior modo se non avvicinare le vetture, permettere loro con un nuovo regolamento di potersi seguire per molti giri con un distacco minimo. Il problema principale è però arrivare a quel distacco. Le macchine possono anche permettere un inseguimento particolarmente ravvicinato, ma se non fossero in grado di avvicinarsi tanto?
La regola dunque ha una sua logica di base: “Diamo a tutti le stesse possibilità!” Peccato che il limite vada ad intaccare considerevolmente lo sviluppo stesso delle strutture dei team. I più “ricchi” avranno probabilmente strutture già più avanzate rispetto ai team minori, che quindi si troveranno a dover arrivare alle stesse performance con mezzi agés. Quando arriva la parità auspicata se si limitano gli sviluppi di chi deve rincorrere? É come augurarsi che due corridori taglino insieme la linea del traguardo, gli venga imposto lo stesso allenamento, la stessa alimentazione, stesso coach, e poi vengano fatti partire uno due metri avanti all’altro.
Szafnauer: “Il Budget Cap non ci permette di essere competitivi”
Aveva già denunciato il problema James Vowels qualche mese fa, che trovatosi a capo della Williams dopo più di un decennio in Mercedes si era accorto delle poche disponibilità strutturali dei team minori. Oggi a denunciare la cosa è Otmar Szafnauer, team principal di Alpine. La FIA ha già permesso degli extra una volta riscontrato il problema con un bonus ad esempio per il team Aston Martin per facilitare la costruzione di una galleria del vento.
“La FIA deve permettere che alcune infrastrutture necessarie per tutti siano al di fuori dei limiti imposti dal budget cap. Lo hanno permesso per la galleria del vento dell’Aston Martin, altrimenti non si effettuerebbe mai un investimento per una nuova galleria del vento. Se il tetto dei costi è di 36 milioni, una galleria del vento ne costa 70″. Queste le parole di Szafnauer a riguardo, sottolineando anche il gravoso prezzo delle infrastrutture necessarie alla F1.
Il problema è più grave di quel che sembra:
Già si sapeva dopo le dichiarazioni di Vowels che la situazione non era equa. Ebbene il problema è più grave del previsto di fatto in vista del nuovo regolamento del 2026 non tutti i team saranno in grado di rispettare le nuove direttive tecniche con le strutture che posseggono senza compromettere l’impegno del budget cap o lo sviluppo delle vetture del prossimi anni. La modifica della configurazione ibrida, con una MGU-K molto più potente e la rimozione del sistema MGU-H, richiederà ad Alpine la costruzione di un nuovo banco aggiornato.
“Una parte del budget cap deve essere spesa per i regolamenti” – ha spiegato Szafnauer. “Per esempio, il nuovo regolamento per il 2026 richiede un nuovo banco prova per il cambio. Il banco del cambio che abbiamo ora non è in grado di gestirlo, quindi è necessario spendere quel denaro. E poi, una volta spesi i soldi per un nuovo banco di prova per il cambio, non si ha più abbastanza denaro per fare le altre cose”.
La FIA le sta provando tutte, ma è nella natura della F1 che un team sia in testa e che gli altri inseguano, ne è la prova la Red Bull di quest’anno, imprendibile.
È giusto quindi imporre dei limiti del genere in uno sport che per sua natura sfida il limite?