Con una velocità impressionante siamo giunti all’ultima gara della stagione 2022, il Gran Premio di Abu Dhabi, ed in un round dove si deciderà definitivamente il secondo posto del campionato, in lotta tra Charles Leclerc ed un Sergio Perez che è risultato estremamente infuocato dopo il Brasile, c’è spazio per degli addii – in forma definitiva o temporanea – al circus; tra tutti, quello che ha fatto più notizia ed ha colpito più di tutti è quello di Sebastian Vettel, che dopo questa gara cederà il proprio sedile a Fernando Alonso. Ripercorriamo insieme la carriera del tedesco.
2007: il debutto in Formula 1 con BMW Sauber
Il giovane Sebastian correva nel 2007 nella Formula Renault 3.5 Series quando arrivò la chiamata in veste di pilota ufficiale da BMW Sauber, squadra per la quale aveva fatto il suo debutto come terzo pilota nel Gran Premio di Turchia del 2006. In quell’occasione aveva ottenuto due record: pilota più giovane a partecipare in un weekend di Formula 1 (battuto da Verstappen nel 2014) ed il record per la multa più veloce dall’inizio della carriera, con solo 9 secondi dalla sua uscita dai box. Nel 2007, Vettel rispose alla chiamata per sostituire Robert Kubica, autore di uno spettacolare incidente con Jarno Trulli che lo vide sbattere contro le barriere. Sebastian riuscì ad accedere alla Q3 e qualificarsi in settima posizione, per poi concludere la gara ottavo, guadagnando così il primo punto della sua carriera.
2007 e 2008: l’arrivo in Toro Rosso e la vittoria a Monza
Sebastian era sotto contratto come giovane pilota Red Bull, e quando Scott Speed fu cacciato da Toro Rosso la scelta del sostituto ricadde su Vettel. Toro Rosso annunciò il tedesco anche per il 2008, assicurando quindi il suo futuro in Formula 1. Il quarto posto nel Gran Premio di Cina ottenuto dalla diciassettesima posizione iniziò a stabilire Vettel come uno dei giovani da tenere in considerazione.
La stagione 2008 non iniziò nel migliore dei modi, con quattro ritiri in quattro gare, ma dopo un quinto posto a Monaco sembrò che Vettel avesse finalmente capito come essere estremamente veloce con la propria monoposto. La consacrazione però giunse a Monza, con la vittoria sul bagnato davanti a Kovalainen e Kubica: in quell’occasione, la stampa tedesca lo indicò come “Baby Schumi”. Monza fu il vero punto di svolta per la carriera di Sebastian.
2009-2014: Red Bull, i quattro titoli e la rottura
Nel 2009 ci fu la promozione in casa per Vettel, con il passaggio in Red Bull per sostituire David Coulthard, ritiratosi dalle corse. Grazie al tedesco Red Bull conquistò la prima vittoria come squadra, nel corso del Gran Premio di Cina, dove ottenne anche la pole position. Quell’anno non ci fu storia per quanto riguarda il campionato piloti, dato che con 66 punti nelle prime 7 gare Button avrebbe vinto il titolo, ma la forma di Vettel fu un chiaro indice di ciò che il futuro attendeva, ed il periodo meraviglioso del tedesco partì proprio dal 2010.
“Du bist, weltmeister!”
Il 2010 di Vettel iniziò con due pole position, che non si tramutarono però in vittorie fino al Gran Premio di Malesia. La stagione fu molto altalenante, con dei risultati che lo portarono a trovarsi quarto in campionato con quattro gare alla fine. Due vittorie in Giappone e Brasile, con un ritiro in Corea del Sud, ridussero il divario in campionato ad appena 15 punti. Solo Alonso, Webber, Vettel ed Hamilton potevano vincere il titolo, con lo spagnolo davanti a tutti. Ad Abu Dhabi non ci fu storia, con Vettel che vinse la gara ed ottenne il titolo, anche grazie alle difficoltà nel finale per Alonso. Famosa rimane la frase via radio del suo ingegnere di pista: “Du bist, weltmeister!”.
Gli anni successivi furono diversi per quanto riguarda la sua forma, ma non nel risultato finale, con la vittoria di quattro titoli consecutivi. Quel periodo roseo, però, era destinato a sparire: nel 2014, con il passaggio ai motori turboibridi, Vettel non sembrò trovare la forma giusta per battagliare in pista. Questo, unito anche all’apparente imbattibilità delle Mercedes, fece prendere al tedesco la decisione di lasciare la squadra che tanto gli aveva dato per un passaggio verso il suo sogno: vestire di rosso.
