La recente notizia dello spostamento di parte dello staff AlphaTauri a Milton Keynes ha fatto rizzare le antenne a non poche squadre. Le preoccupazioni riguardano la presunta illiceità delle intenzioni della squadra campione del mondo e del suo team satellite. Red Bull vuole sfruttare dei cavilli regolamentari per approfittare del rapporto con AlphaTauri o è tutto un fuoco di paglia? Questa nuova direzione dell’asse Red Bull–AlphaTauri potrebbe prendere la piega di uno scandalo, vediamo perché.
Nel frattempo in Inghilterra
Le ultime dall’Inghilterra hanno fatto non poco scalpore. Parte dello staff di AlphaTauri presente a Bicester si è trasferito in un nuovo stabilimento a Milton Keynes: sede di Red Bull. Le indiscrezioni, inoltre, parlano di un futuro trasferimento di ulteriori tecnici AlphaTauri dalla sede di Faenza al medesimo stabilimento. La sede in questione ospiterà tutta l’attività che concerne la progettazione della monoposto. Risulta chiaro, dunque, come stia avvenendo un riavvicinamento tra i due team.
È ovvio che non si sta parlando di fusione, ma di una situazione che porterà le due squadre a rendere più facili i rapporti di cooperazione indiretta – in particolare ciò che concerne gli scambi di componenti – concessi dal regolamento. Lo scalpore nasce anche dall’indiscrezione secondo cui AlphaTauri schiererà una monoposto “clone” della Red Bull nella stagione in arrivo. Chiaro è che in tal caso si assisterebbe ad una situazione in cui le norme in materia di proprietà intellettuale sarebbero prese in causa.
Un’inversione di tendenza
Nel corso delle ultime stagioni è parso chiaro il tentativo di AlphaTauri di emanciparsi e di Red Bull di rendere la sua appendice sempre più indipendente. La ragione sta probabilmente nell’intenzione di cedere la squadra al migliore offerente. Tuttavia, la situazione sembra essersi ribaltata. Ora Red Bull è intenzionata a stringere a sé la casa di Faenza, e questo è proprio ciò di cui i team di F1 si preoccupano. AlphaTauri godrà di un maggior numero di componenti in dotazione da parte della casa madre, nonché della condivisione della galleria del vento con quest’ultima. Chiunque è in grado di comprendere la portata dei vantaggi ottenibili da ciò in un’era in cui ogni test, simulazione e spesa deve sottostare a precise limitazioni.
Sulla questione si sono espresse due personalità di spicco del paddock: Zak Brown – team principal McLaren – e James Allison – direttore tecnico di Mercedes -. Il primo, sempre attivo nelle questioni che riguardano la giustizia in griglia, ha lanciato un allarme alla FIA. Sarà interessante vedere come la federazione, sempre più in difficoltà dopo le numerose dimissioni, gestirà il tutto. Allison, invece, ha sottolineato con fiducia la rigidità del regolamento in materia di proprietà intellettuale.
Furbizia e illiceità: dove sta il confine?
A ben vedere, il riavvicinamento tra le due squadre potrebbe essere imputabile alle limitazioni dovute al budget cap. Perché andare ognuno per la propria strada quando si possono sfruttare delle sinergie al fine di contenere i costi e guadagnare simultaneamente in prestazioni? Questa è solo un’ipotesi, ma non sarebbe assurdo pensare che si possa rivelare veritiera. D’altronde, è proprio ciò che gli altri team temono.
Benché le intenzioni del legislatore ad evitare questioni di dubbia regolarità come questa ci siano, è ovvio che potrebbero essere necessari interventi minori nel breve periodo come unica alternativa. La motivazione sta nel fatto che il prossimo patto della Concordia – in cui quello dell’indipendenza tecnica di ogni team sarà un tema – verrà discusso intorno al 2030. Le due squadre non stanno infrangendo regole scritte, ma nel caso sfruttassero aree grigie del regolamento a svantaggio altrui dovrebbero essere sanzionate. La motivazione sta nel principio che più volte la FIA ha applicato: se c’è una regola e la si vìola indirettamente con meccanismi leciti, verrà vietato anche il modo di raggirarla.
FONTE: Motorsport.com Italia