La stagione è appena iniziata ma la Haas ha già messo in banca con solo una gara l’ammontare di punti di ben due stagioni intere. Ma qual è stato il percorso della scuderia che arriverà a Jeddah come “Terza forza”?
Barcellona, prima tappa dei test pre-stagionali della stagione 2022. La Haas si prepara a scendere in pista per l’ultimo giorno dei tre previsti. Il lavoro sulla monoposto continua a pieno ritmo. C’è ottimismo in vista di questa “nuova era”, grazie all’arrivo del motore Supertfast targato Ferrari, e all’ambizioso progetto 2022 della VF-22, creatura che ha tanto del suo progettista, Simone Resta, ex senior designer in Ferrari, approdato, con il proprio know-how, dapprima in Alfa Romeo, fino ad arrivare alla Haas, altro team satellite della scuderia di Maranello. Proprio qui, ha avuto luogo tutto il lavoro sulla monoposto 2022, in un nuovo ufficio di progettazione. Il 2022 era quindi l’anno delle grandi promesse e delle grandi speranze. Un po’ come per l’altra scuderia di base a Maranello, la Ferrari, con la quale la Haas collabora ormai dal 2016.
La Haas viene da anni difficili. Una monoposto concepita male; la Pandemia che ha bloccato lo sviluppo; la crisi finanziaria; il rapporto complicato con i piloti; il posticipo del nuovo regolamento. Tutti questi avvenimenti, da fine 2019 in poi hanno ritardato lo sviluppo di una monoposto più competitiva, collocando il team in una fase di “stallo” che ne ha minato la sopravvivenza nella massima categoria. L’arrivo dello sponsor Uralkali, portato dal pilota russo Nikita Mazepin, nel 2021, ha permesso al team di aprire una piccola finestrella per prendere una boccata d’aria. Era chiaro, tuttavia, che con una monoposto senza sviluppo e con una coppia di piloti giovani e inesperti, si sarebbe trattata dell’ennesima stagione da archiviare.
Il lavoro nel team, il legame con Dallara, l’arrivo di nuovi membri arrivati proprio dall’organico Ferrari, hanno dato la giusta motivazione agli addetti ai lavori. Le solide basi di questo rapporto sono state tuttavia messe a dura prova con la stangata, arrivata, alla vigilia del terzo giorno di test a Barcellona: il divorzio complicato tra la Haas, Uralkali e il proprio pilota di riferimento, per via del rapporto con la madrepatria, e la recente invasione di questa ai danni dell’Ucraina. Come se non bastasse la scuderia americana ha dovuto recuperare, nel corso dei test in Bahrain 4 ore di una sessione del primo giorno perse a causa dell’arrivo tardivo del cargo con le componenti delle monoposto.
Senza sponsor, con una crisi diplomatica causata dal licenziamento in tronco di Mazepin, con un solo pilota (Mick Schumacher) e una macchina bianca come la tela vergine di un pittore, la Haas ha vissuto giorni da incubo. Il ritorno di Magnussen in sostituzione di Nikita, ha in parte stemperato questo clima di tensione all’interno del team. Il danese ha infatti trascorso gli ultimi anni della sua carriera nel team americano, e, sebbene fosse stato un divorzio traumatico il suo, è stato circondato da affetto, fiducia e riconoscenza.
Una fiducia che, vedendo il lavoro fatto da Kevin nel corso del weekend in Bahrain, è stata ampiamente contraccambiata. Il lavoro della Haas, ora si muove su due direttive: quella di trovare uno sponsor per il prossimo anno e quella di tornare a sorridere, e a far sorridere i piloti con una monoposto competitiva. La prima viene percorsa a pieno gas, grazie anche alla potenza del motore targato Ferrari. La potenza in questa prima fase del campionato è stata infatti anteposta alla conservazione, sia per racimolare da subito un vantaggio, sia per far parlare di sé come si fa quando si indossa il vestito più bello per un’occasione speciale. La seconda strada, l’ha detto anche un Günther Steiner giulivo, è in divenire, e attualmente, rappresenta la realizzazione di un sogno, che non sa dove li porterà ma che al momento li ha messi in cima al mondo e alla classifica costruttori.