2015-2020: il sogno Ferrari e l’amaro addio
L’arrivo nella squadra di Maranello non può essere più dolce per Sebastian, che segue le orme del suo idolo Michael Schumacher guidando per Ferrari. Al debutto in Australia nel 2015 conquista un ottimo terzo posto, seguito poi dalla conquista della vittoria in Malesia davanti alle due Mercedes. La stagione 2015 lo vede arrivare sempre in top 5, tranne nei due casi di ritiro in stagione, in Belgio ed in Messico.
2017 e 2018: lotta per il titolo sfumata
L’anno successivo non fu così prolifico, con delle collisioni in pista che lo portarono ad avere una stagione senza vittorie. Finalmente, nel 2017 e 2018, Vettel torna a lottare per il campionato, aprendo il ’17 con una vittoria in Australia, Bahrain e Monaco, finendo secondo in Cina, Russia e Spagna. Sfortunatamente per il tedesco, dopo la pausa estiva Mercedes riuscì a recuperare terreno, andando a riottenere con Hamilton la testa del campionato al Gran Premio d’Italia. Per la prima volta in carriera, Vettel non vinse il titolo dopo essere stato in testa al campionato.
Nel 2018 la situazione fu estremamente simile, vincendo in Australia e Bahrain, ma fino al Gran Premio di Germania la testa del campionato era in alternanza tra lui ed Hamilton. Proprio un errore in Germania che lo portò al ritiro è visto come l’inizio della fine del suo campionato. Dal Gran Premio d’Italia fino agli Stati Uniti, la Ferrari non si dimostrò competitiva, con Hamilton che conquistò il titolo nel round in Messico.
2019 e 2020: crisi nera ed addio alla Rossa
Il 2019 ed il 2020 non si mostrarono positivi per Vettel, con Mercedes che nel 2019 dominò la parte iniziale di stagione. La polemica relativa al Gran Premio del Canada vide Vettel arrivare secondo, penalizzato per essere rientrato in pista in maniera pericolosa, ed in generale la stagione lo vide molto insicuro e problematico. L’unica vittoria della stagione giunse a Singapore, con una strategia ottimale che lo vide sopravanzare il compagno di squadra Leclerc.
Il 2020 fu terribile, con la SF1000 che non aveva letteralmente velocità, tanto che Vettel concluse la stagione al tredicesimo posto in classifica, con solo un podio come miglior risultato. Ferrari finì sesta nel mondiale, e sul punto più basso ci fu la separazione, con la partenza del tedesco verso Aston Martin.
2021 e 2022: l’approdo in Aston Martin ed il ritiro
Il debutto con Aston Martin non fu dei migliori, a causa di un contatto in pista che lo vide finire quindicesimo e con cinque punti di penalità sulla patente. Andando avanti con le gare, Vettel dimostrò di riuscire a prendere confidenza con una macchina dalla filosofia estremamente diversa rispetto a quella Ferrari, arrivando addirittura a podio in seconda posizione in Azerbaijan. Vettel fu secondo anche in Ungheria, sebbene venne poi squalificato per mancanza di un litro di carburante per i test. Il 2021 lo vide terminare al dodicesimo posto in campionato, davanti al compagno di squadra Stroll.
Il 2022 è iniziato con la sua assenza dai primi due round per positività al COVID-19, ma in generale ha avuto dei risultati altalenanti. Il 28 luglio 2022, attraverso dei social media aperti per l’occasione, Sebastian Vettel ha annunciato il suo ritiro dalla Formula 1 al termine della stagione.
Odio ed amore
È innegabile, almeno per buona parte dei Ferraristi, che verso Vettel non c’è stato un profondo amore negli anni in cui il tedesco era in Red Bull. Visto come avversario, viste alcune sue mosse, in molti hanno sicuramente celebrato dei suoi ritiri o delle sconfitte. Con l’arrivo in Ferrari, tutti hanno avuto modo di conoscere meglio il tedesco, scoprendo in lui una persona molto più profonda e speciale. Non è cambiata solo la persona, ma è cambiato anche il modo di approcciarsi a lui. Negli ultimi anni la sua lotta per l’ambiente e le cause sociali lo hanno portato a prendere posizioni in contrasto con la stessa Formula 1, ed il suo ritiro è dovuto in parte anche a questo. Tutto ciò che lui ora sta facendo, lo fa perché è qualcosa in cui crede, una battaglia in cui buttarsi in toto. Ed ecco perché mancherà a questo sport: la sua trasparenza, le emozioni che lasciava trapelare e quel sorriso saranno degli elementi che nel paddock mancheranno.
Non è un addio, ha detto Hamilton sul ritiro di Vettel, ma solo un arrivederci, e mi piace pensare che, in fondo, sia effettivamente così. Le corse fanno parte della vita di Sebastian, ed in un modo o nell’altro, magari quando la serie diventerà più in linea con alcuni principi ambientali, potremmo rivedere una figura familiare nel paddock. Danke, Seb, e buona continuazione per il tuo futuro. Se tornerai, saremo tutti qui a braccia aperte.