L’amore per lo sport spinto anche dalla voglia di mettersi in gioco lo ha portato sulle piste da sci e da lì poi – con un percorso che lo ha visto entrare anche in polizia per un certo periodo – è arrivato nelle televisioni di tutti gli italiani come giornalista e telecronista Sky, passando anche per la radio che gli ha fatto da scuola. Un amore, quello per lo sport, che ritorna anche dopo i lunghi weekend e i back-to-back. Scarpini in mano, e tre due uno, al fischio il via di una partita a calcetto con gli amici.
Vive, ama, racconta lo sport in maniera semplice, passionale e dinamica ma soprattutto è un mentore per i giovani che si stanno addentrando in uno sport difficile, un po’ come lui fece con lo sci. La Formula 1 è tecnica, la Formula 1 è storia, la Formula 1 è competizione, valori, rischi e passione. Si deve giocare un po’ a fare gli equilibristi per cercare di non tralasciare nessuno di questi aspetti.
La voce della Formula 1 in Italia è Carlo Vanzini che da appassionato – da piccolo era tifoso di Nelson Piquet – si è ritrovato nella condizione di poter vivere a 360° una delle sue più grandi passioni. Diventare il principale personaggio di riferimento nella F1 in Italia, nonché team leader del gruppo F1 in Sky, non può che portare un grande senso di responsabilità ma anche tirare fuori emozioni che ha sempre trasferito nel suo particolare stile. Oggi abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con lui.
Carlo, il week-end di Monza è sempre qualcosa di speciale per gli appassionati e, soprattutto, per noi italiani.
Tu hai potuto viverlo in prima persona e respirare l’atmosfera del circuito. Come è stato tornare a vedere tutta quella gente tornare a tifare dopo la pandemia?
“Quest’anno è stato tutto molto bello! La scorsa edizione la ritengo di gran lunga la peggior Monza di sempre, con quella riapertura a metà che non era né carne né pesce. Stavolta invece si è tornati a pieno regime, con oltre trecentomila spettatori in tutto il week-end di gara, ovvero centomila spettatori in più rispetto al 2019.
Anche in paddock c’era molto coinvolgimento, con tante persone in più e un’atmosfera davvero incredibile.
Per questi motivi mi spiace leggere che ci siano stati problemi dal punto di vista logistico, a me nessuno ne ha parlato. Credo che molti parlino di disagi senza aver vissuto in prima persona l’evento e magari scrivono articoli per sentito dire. È un peccato.
Certo è che, come ha detto lo stesso Domenicali, qualcosa da migliorare c’è, e che se Monza vuole rimanere in calendario, deve mantenere il livello degli altri eventi.”
Cosa deve cambiare invece la FIA per non incappare in altre sviste come quella di domenica, che ci ha ricordato il finale polemico di Abu Dhabi 2021?
“Credo che i due episodi siano simili per certi aspetti, ma non identici.
Ad Abu Dhabi ci si giocava il mondiale e quella decisione aveva un peso nettamente differente.
Stavolta l’errore si è rivelato soprattutto una mancanza di rispetto verso le centotrentamila persone che assistevano alla gara.
Domenica, la FIA, ha praticamente sancito l’ottavo titolo di Lewis Hamilton.
L’indiscrezione che ho avuto è che i commissari abbiano chiesto bandiera rossa, ma che la Federazione abbia deciso di attuare le procedure corrispondenti a quel tipo di incidente dal punto di vista regolamentare, ritenendole opportune poiché la vettura di Ricciardo non provocava impedimenti in pista.
Avrebbe anche senso, se non fosse per due semplici considerazioni corrispondenti al caso specifico.
In primo luogo la sicurezza. Con la McLaren e il muletto in un punto delicato della pista, bastava davvero che un inesperto De Vries non fosse abbastanza attento, per finire in collisione con il mezzo di soccorso.
In secondo luogo, il tempo delle operazioni di rimozione. Non puoi impiegare otto giri per tirar su una macchina che solitamente si rimuove in due.
Tutto ciò è causato probabilmente da un’inadeguatezza del regolamento rispetto ai tempi con cui la Formula 1 moderna si evolve. La FIA purtroppo arbitra ancora come se fossimo nel 2010.”
La stagione 2022
A sei gare dalla fine possiamo tirare un bilancio sul regolamento 2022. Cosa ti ha convinto e cosa no?
“Sono rimasto molto sorpreso dalle vetture. Dopo la presentazione del modello FIA, ci aspettavamo tutte auto molto simili tra di loro. Invece gli ingegneri sono stati bravi a diversificare tanto e trovare soluzioni diverse.
Anche dal punto di vista dell’estetica piacciono molto.
Certo è che ai fini dello spettacolo possiamo dire che è ancora presto. Lo scorso anno avevamo il binomio Red Bull – Mercedes, quest’anno abbiamo Red Bull – Ferrari.
Mi aspetto che pian piano sulle vetture vengano adottate soluzioni comuni e che quindi finiranno con l’assomigliarsi un po’ di più. Sarebbe bello che tutte trovassero la giusta performance, per vedere magari qualifiche con venti auto in un secondo.
Ciò che ancora non mi convince è la gestione e trasparenza inerente al budget cap.
