Dopo ventidue gare, la stagione 2022 si conclude con il gran premio di Abu Dhabi. A conquistare entrambi i titoli in nonchalance è la Red Bull, anche se, non è mancata l’incertezza per piazzamenti di tutto rispetto fino alla fine. Vediamo chi e cosa viene promosso, e chi rimandato al 2023…
Regolamenti 2022, rispettata la promessa dello show? VOTO: 8,5
È lampante: la promessa di un maggior numero di battaglie rispetto agli anni passati è stata rispettata. Con la vecchia generazione di monoposto, chi veniva sorpassato era finito, ora invece, ha la possibilità di rispondere all’avversario. In precedenza, inoltre, serviva un passo migliore di circa un secondo per sorpassare; ora invece, grazie ai nuovi regolamenti – i quali consentono di stare in scia perdendo poco carico aerodinamico – si può tentare l’attacco anche con pochi decimi di vantaggio al giro. Il numero di sorpassi è aumentato del 31% rispetto alla stagione scorsa, un dato che convince sull’aumento delle battaglie e fa ben sperare per gli anni a venire.
I duelli e i colpi di scena non sono mancati, basti pensare alla battaglia a cinque in Austria, ai botta e risposta di Leclerc e Verstappen in Bahrain, e ai numerosi fuori pista a Singapore. Tuttavia, è bene notare che non sono mancate le gare noiose, in cui la mancata battaglia tra le due contendenti al titolo non veniva compensata dai pochi scontri del centro griglia. Concludendo il capitolo ‘show’, pare chiaro come la Formula 1 non sia ancora pronta ad abbandonare il DRS, la cui indispensabilità è stata dimostrata a più riprese, vedi la fase-processione di Imola dove l’ala mobile non è stata resa utilizzabile per molti giri nonostante le condizioni accettabili.
Lotta mondiale: una favola durata troppo poco. VOTO: 6,5
La rincorsa ai titoli, dopo le prime tre fantastiche gare della stagione, sembrava promettere bene. All’ora l’unica incognita era l’affidabilità Red Bull, parsa troppo scarsa di fronte ad un’apparente solidità Ferrari. Non ci sono volute molte gare perché la situazione si ribaltasse. La scuderia ha cominciato a mostrare le prime crepe, visti i numerosi problemi di affidabilità che hanno costretto al ritiro i piloti; ma a fare ancora più rumore sono state le disfatte strategiche, figlie di una gestione della corsa in mano a soggetti, probabilmente, poco adatti. La rossa si è dunque auto sabotata, consegnando di fatto i titoli a Red Bull ancor prima delle vacanze estive. Risultato: una lotta mondiale durata pochi gran premi, un vero peccato viste le premesse.
Lotta costruttori: fulmini e saette dove non ti aspetti. VOTO: 9
Budget Cap, regolamenti, progetti in fase embrionale, insomma, difficile dire cosa abbia permesso una lotta così serrata nella classifica costruttori. Forse tutti questi elementi messi assieme hanno plasmato il cocktail perfetto per i veri amanti delle corse.
A differenza del 2021, tutte le squadre sono arrivate a punti, e i distacchi a fine anno sono stati risicatissimi tra i team rivali di turno, segno di una lotta serrata fino all’ultimo appuntamento. Basti pensare che il distacco finale tra AlphaTauri e Haas è stato di soli due punti; Alfa Romeo e Aston Martin hanno chiuso con lo stesso punteggio; Alpine e McLaren si sono giocate la P4 fino alle ultime gare, stesso discorso per la rincorsa all’argento tra Ferrari e Mercedes. Di fatto, le uniche due outsider sono state Red Bull e Williams, rispettivamente prima e ultima in classifica. Risultato: battaglia tra i team ampiamente promossa, inutile dire che ci si augurano confronti altrettanto serrati in futuro.
Direzione gara e FIA: sbavature e mancanza di autorevolezza. VOTO: 5
È chiaro, i direttori di gara sono di fatto appena arrivati, e non ci si inventa direttori da un giorno all’altro. Sarebbe però grave dimenticarsi dell’esperienza di tali soggetti in altre serie motoristiche, insomma, ci si aspettava qualcosa di più dopo il ghigliottinamento di Masi, ma la musica non è cambiata. La poca chiarezza e la discordanza tra note del direttore e regolamento non sono passate inosservate; così come non è passato sotto traccia il trattore in mezzo alla pista a Suzuka, l’ipocrisia nella lotta al porpoising, e la chiamata della safety car a Monza. Errare è umano, ma come si suol dire “oneri e onori”. Non rimane che sperare nel beneficio della stabilità, al fine di ritrovare una bussola che sembra mancare dalla scomparsa di Charlie Whiting.
Ecosostenibilità e diritti umani: siamo nel 2022, eppure non sembra. VOTO: 4
È facilissimo tappezzare circuiti e televisioni di slogan che urlano all’equità e alla condanna delle discriminazioni, ma quando si passa ai fatti, il denaro fa crollare il castello di carte. Il circus troppo spesso prende una posizione meramente di facciata su questioni delicate come diritti umani e ambiente. Ciò che poi accade nei fatti, contraddice le belle parole che tanto comodo fanno alla sfera business della classe regina. ‘We race as one’, e poi si corre in paesi dove i diritti umani vengono calpestati come tappeti; ‘obiettivo zero emissioni’, e poi si fanno trasferte che scindono da ogni logica di efficienza e sostenibilità. Il pianeta ne risente, e così gli addetti ai lavori. La F1 è sempre più usa e getta, e a pagarne le conseguenze non saranno in pochi.