Se ad un bambino viene chiesto qual è l’auto dei suoi sogni potresti ricevere tante risposte diverse: una Lamborghini o una Porsche o un’altra vettura di grandi aziende automobilistiche. Ma tra queste, non potrà mai mancare quella che come colore primario ha il Rosso, seguito dal Giallo Modena. Ovviamente, stiamo parlando della Ferrari. Ma oggi, siamo qui per conoscere meglio il suo fondatore, un uomo strano ma che, con tutti gli sforzi di una vita, è riuscita a creare un simbolo mondiale. Andiamo quindi a scoprire 5 curiosità sulla vita di Enzo Ferrari.
Scuderia Ferrari: orgoglio o vendetta personale?
Molte volte ci si chiede: come ha fatto un qualsiasi operaio/pilota dell’Alfa Romeo a fondare la sua personale Scuderia? Il “Vecchio” non era però una persona qualunque. Dopo aver fatto domanda di lavoro alla FIAT ed essere stato rifiuto, il sentimento di vendetta e di rivalsa verso la casa torinese è aumentato ogni giorno di più. Così, grazie anche ad i fondi dell’Alfa ed i ricavi di alcune vittorie in gare minori, venne nominato capo del Reparto Corse del Biscione. Ma venne declassato anche lì e, nel momento del crollo economico dell’azienda che lo aveva cresciuto, ne “ereditò” vetture ed ingegneri andando a creare così l’ora conosciuta Scuderia Ferrari.
Il cerchio si chiuderà a metà degli anni ’50. La FIAT insieme alla Lancia possedevano le migliori auto da corsa dell’epoca e, grazie a vari accordi con gli Agnelli, Enzo poté mettere le mani su sei splendide monoposto P3. Ma, come in generale nella sua vita, Ferrari non apprezzerà il gesto come se fosse dovuto. Infatti, nonostante ne conoscesse il grande valore tecnologico, davanti ai colleghi le chiamerà porcherie.

Tanto lavoro e dedizione, ma con una routine fissa e precisa
Sin da quando diventò il vero e proprio capo del reparto corse della Scuderia (ancora però legata all’Alfa Romeo), il “Commendatore” manteneva una routine ben precisa. E rimase quella, con un solo piccolo cambiamento dopo la morte del figlio Dino. Dopo aver fatto colazione, una passeggiata dal barbiere e subito dopo alla tomba del compianto. Poi, direzione officina per controllare meticolosamente il lavoro dei meccanici. Addirittura, non voleva si fumasse all’interno.
Perciò, nel momento in cui si percepiva il suo arrivo, tutti nascondevano le sigarette nelle cassette degli attrezzi. Infine, Enzo si chiudeva nel suo ufficio dove tenne tutti i colloqui delle figure passate all’interno del team. Questo era diventato un vero e proprio santuario, con immagini del figlio scomparso per onorarne la memoria.
Aerodinamica? Mai, solo pura potenza
Un’altra curiosità sulla vita di Enzo Ferrari è il suo ripudio per l’aerodinamica. Una delle sue celebri frasi dice: “L’aerodinamica è per quelli che non sanno costruire motori”. E lui rimarrà di questa idea, anche quando negli anni ’60 dall’Inghilterra e dalla Germania le case automobilistiche si concentreranno su altro. Se il proprietario modenese spingeva per avere le auto più potenti del circus, nel resto dell’Europa si analizzavano parti della vettura mai prese in considerazione.
Se volessimo rimanere più nel presente, si parlava già di effetto suolo e grip aerodinamico. Tante parti cominciavano ad essere in completo carbonio e veniva valutato ogni singolo componente della monoposto. Addirittura, Enzo si rifiuterà di ampliare la galleria del vento, che poteva essere definita un “giocattolo” se confrontata con quella della Lotus.

Il miglior carburante? La rivalità
Tante volte dalla creazione della Scuderia, Ferrari si è trovato ad avere “due polli in un pollaio”. Se per molti questa situazione potrebbe sembrare un problema, per lui era la normalità. In molte occasioni, era proprio lui ad alimentare la rivalità tra le due figure per spronarli a fare meglio. Come successe a metà anni ’30, quando il giovanissimo Guy Moll ed un più esperto Achille Varzi si facevano “la guerra” in pista e fuori. O come quando, agli inizi degli anni ’80, la disputa tra Mauro Forghieri ed Harvey Postlethwaite porterà all’uscita definitiva dell’italiano dopo una vita al servizio del Commendatore.
L’amore per Nuvolari e la disperata ricerca del suo erede
Come abbiamo già detto, non è una curiosità nuova il fatto che Enzo Ferrari nascondesse molto bene i suoi sentimenti. Poche volte venne visto scosso in pubblico o in una forma diversa dalla sua pacatezza. Alcune morti, ad esempio, come quella del figlio Dino o di Alberto Ascari lo segnarono profondamente. Ma c’è un qualcosa, o un qualcuno, che il fondatore del Team di Maranello ha sempre cercato disperatamente: il nuovo Tazio Nuvolari. Per il Vecchio, il prototipo di pilota perfetto era questo ex-motociclista passato al mondo delle quattro ruote.
Guidava in maniera spericolata, chiedendo tutto alla macchina, anche ciò che non poteva dargli ma che lui riusciva a tirare fuori. Nessuno durante la vita di Enzo è riuscito ad avere un posto così riservato nel suo cuore. Molto ci sono andati vicini, ricordandogli a volte il compianto tricolore. Tra questi, proprio Guy Moll, ma anche Juan Manuel Fangio (campione del Mondo con la Ferrari) e Gilles Villeneuve, anche lui tragicamente scomparso.
