I numeri di un dominio
Il 2022 di Max Verstappen è stato semplicemente dominante. 12 vittorie e 366 punti in 18 gare gli hanno permesso di vincere il titolo con 4 Gran Premi ancora da disputare. Solo Schumacher nel 2002 e Mansell nel 1992 hanno fatto meglio, venendo incoronati a 6 e 5 round dalla fine rispettivamente.
Le statistiche, però, non rendono l’idea della grandezza dell’olandese. I precedentemente citati Schumacher e Mansell, così come altre leggende recenti del calibro di Hamilton e Vettel, sono riusciti nell’impresa di portarsi a casa il mondiale prima della fine dell’anno anche grazie alla superiorità della propria vettura.
La RB18, invece, è sempre stata allo stesso livello (se non addirittura peggiore) della F1-75 con cui si è contesa lo scettro, come testimoniato dalle 6 pole che Verstappen e Perez hanno accumulato rispetto alle 11 di Leclerc e Sainz. Statisticamente, una Rossa è partita dal palo nel 61.1% delle gare questa stagione.
Un Verstappen più calcolatore
Cosa ha permesso, quindi, a Verstappen di vincere il mondiale? Tralasciando gli errori della Ferrari, ciò che ha fatto fare il salto di qualità a MV1 è stato il cambio di mentalità rispetto agli anni passati. Perché la Ferrari ha sbagliato molte volte, ma il fatto che ci fosse sempre lo stesso pilota ad approfittarne non è un caso.
La guida fin troppo aggressiva delle scorse stagioni (che comunque gli ha permesso di vincere svariate gare e il primo alloro) ha lasciato spazio ad una mentalità più conservativa, con cui il nativo di Hasselt ha potuto cogliere il massimo risultato anche nelle giornate più buie.
Se fino a poco tempo fa Verstappen perdeva la testa per un nulla, nel 2022 il campione del mondo è stato molto più calcolatore e ha sempre misurato bene la percentuale di rischio insita nel compiere una determinata manovra. Chi lo paragonava a Senna ora deve aggiustare il tiro, perché il Max del 2022 assomiglia di più a Prost.
Certo, la macchina ha fatto il suo, anche perché l’attitudine da “ora o mai più” del vecchio Verstappen era dovuta in parte alla scarsa competitività del mezzo. Questo, quindi, lo spingeva ad agguantare le poche occasioni ghiotte che gli si presentavano come se non ci fosse un domani.
Quando però il veicolo migliora non è detto che lo faccia anche il pilota. Verstappen è stato bravo a mutare la propria natura. Il leone che prima terrorizzava mezzo paddock (non è un caso che il canale ufficiale F1 realizzò un video con tutti i suoi incidenti quattro anni fa) ora è davvero diventato il re della savana.