Ci sono momenti, nella Formula 1, in cui il peso della corona diventa insostenibile. Oscar Piastri sta vivendo uno di questi momenti, e il titolo mondiale 2025 che sembrava indirizzato rischia di sfuggire di mano in modo clamoroso.
Riavvolgiamo il nastro: Zandvoort, quattro gare fa. Un problema al motore ferma Lando Norris, Piastri vince e si porta a +34 punti sul compagno di squadra, con un margine addirittura di 104 lunghezze su Max Verstappen.
Il titolo sembra una formalità, l’australiano appare inscalfibile. Oggi, alla vigilia del Gran Premio del Messico, quel vantaggio si è ridotto a 14 punti su Norris e 40 su Verstappen.
Una débâcle sportiva che merita un’analisi approfondita.
La metamorfosi dei ruoli
Per mesi abbiamo assistito a una dinamica consolidata: Oscar Piastri freddo, imperturbabile, quasi glaciale nella sua efficienza; Norris emotivo, preda delle proprie ansie e paranoie. A cinque gare dal termine, i ruoli si sono clamorosamente invertiti. Il britannico procede spedito verso l’obiettivo, mentre l’australiano sembra brancolare nel buio, inseguendo una velocità che non trova più.
L’ansia è una nemica subdola, e l’idea di perdere il primo titolo mondiale genera mostri. Ne sono testimonianza gli ultimi weekend: gli errori a Baku, le lamentele via radio a Monza e Singapore, la manovra disperata nella Sprint di Austin.
Quest’ultima, in particolare, racconta più di mille analisi tecniche: non era una mossa dettata dalla voglia di vincere, ma dal bisogno di ristabilire gerarchie interne che evidentemente non gli sono più chiare.
Il peso della corona per Oscar Piastri
Il passaggio dello status di favorito è stato il punto di svolta. Quando Norris era avanti, Piastri correva libero, senza pressioni. Ora che l’etichetta è sua, il ventitreenne australiano scopre che guidare con il mirino puntato addosso è un’altra cosa. E i numeri lo certificano brutalmente: dopo una striscia di otto podi consecutivi, cinque dei quali vittorie, la crisi è arrivata improvvisa e devastante.
Baku ha rappresentato il punto più basso: ritirato in qualifica e fuori gara senza completare un giro, dopo aver trionfato sullo stesso circuito l’anno precedente. “Un errore sciocco e semplice“, ha ammesso con insolita vulnerabilità. A Singapore e Austin, invece, è semplicemente mancata la velocità, quella stessa velocità che aveva dominato i primi due terzi di stagione.
Le crepe dentro McLaren
Ma c’è dell’altro. Le dinamiche interne al team non sembrano più così cristalline. L’episodio di Monza, con Oscar Piastri costretto a fare da lepre nelle qualifiche per Norris, ha lasciato strascichi. Il pit stop lento che ha permesso all’australiano di passare il compagno ha generato un commento al vetriolo: “Abbiamo detto che un pit stop lento fa parte della corsa, non capisco cosa sia cambiato“.
Singapore ha alzato ulteriormente la temperatura: la manovra aggressiva di Norris che quasi spedisce Piastri a muro, il quarto posto mentre il compagno festeggia sul podio, lo sfogo via radio (“Non è giusto, mi dispiace, non è giusto“). E poi le voci di “ripercussioni” per Norris, mai smentite né confermate, ma sufficienti a creare un’atmosfera di tensione palpabile.

Andrea Stella, team principal McLaren, dopo l’incidente nella Sprint Race ad Austin ha usato parole pesanti: “Piastri deve imparare a guidare in ogni condizione“.
Una frase che suona come un aut aut, tanto più significativa considerando che arriva dopo un weekend in cui l’incidente con Hulkenberg ha mandato entrambi al ritiro.
Il fattore tecnico
Non tutto è mentale, naturalmente. Jenson Button, che di pressione mondiale se ne intende, ha colto un aspetto cruciale: “Potresti andare in una direzione leggermente sbagliata con il setup ed è difficile trovare la via d’uscita“. La modifica alle sospensioni anteriori introdotta al Gran Premio del Canada ha trasformato Norris, mentre Piastri sembra non aver trovato la stessa chiave di lettura.
Lo stesso australiano, dopo il quinto posto ad Austin, ha ammesso candidamente: “Non ho idee brillanti su dove trovare tempo con la macchina“. Per uno che aveva dominato con apparente facilità fino a poco prima, è una confessione allarmante.
Il verdetto del Messico
Ora il circus si sposta a Città del Messico, e per Piastri è l’ultima chiamata prima che la situazione diventi irrecuperabile. Verstappen è risalito a -40, la Red Bull ha ritrovato competitività, e soprattutto Norris ha acquisito quella mentalità da killer che fino a poche gare fa gli mancava.
Il campionato 2025 si deciderà nei dettagli, negli errori che non puoi permetterti, nella capacità di gestire la pressione quando tutto il mondo ti guarda. Piastri, che avrebbe dovuto diventare il primo campione del mondo australiano dopo Alan Jones nel 1980, si trova a un bivio: o ritrova quella freddezza che lo ha portato in testa, o vedrà sfumare il sogno di una vita.
Il paradosso crudele della Formula 1 è che spesso non vince il più veloce, ma chi sa gestire meglio il peso della corona. E in questo momento, quella corona pesa come un macigno sulle spalle del giovane di Melbourne.
A cinque gare dalla fine, ogni punto conta. Ma ancora di più conta la testa. E quella, oggi, sembra essere il vero problema di Oscar Piastri.
Meglio non schierarlo al Fanta F1, che dite?


