Quattro doppiette nelle ultime quattro gare. Bastano i dati per capire che ormai questo campionato è monocolore: color Papaya ovviamente. Ma se torniamo con la mente ad un po’ di tempo fa ci ricorderemo sicuramente una McLaren che era una nobile decaduta, più che un dominio. Un team che aveva fatto la storia della Formula 1 ma che ormai sembrava ridotto a pezzi. Però è poi è proprio rimettendoli insieme che ha costruito la sua solidità. Perciò la domanda che ci poniamo è: “Come ha fatto il team di Woking a rinascere dalle sue ceneri?”
L’inizio della fine: McLaren sta colando a picco
Il crollo della McLaren è iniziato nel 2013 quando gli ingegneri di Woking decisero di passare al sistema di sospensioni pull rod (già utilizzato da Ferrari). Risultato: stagione disastrosa senza neanche un podio nonostante le aspettative fossero quelle di giocarsi il campionato. Così il 2013 fu l’inizio della fine. Infatti Ron Dennis decise di accantonare questo progetto puntando sul non essere più un team cliente (di Mercedes). Puntò, quindi, ad avere una propria Power Unit in collaborazione con Honda a partire dal 2015: la Size Zero. Un motore talmente compatto che avrebbe permesso agli ingegneri di creare un’aerodinamica capace di devastare la concorrenza. Peccato che in realtà quest’ultimo sarà un flop a causa della sua scarsa affidabilità e della sua poca potenza. Un disastro che andrà avanti per 3 stagioni.

Aria di cambiamenti e rinascita McLaren
Il 2016: l’anno in cui inizia la svolta. Con l’arrivo di Zak Brown il team Papaya, oltre a tornare realmente di questo colore, ottiene molti sponsor e torna ad essere team cliente, questa volta di Renault. Tuttavia i miglioramenti non arrivano subito perché la McLaren deve riprendere tutti i suoi cocci e rimetterli insieme da zero. Questo si traduce in necessità di cambiamento: Zak Brown si occuperà della parte degli sponsor e della finanza mentre affiderà ad Andrea Seidl la gestione della squadra in qualità di team principal. Da qua iniziano una serie di novità radicali: una nuova organizzazione interna con poche persone che guidano i diversi dipartimenti, nuovi macchinari e il ritorno ai motori Mercedes. Tutto ciò funziona e nel 2021 a Monza con Daniel Ricciardo ritorna la vittoria dopo ben 9 anni, dietro di lui Lando Norris: è doppietta McLaren!
C’è ancora un problema: l’anteriore della monoposto
“Nonostante la ripresa questa vettura non potrà mai dominare“. E’ questo ciò che sosteneva Ricciardo. Infatti c’è ancora un problema che persiste e che non permette ai piloti di sfruttare al massimo le potenzialità della monoposto: ossia l’anteriore che funzione male. Questo costringe i piloti a dover frenare moltissimo per entrare in curva per non perdere carico all’anteriore.
La conclusione della rinascita arriva con un nuovo team pincipal, Andrea Stella. L’ingegnere riorganizza la squadra mettendo 3 direttori tecnici: uno a capo di ogni settore di sviluppo. Metodo innovativo per un team di F1 ma che alla fine si è rivelato vincente. Infatti il 2023 inizia malino. Tuttavia dopo il pacchetto di aggiornamenti dell’Austria la McLaren migliora, non certo con un dominio, ma con un 2024 che vede Norris lottare fino alla fine per il campionato piloti e una vittoria nei costruttori, che non arrivava da ben 26 anni. E ora siamo nel 2025: un anno in cui la monoposto Papaya è indubbiamente dominante e il mondiale sembra già scritto. L’unico dubbio: sarà Lando o sarà Oscar ad essere incoronato come il migliore di tutti?

MCL39: un mostro di macchina
Per concludere è bene analizzare quali sono i punti di forza della monoposto McLaren del 2025. Infatti quest’ultima si distingue per un’eccellente efficienza del pacchetto tecnico, unita ad un ottimo bilanciamento, che le permette di estrarre prestazioni elevate. A tal proposito il punto chiave della supremazia di questa vettura è la sua versatilità: infatti la MCL39 è capace di adattarsi ad ogni situazione e circuito. Questo per due motivi principalmente: il primo è che riesce a portare tanto carico aerodinamico senza perdere bilanciamento e ciò le permette di essere competitiva in diverse configurazioni di altezza da terra e il secondo riguarda la capacità di mantenere sempre le gomme nella giusta finestra di temperatura senza surriscaldarle.
Quindi un applauso è da fare a tutto il team che è stato capace di riportare la McLaren tra i top: da ultima a prima. Ma anche ai piloti che stanno portando questo progetto a vincere concretamente in varie situazioni e su diversi circuiti. Tuttavia una domanda, a cui attualmente non c’è una risposta, ci sorge spontanea: com’è possibile che la McLaren sia riuscita ad annientare così la concorrenza alla fine di un ciclo tecnico? E soprattutto quanto durerà ancora questo dominio?
