Con l’arrivo di Frédéric Vasseur la Ferrari ha tracciato la direzione in cui vuole andare negli anni a venire. Una direzione in cui, ancora una volta sono la storia e il prestigio del team a dover fare grandi i nomi, e non il contrario. Questa tendenza, è diventata un’arma a doppio taglio per la Ferrari. Tant’è che ora i grandi nomi, da Wolff a Horner, Seidl, scappato in Sauber per prepararsi all’arrivo di Audi, hanno tutti gentilmente declinato l’offerta della Rossa.
Il regno di Vasseur nasce dalle ceneri di quello di Binotto. È come sabbia gettata sul fuoco, per soffocare le fiamme. Quella del manager-ingegnere francese classe 1968 è una figura molto riservata, con un gran fiuto per i talenti e una lunga storia d’amore con il motorsport che lo ha portato a ricoprire diversi ruoli, scalando le gerarchie dal basso. Rispettato all’interno del paddock, il suo incarico in Ferrari segna il passaggio ad un top team che, seppur arrivando da esterno, conosce bene. Qui ritroverà anche Charles Leclerc, pilota che ha accompagnato nel debutto in Alfa Romeo. Proprio per questo ci si aspetta una linea più chiara sulle gerarchie tra i piloti, tema caldo di questa stagione, nonché punto di rottura con Binotto.
Un meccanismo infernale
È un meccanismo da cui difficilmente si riesce a uscire e che sta lentamente soffocando e isolando la Scuderia più prestigiosa del paddock. Nessuno degli uomini susseguiti a Stefano Domenicali, l’ultimo a vincere nel 2008, ha più portato un titolo alla Ferrari. Chi arriva a Maranello ha dunque la possibilità di fare la storia di questo sport, chi parte però lo fa quasi sempre dopo una rottura e dopo un fallimento. Stare al gioco sarebbe un rischio troppo alto per figure già affermate, un salto nel vuoto.
Questo meccanismo è andato avanti come diretta conseguenza di quanto fatto dalla Ferrari negli anni. Lasciando andare via figure davvero importanti, una “fuga di cervelli” che ha privato la Rossa di un grandissimo capitale umano, di menti eccelse, riconosciute come tali in altri contesti. Jean Todt, Stefano Domenicali, Ross Brawn, James Allison, Andrea Stella, recentemente promosso al ruolo di Team Principal in McLaren, sono solo alcuni dei nomi di una certa caratura, ai quali la Ferrari, però ha voltato le spalle. Fama e prestigio possono essere appetibili per un pilota, per figure appartenenti a realtà minori ma non sono abbastanza per i nomi più grandi. Alla Ferrari manca la capacità di saper leggere tra le righe, di analizzare i fatti e questo ha allontanato sempre di più l’obiettivo iridato, condannando la Scuderia a rincorrere gli altri piuttosto che dettare il passo.
La figura voluta dai piani alti
La dirigenza è un altro punto critico della Ferrari. Ingombrante e invisibile allo stesso tempo. Divisiva. Da tempo spinge verso una sola direzione, e il disegno delineatosi dopo le dimissioni di Binotto lo ha confermato. I rapporti tra la famiglia Elkann e l’ex team principal di Losanna sono precipitati nel 2022, anno della rinascita della Rossa dopo due anni di pazienza, studio, promesse. Una rinascita che rispetto alle ambizioni ha portato poche vittorie a Maranello, e questo secondo i vertici, a causa dei troppi errori al muretto capitanato da Mattia Binotto.
“Benvenuto alla Scuderia Ferrari, Fred. Buon lavoro e portiamo a casa il mondiale” commenta su Twitter Lapo Elkann fratello del Presidente della Rossa, John. Un messaggio chiaro, inequivocabile e che mette già Vasseur in una posizione scomoda alla quale il francese si dovrà abituare per sopravvivere all’interno del team: quella del “salvatore”. Mettendolo di fronte a un obiettivo difficile da raggiungere al primo anno al comando della Rossa, in profonda ristrutturazione dopo le dimissioni di Binotto. Proprio per questo servirà dare estrema fiducia a Vasseur, e alla struttura che nascerà da questa nuova gestione.
Il ruolo di Vasseur non avrà il peso di quello coperto da Binotto, che ha lasciato scoperta anche la figura di Direttore Tecnico. A Vasseur spetteranno incarichi di coordinamento e manageriali riportando il modello organizzativo – adottato dalla Ferrari pre-Binotto e dalla maggior parte dei team – ad una struttura piramidale con figure legate ad un ruolo specifico e a delle gerarchie fisse.