Troppa confusione e poca chiarezza, bisogna stabilirne meglio il funzionamento e le regole“.
Quale pilota ti ha sorpreso di più in questa stagione?
“Sicuramente, facendo riferimento a domenica, non De Vries.
Tra gli addetti ai lavori si sapeva che fosse un pilota forte e non ci h sorpresi. È stato anche fortunato a ritrovarsi sulla Williams nel week-end giusto, ma molto bravo a sfruttare l’occasione.
Chi mi ha incredibilmente impressionato, invece, è Max Verstappen.
Sembra che la vittoria del titolo 2021 gli abbia scrollato un peso di dosso, probabilmente legato alle aspettative del padre. Ora guida con maturità e serenità. E cambiato nel rapporto col proprio team, i propri avversari e anche i tifosi. Sembra essere cresciuto cinque anni in uno.“
Carlo Vanzini a 360°
Parliamo un attimo di te! La tua voce ha appassionato e sta appassionando un’intera generazioni di amanti di questo sport. Nella carica che solitamente trasmetti, quanto c’è del Vanzini atleta che conosce bene l’adrenalina da competizione?
“C’è soprattutto quello! Vivere il racconto della gara è davvero come vivere la gara stessa. Non mento quanto dico che mi emoziono anche per un sorpasso nelle retrovie, poiché per me non c’è differenza. Questo è uno sport rischioso, dove i piloti sono atleti pronti a dare più del 100% in pista.
Lo spettacolo, il rischio e l’adrenalina di un sorpasso per la diciottesima posizione, sono allo stesso livello di un sorpasso per la prima. Conoscere certe dinamiche da competizione, mi aiuta sicuramente a trasmettere tutto ciò che racconto. E per me riuscire a far arrivare le emozioni e la passione al pubblico, è fondamentale. Per questo resto molto amareggiato quando leggo offese verso ciò che faccio. Finché si tratta di critiche le accetto e, anzi, talvolta sono utili alla crescita e al confronto. Ma le offese gratuite sono davvero irrispettose verso chi cerca di trasmettere giorno per giorno la passione per questo sport.
Passione presente in tutto il nostro team, che ci tengo a citare.
Da Federica, a Davide, al buon Matteo Bobbi, passando per Mara, Roberto e gli altri fino ad arrivare a Gené.
Marc è l’esempio calzante di questa forte passione. Quando lo troviamo a bordo pista, o a commentare episodi particolarmente spettacolari, lo si può osservare con gli occhi lucidi e colmo di gioia. Trasuda realmente passione!”
Com’è invece il tu rapporto con i social, personale e lavorativo?
“Grazie ai miei figli scopro i social passo dopo passo e devo dire che ne faccio uso perché sono uno strumento importante. Purtroppo c’è anche il risvolto della medaglia con tanta gente che li utilizza per offendere e in maniera poco costruttiva. In generale io cerco di essere sempre disponibile e di leggere e rispondere tutti anche fino alle 2 di notte. Ci sono periodi però in cui ho bisogno di staccare da quel mondo.
Dal punto di vista lavorativo svolgono un ruolo fondamentale.
Basta pensare che un tempo era necessario appena un articoletto a fine sessione per aggiornare le persone.
Oggi ci sono, griglie da aggiornare, flash news, e tante notizie che grazie ai social puoi dare velocemente a tutti, su diverse piattaforme. Si è in costante aggiornamento e non si stacca mai!“
La Formula 1 sta avendo un’importante crescita in questi anni, e molto lo deve anche a Verstappen e Leclerc, che smuovono letteralmente la massa. È, secondo te Carlo, una questione generazionale, o questi due ragazzi hanno qualcosa di speciale?
“Sono due piloti emozionanti, non c’è dubbio.
Hanno qualcosa di diverso e lo si percepisce indubbiamente. Il modo di correre, le loro gesta in pista, il modo con cui si relazionano fuori, fanno tanto. Non è un caso che li paragoniamo a grandi del passato. Leclerc spesso viene ricordato come Villeuve per il suo coraggio, ma a me piace per esempio fare un paragone con Alesi. Un pilota che dava il massimo per il team, sempre. I tifosi si innamorano dei piloti che danno tutto.
Pensate a Verstappen che va sempre al limite ed ai duelli con Hamilton, oppure pensate al cuore di Leclerc a Monaco quando prova sorpassi impossibili.
Hanno qualcosa di speciale, come i grandi del passato.”
Le previsioni sul FantaF1
Per loro il discorso mondiale è quasi chiuso, ma non per chi gioca al Fanta F1.
Chi consiglieresti per la gara di Singpore?
“Come pilota di prima fascia senza dubbio Leclerc. Tenterà il riscatto ed è pronto a giocarsi posizioni importanti in un circuito che potrebbe essergli favorevole.
Scommetterei in un pilota di mezzo come Magnussen, ce ha i colpi per tornare a incidere proprio in questo week-end.
Mentre per la lotta all’ultimo posto, direi quasi in maniera scontata Latifi, ma occhio a Schumacher che non mi ispira particolare fiducia”.
Proviamo anche a fare un pronostico sul Miglior Pilota Sky, tanto importante per i nostri Fantamanager?
“Mi prendo il rischio… Leclerc!”